1- MA QUALE “ARMONIA AL VERTICE”, “SI GLISSA SULLA TASSAZIONE DEGLI IMMOBILI” O “IL VATICANO NON OSTACOLERÀ MONTI” E VIA BLABLANDO. IN REALTÀ, DI ICI-IMU SE N’È PARLATO ECCOME A PALAZZO BORROMEO, NELLA BILATERALE TRA STATO ITALIANO E VATICANO 2- UN BAGNASCO FURIOSO AVREBBE COMMENTATO ALLE SUE PECORELLE ADORANTI: “SE LO STATO ITALIANO VUOLE CHE CI CHIUDIAMO IN SACRESTIA, ABBANDONANDO OPERE DI BENE E ASSISTENZA VERSO I PIÙ BISOGNOSI, NOI CI CHIUDIAMO IN SACRESTIA”. AMEN 3- VATICANO E CEI HANNO INCASSATO LA LINEA MONTI SOLO DINANZI ALLA FORZA BRUTA DELLA UE. LA SOLUZIONE IMPLICA UNA TACITA AMNISTIA PER LE MASSICCE EVASIONI DEL PASSATO 4- DOPO CHE MONTI E NAPOLITANO HANNO GIRATO I TACCHI VERSO L’USCITA, BERSANI E ALFANO SI SONO CHIUSI IN UNA STANZA A CONCIONARE SULLA PROSSIMA LEGGE ELETTORALE 5- CANCELLIERI, PASSERA E RICCARDI: LA TRIADE CHE TENEVA BANCO. GLI ALTRI GUARDAVANO CON INVIDIA IL TERZETTO, CERCANDO DI CARPIRE I LORO DISCORSI (C'È UN COMPONENTE DI QUESTO GOVERNO CHE È BRAVISSIMO NELL'INTERPRETARE IL LABIALE)

1 - DAGOREPORT
"Armonia al vertice". "Si glissa sulla tassazione degli immobili". "Il vaticano non ostacolerà Monti" e via blablando. In realtà, di Ici-Imu se n'è parlato eccome a Palazzo Borromeo, nella bilaterale tra Stato italiano e Vaticano. Si narra di un Bagnasco furioso che avrebbe commentato a un ristretto numero di pecorelle presenti: "Se lo Stato italiano vuole che ci chiudiamo in sacrestia, abbandonando opere di bene e assistenza verso i più bisognosi, noi ci chiudiamo in sacrestia". Amen.

Ps - Dopo che Monti e Napolitano hanno girato i tacchi verso l'uscita, Bersani e Alfano si sono chiusi in una stanzetta a concianare sulla legge elettorale prossima ventira.

2- INDISCREZIONARIO
Puccio d'Aniello per Italia Oggi - Anna Maria Cancellieri, Corrado Passera e Andrea Riccardi: era questa la triade ministeriale che teneva banco ieri pomeriggio a palazzo Borromeo, al ricevimento per la celebrazione dei Patti lateranensi. Gli altri guardavano con invidia il terzetto, cercando di carpire i loro discorsi. A proposito, c'è un componente di questo governo che è bravissimo nell'interpretare il labiale.

3- ICI ALLA CHIESA E ALLE ASSOCIAZIONI ARRIVANO I PRIMI ALTOLÀ A MONTI
Caterina Perniconi per il "Fatto quotidiano"

Nulla di fatto. A Palazzo Borromeo ieri, nella bilaterale tra Stato italiano e Vaticano, non si è parlato di Ici sui beni immobili alla Chiesa. L'annuncio ufficiale dell'ambasciatore italiano presso la Santa Sede, Francesco Maria Greco, suona come un'elegia funebre per l'atteso emendamento: "Il vertice è andato bene, si è parlato di tutto. Ma non di Ici".

E nonostante la dichiarazione di volontà di Mario Monti di correggere le regole dell'esenzione dalla tassa sugli immobili usati a scopo commerciale, le due folte delegazioni che si sono fronteggiate hanno preferito non accendere la miccia di un caso pronto a deflagrare. Almeno non formalmente. Anche perché entrambi sono interessati a risolvere la vicenda: il governo italiano per riempire le casse dei Comuni - l'Anci stima un gettito fino a 600 milioni di euro - e quello Vaticano per evitare una multa ancor più salata dall'Unione europea.

Certo è che la partita si giocherà anche su un altro tavolo, quello parlamentare, dove una schiera di onorevoli bipartisan sono già pronti ad alzare le barricate: "Non faremo gli spettatori e crediamo che tutti devono stare molto attenti, a cominciare dall'esecutivo - hanno dichiarato un gruppo di deputati di Pdl, Pd e Udc, tra i quali Maurizio Lupi e Ugo Sposetti - siamo favorevoli a una norma che spazzi via le ambiguità.

Ma non si cerchi, nascondendosi dietro un principio di equità, di colpire e tassare tutte quelle realtà che, ospitate in immobili della Chiesa o no, svolgono un'attività di valore pubblico". Dalle scuole, alle onlus, alle associazioni culturali fino ai sindacati. Perché, per dirla con Francesco Rutelli, "come si fa a tassare il parcheggio a pagamento della mia parrocchia che poi con quei soldi finanzia il pranzo per i poveri?".

Solo per il leader Udc Pierferdinando Casini, "la decisione di Monti è ineccepibile". Ma l'emendamento non avrà vita facile in Parlamento. Dopo il vertice anche il presidente del Senato, Renato Schifani, ha preso una posizione netta: "Non può essere il problema dell'Ici a inquinare il rapporto tra Italia e Vaticano".

