MUGHINI MOGGISSIMO - "DARIA BIGNARDI NON SA INTERVISTARE, PER FARLO BENE È NECESSARIO ESSERE PREPARATI. E LEI NON LO È" - LIBRO PRO-MOGGI IN ARRIVO - LUCIANONE: "MI HA DATO DEL PADRINO. POTEVO CONTROBATTERE, DARLE DELLA MATRIGNA."
1 - MUGHINI: LA BIGNARDI NON SA INTERVISTARE.
Claudio Plazzotta per "Italia Oggi"
Le interviste incalzanti non esistono. Esistono domande intelligenti in attesa, paziente, di risposte complete. Sempre più difficile, in un mondo dove la stampa diventa «bolscevica, con una linea editoriale che le testate sposano dalla prima all'ultima riga, acriticamente». Perciò Giampiero Mughini promuove a pieni voti l'editoriale del 6 novembre con cui Vittorio Feltri, direttore di Libero, ha severamente criticato l'intervista di Daria Bignardi a Luciano Moggi, andata in onda venerdì 2 novembre su La7 alle Invasioni barbariche. In un dibattito, sul tema, che ItaliaOggi intende proseguire pure nei prossimi giorni.
Lei scrive per Libero. Perché concorda con le tesi di Feltri circa la Bignardi scortese con Moggi?
Voglio querelare Feltri per avere copiato il mio pensiero, virgole comprese, dalla mia testa. Mai vista una cosa del genere in televisione.
Cioè?
La Bignardi non sapeva neppure di cosa stesse parlando, ha trattato malissimo Moggi, lo ha salutato, alla fine, con disprezzo. Insomma, non ci sono parole per descrivere quell'episodio. Certo, la Bignardi sarà esperta di altre cose. Comunque, è pazzesco.
Ma Moggi non sbaglia ponendosi sempre come un sant'uomo, una specie di verginella che non ha fatto nulla?
Nel calcio non ci sono verginelle, lo ha detto anche Moggi. Lui non è uno stinco di santo. Ma se gli altri usano la mitragliatrice, Moggi imbraccia il bazooka. La Bignardi ha voluto contestare un uomo solo perché ha aiutato un amico ad avere prima la Maserati. Le sembra uno scandalo?
Beh, l'amico era Pairetto, all'epoca designatore degli arbitri. Non si dovrebbe. Poi lei è sicuramente di parte, juventino, e al lavoro per un libro su Moggi.
Non su Moggi, ma su quello che è successo alla Juventus, su un episodio di storia civile. Pubblico per Mondadori, sarà in libreria fra tre mesi.
La Bignardi con Moggi un po' come la Annunziata con Berlusconi?
No, la Annunziata sa sempre di cosa parla.
Ma non è giusto che un giornalista faccia un'intervista incalzante? O, meglio, una intervista barbarica?
È pura utopia che una intervista sia fatta per mettere nell'angolo l'intervistato. Da che mondo e mondo l'intervistato ha l'ultima parola. Quindi non esiste il problema dell'incalzare. Il problema è che la Bignardi non sapeva assolutamente di cosa stesse parlando. Sapeva solo che Moggi non fa parte del salotto radical chic. Lei è come Fazio.
Cosa c'entra Fabio Fazio?
Fazio, quando arriva nella sua trasmissione uno della sua parrocchia, è come se vedesse la Madonna di Lourdes. Quando ha visto Rossana Rossanda ha avuto la stessa reazione che avrei io quando vedo Kate Moss.
Un modello di intervistatore?
Enzo Biagi non avrebbe mai fatto interviste incalzanti. Lui, semplicemente, faceva parlare l'intervistato, chiunque esso fosse. Era un tipo sereno. Pazzesco che gli abbiano dato del comunista.
Claudio Sabelli Fioretti le piace?
È bravissimo. Mi ha fatto delle porcate incredibili, ma è veramente bravo.
Giuliano Ferrara?
Uno al di sopra della media, un Maradona.
Maurizio Belpietro?
Gioca bene sulla sua antipatia.
Lei e Feltri avete immolato la Bignardi. Però Moggi non è mai stato abituato a un contraddittorio, vero?
Quando Moggi era Moggi, la platea di giornalisti si metteva a mo' di zerbino, è vero. Ora, però, dopo quanto è successo, fa bene a difendersi. Lo hanno dipinto come un mostro, Donato Bilancia, al suo confronto, fa ridere. Ecco, l'intervista di Bonolis a Donato Bilancia è una cosa che non si doveva fare. Non intervisti uno che ha squartato della gente, e lo mandi in onda la domenica pomeriggio.
Insomma, ne ha per tutti. Qualcosa sui giornali?
Sono diventati tutti bolscevichi. Nel senso che sposano una linea e la mantengono dalla prima all'ultima pagina. I più bolscevichi sono la Repubblica, Il Giornale e l'Unità.
2 - MOGGI: NON MI FACEVA RISPONDERE.
Da "Italia Oggi"
Ma lei è stato scortese? Perché alla fine dell'intervista è sembrato anche scusarsi con la Bignardi.
Ma no, potevo essere molto più maleducato, rispondere come ha fatto Feltri su Libero, entrando nei dettagli. E d'altronde è la Bignardi che ha introdotto l'argomento, che è entrata nella pipì (la conduttrice gli aveva chiesto come facesse a trovare il tempo per la pipì tra 400 telefonate al giorno, ndr). Io mi sono limitato a fare una battuta.
Lei, però, non è abituato a essere incalzato nelle interviste.
La Bignardi mi ha dato del padrino. Potevo controbattere, darle della matrigna. Non l'ho fatto, mi sono trattenuto. Ci vuole pazienza nella vita.
Feltri dice che quando uno fa una domanda, deve attendere la risposta. Che ne pensa?
Che la Bignardi non capisce nulla di calcio e non mi faceva rispondere.
Però lei non ammette mai nessun errore, si dipinge quasi come un santo
Io ho una massima: gli intelligenti possono fare gli imbecilli. Non succede mai il contrario. La Bignardi mi ha parlato di raccomandazioni mie verso Pairetto, di favori. Ma quanti favori ha fatto lei? Quante raccomandazioni ha avuto? Io lo so, ma me ne sto zitto.
Avendo frequentato un po' l'ambiente dei giornalisti sportivi, devo tuttavia dire che lei, quando era direttore generale della Juventus, era trattato con i guanti. Una squadra di penne azzerbinate, nessuno a contraddirla.
Io sono un ingenuotto, il furbo avrebbe agito in altra maniera. Io, in buona fede, ho gestito rapporti buoni con tutti, e sono contento così.
Ora, però, nelle interviste, sta un po' sulla difensiva. Prima non era così.
Non devo più difendermi da nulla. Mi difendono i fatti. L'anno scorso dovevo difendermi, ora non ne ho bisogno. L'Inter è citata tra le società che spiavano, quindi.
È vero che sta lavorando con Flavio Briatore per il Queen's Park Rangers?
Lo escludo in maniera categorica.
Come va il suo libro Un calcio nel cuore?
Alla grande, è quinto in classifica.
Ora fa il giornalista per Libero. Da questo osservatorio un po' più distaccato, come vede le vicende?
Mi diverto un sacco a fare il giornalista. È facile, si critica tutto e basta. E se poi sbagli, chiedi scusa e tutto passa. Ma io cerco di non sbagliare, neanche qui.
Dagospia 08 Novembre 2007
Claudio Plazzotta per "Italia Oggi"
Le interviste incalzanti non esistono. Esistono domande intelligenti in attesa, paziente, di risposte complete. Sempre più difficile, in un mondo dove la stampa diventa «bolscevica, con una linea editoriale che le testate sposano dalla prima all'ultima riga, acriticamente». Perciò Giampiero Mughini promuove a pieni voti l'editoriale del 6 novembre con cui Vittorio Feltri, direttore di Libero, ha severamente criticato l'intervista di Daria Bignardi a Luciano Moggi, andata in onda venerdì 2 novembre su La7 alle Invasioni barbariche. In un dibattito, sul tema, che ItaliaOggi intende proseguire pure nei prossimi giorni.
Lei scrive per Libero. Perché concorda con le tesi di Feltri circa la Bignardi scortese con Moggi?
Voglio querelare Feltri per avere copiato il mio pensiero, virgole comprese, dalla mia testa. Mai vista una cosa del genere in televisione.
Cioè?
La Bignardi non sapeva neppure di cosa stesse parlando, ha trattato malissimo Moggi, lo ha salutato, alla fine, con disprezzo. Insomma, non ci sono parole per descrivere quell'episodio. Certo, la Bignardi sarà esperta di altre cose. Comunque, è pazzesco.
Ma Moggi non sbaglia ponendosi sempre come un sant'uomo, una specie di verginella che non ha fatto nulla?
Nel calcio non ci sono verginelle, lo ha detto anche Moggi. Lui non è uno stinco di santo. Ma se gli altri usano la mitragliatrice, Moggi imbraccia il bazooka. La Bignardi ha voluto contestare un uomo solo perché ha aiutato un amico ad avere prima la Maserati. Le sembra uno scandalo?
Beh, l'amico era Pairetto, all'epoca designatore degli arbitri. Non si dovrebbe. Poi lei è sicuramente di parte, juventino, e al lavoro per un libro su Moggi.
Non su Moggi, ma su quello che è successo alla Juventus, su un episodio di storia civile. Pubblico per Mondadori, sarà in libreria fra tre mesi.
La Bignardi con Moggi un po' come la Annunziata con Berlusconi?