Eppure la questione va risolta perché l'Europa, che ha espresso apprezzamento per l'iniziativa di Monti, preme. Fuori da Palazzo Borromeo una manifestazione organizzata dai Radicali protestava contro i privilegi della "casta" Vaticana al grido "il Concordato va abrogato". Al passaggio di monsignor Rino Fisichella, a chi contestava il valore dei suoi gioielli, il prelato ha risposto mostrando il crocifisso: "Con questa non ti ci compri neanche un caffè, questa è bigiotteria".

4 - L'AMNISTIA E LA PARTITA DOPPIA SULL'8 PER MILLE
Marco Politi per "il Fatto quotidiano"

"Fiducia", esclama il cardinale Bertone uscendo dall'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede. "Il vostro sostegno e le vostre preghiere", sussurra Mario Monti a mons. Paglia. Il tradizionale vertice Governo-Chiesa, che si tiene ogni anno in occasione dell'anniversario dei Patti Lateranensi, avviene in un clima di relax, sorrisi e sintonia. "Non può essere il problema dell'Ici a mettere in discussione il rapporto tra Italia e Vaticano", sostiene il presidente del Senato Renato Schifani. Giura e garantisce l'ambasciatore Francesco Maria Greco: "Non si è parlato di Ici. Si è parlato di tutto ma non di Ici". Non c'è motivo di non credergli.

Vaticano e Cei, in realtà, erano a conoscenza in anticipo dell'architettura della lettera del premier Monti al vicepresidente della Commissione europea Almunia. Non conoscevano la lettera del testo, ma la "soluzione" era già stata comunicata per canali riservati e soprattutto il presidente del Consiglio si era speso durante la visita in Vaticano il 14 febbraio - parlando con il Segretario di Stato Bertone - a spiegare che il pasticcio dell'esenzione agli immobili ecclesiastici, dove si praticano attività commerciali seppure in maniera "non esclusiva", andava rapidamente cancellato per evitare una pesante multa retroattiva ai danni della Chiesa.

La morale di questa storia è duplice. Vaticano e Cei hanno accettato la linea Monti soltanto dinanzi alla forza bruta dell'intervento europeo. La soluzione del premier implica una tacita amnistia per le massicce evasioni del passato. L'esempio della piccola iniziativa della giunta Alemanno fa testo. É bastata un'azione-sondaggio presso alcuni istituti religiosi di Roma e si sono recuperati improvvisamente 9 milioni di euro.

Anche senza avventurarsi nei calcoli di chi prevede circa due miliardi di introiti, si può ragionevolmente prevedere che una cifra tra i quattrocento e i cinquecento milioni possa essere recuperata. Non è casuale il gioco delle parti della Cei, che sottolinea si tratti di una iniziativa "unilaterale" del governo rispetto alla quale i vescovi si riservano di esaminare il testo del futuro decreto. Perché sulla terminologia precisa, che verrà impiegata, e particolarmente sui metodi di calcolo della superficie no profit e della superficie commerciale di uno stesso immobile ecclesiastico si giocano milioni di euro.

Il premier può certamente vantare a suo merito l'aver portato nell'alveo della pulizia e della correttezza fiscale una materia, che definire grigia era già un eufemismo. "Linea ineccepibile", ha commentato durante il ricevimento in ambasciata Pier Ferdinando Casini: segno che l'ok di massima delle autorità vaticane era già arrivato.

E tuttavia si pone l'interrogativo se e in che maniera i vertici della Cei intendono collaborare fattivamente per fare emergere il sommerso fiscale degli enti ecclesiastici che praticano attività commerciali. Un conto è il fatto che la finanza debba scovare ad uno ad uno gli ex-furbetti, un conto è che dalla Cei partano direttive (e si controlli) che ogni ente presenti uno stato dell'attività veritiero alla prossima dichiarazione dei redditi.

Da questo punto di vista Monti, per allinearsi agli standard europei più avanzati, dovrebbe richiedere (come fa la Germania) che qualunque istituzione - quindi anche le diocesi - percepisca fondi pubblici, è tenuta a presentare il bilancio dei suoi beni mobili e immobili. Questo sarebbe il passo decisivo verso la moralizzazione fiscale delle proprietà ecclesiastiche. Certo, in un primo tempo si alzerebbero lamenti biblici contro chissà quale attentato alla libertà della Chiesa, ma poi verrebbero a cessare.

L'esperienza di questi mesi rivela che, appena si accennò a rivedere la legislazione sull'Ici, partirono bordate di indignazione e vittimismo da parte degli ultras clericali. Voci affievolitesi, quando i cardinali Bertone e Bagnasco hanno riconosciuto che il problema esisteva. Per risanare il bilancio italiano si pone peraltro un'altra questione al governo Monti. Il premier ha la facoltà di attivare la commissione italo-vaticana per rivedere il gettito dell'8 per mille dell'Irpef.

È previsto dalla riforma del Concordato del 1984. È noto, infatti, che gli introiti della Chiesa sono cresciuti in modo abnorme e sproporzionato alla sua struttura. Nel 1989 la Chiesa percepiva 406 miliardi di lire all'anno con le vecchie norme sulla congrua. Oggi il miliardo di euro, che incassa, equivale a quasi 2000 miliardi di lire. Perciò una revisione è urgente.

Mentre radicali e atei dello Uaar gridavano in strada slogan per l'abolizione del Concordato, nelle sale dell'ambasciata si sono svolte le conversazioni politiche. Monti è venuto quasi con il governo al completo. Prima si è intrattenuto con Bertone e Bagnasco sui temi "bilaterali" tra Italia e Vaticano, poi con l'arrivo del presidente Napolitano si è passati alle questioni internazionali con particolare attenzione alle vicende europee, le crisi nel Vicino Oriente e la difficile situazione dei cristiani mediorientali.

 

 

 

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