No, la Annunziata sa sempre di cosa parla.
Ma non è giusto che un giornalista faccia un'intervista incalzante? O, meglio, una intervista barbarica?
È pura utopia che una intervista sia fatta per mettere nell'angolo l'intervistato. Da che mondo e mondo l'intervistato ha l'ultima parola. Quindi non esiste il problema dell'incalzare. Il problema è che la Bignardi non sapeva assolutamente di cosa stesse parlando. Sapeva solo che Moggi non fa parte del salotto radical chic. Lei è come Fazio.
Cosa c'entra Fabio Fazio?
Fazio, quando arriva nella sua trasmissione uno della sua parrocchia, è come se vedesse la Madonna di Lourdes. Quando ha visto Rossana Rossanda ha avuto la stessa reazione che avrei io quando vedo Kate Moss.
Un modello di intervistatore?
Enzo Biagi non avrebbe mai fatto interviste incalzanti. Lui, semplicemente, faceva parlare l'intervistato, chiunque esso fosse. Era un tipo sereno. Pazzesco che gli abbiano dato del comunista.
Claudio Sabelli Fioretti le piace?
È bravissimo. Mi ha fatto delle porcate incredibili, ma è veramente bravo.
Giuliano Ferrara?
Uno al di sopra della media, un Maradona.
Maurizio Belpietro?
Gioca bene sulla sua antipatia.
Lei e Feltri avete immolato la Bignardi. Però Moggi non è mai stato abituato a un contraddittorio, vero?
Quando Moggi era Moggi, la platea di giornalisti si metteva a mo' di zerbino, è vero. Ora, però, dopo quanto è successo, fa bene a difendersi. Lo hanno dipinto come un mostro, Donato Bilancia, al suo confronto, fa ridere. Ecco, l'intervista di Bonolis a Donato Bilancia è una cosa che non si doveva fare. Non intervisti uno che ha squartato della gente, e lo mandi in onda la domenica pomeriggio.
Insomma, ne ha per tutti. Qualcosa sui giornali?
Sono diventati tutti bolscevichi. Nel senso che sposano una linea e la mantengono dalla prima all'ultima pagina. I più bolscevichi sono la Repubblica, Il Giornale e l'Unità.
2 - MOGGI: NON MI FACEVA RISPONDERE.
Da "Italia Oggi"
Ma lei è stato scortese? Perché alla fine dell'intervista è sembrato anche scusarsi con la Bignardi.
Ma no, potevo essere molto più maleducato, rispondere come ha fatto Feltri su Libero, entrando nei dettagli. E d'altronde è la Bignardi che ha introdotto l'argomento, che è entrata nella pipì (la conduttrice gli aveva chiesto come facesse a trovare il tempo per la pipì tra 400 telefonate al giorno, ndr). Io mi sono limitato a fare una battuta.
Lei, però, non è abituato a essere incalzato nelle interviste.
La Bignardi mi ha dato del padrino. Potevo controbattere, darle della matrigna. Non l'ho fatto, mi sono trattenuto. Ci vuole pazienza nella vita.
Feltri dice che quando uno fa una domanda, deve attendere la risposta. Che ne pensa?
Che la Bignardi non capisce nulla di calcio e non mi faceva rispondere.
Però lei non ammette mai nessun errore, si dipinge quasi come un santo
Io ho una massima: gli intelligenti possono fare gli imbecilli. Non succede mai il contrario. La Bignardi mi ha parlato di raccomandazioni mie verso Pairetto, di favori. Ma quanti favori ha fatto lei? Quante raccomandazioni ha avuto? Io lo so, ma me ne sto zitto.
Avendo frequentato un po' l'ambiente dei giornalisti sportivi, devo tuttavia dire che lei, quando era direttore generale della Juventus, era trattato con i guanti. Una squadra di penne azzerbinate, nessuno a contraddirla.
Io sono un ingenuotto, il furbo avrebbe agito in altra maniera. Io, in buona fede, ho gestito rapporti buoni con tutti, e sono contento così.
Ora, però, nelle interviste, sta un po' sulla difensiva. Prima non era così.
Non devo più difendermi da nulla. Mi difendono i fatti. L'anno scorso dovevo difendermi, ora non ne ho bisogno. L'Inter è citata tra le società che spiavano, quindi.
È vero che sta lavorando con Flavio Briatore per il Queen's Park Rangers?
Lo escludo in maniera categorica.
Come va il suo libro Un calcio nel cuore?
Alla grande, è quinto in classifica.
Ora fa il giornalista per Libero. Da questo osservatorio un po' più distaccato, come vede le vicende?
Mi diverto un sacco a fare il giornalista. È facile, si critica tutto e basta. E se poi sbagli, chiedi scusa e tutto passa. Ma io cerco di non sbagliare, neanche qui.
Dagospia 08 Novembre 2007