marco carrai marco morelli

UNA BANCA PER AMICO - MONTEPASCHI: MORELLI IN “QUOTA CARRAI” - IL NUOVO AD SCELTO DALL’UOMO D'AFFARI DEL GIGLIO MAGICO - TRA I DUE UNA VECCHIA AMICIZIA - PREOCCUPAZIONE PER L’AUMENTO DI CAPITALE - SIENA CON GLI OCCHI A MANDORLA? - SONDATA LA DISPONIBILITA’ DI FONDI CINESI ALL’OPERAZIONE - SAREBBERO STATI CONTATTATI DA JP MORGAN

 

Fabrizio Massaro per “CorrierEconomia - Corriere della Sera”

 

Potrebbe arrivare dall' Est asiatico l' investitore stabile - l' anchor investor - attorno al quale imperniare il terzo salvataggio del Montepaschi.

 

MPS RENZI PADOANMPS RENZI PADOAN

Il faro è puntato su alcuni mega fondi sovrani, già attenzionati da Jp Morgan, la banca d' affari che ha preso in mano le redini della ristrutturazione dell' istituto senese. I top banker del gruppo Usa, dal capo italiano Guido Nola all' ex ministro Vittorio Grilli, stanno lavorando ventre a terra per riuscire a chiudere entro l' anno l' operazione, che è molto complessa perché prevede la cartolarizzazione di 28 miliardi di sofferenze (anticipata da un prestito-ponte da 6 miliardi) e una contestuale patrimonializzazione per 5 miliardi, ancora da definire.

 

Jp Morgan non vuole farsi influenzare dal referendum costituzionale, che è l' elemento di grande incertezza politica per i rischi sulla tenuta del governo di Matteo Renzi in caso di vittoria del «no».

 

L\'affamato Vittorio GrilliL\'affamato Vittorio Grilli

Molto dipenderà dai tempi: se si andrà al voto entro novembre, lo spazio per chiudere entro l' anno l' aumento ci potrebbe essere, qualunque fosse l' esito delle urne. Ma anche se si votasse a dicembre, Mps potrebbe varare l' aumento nei primi giorni di gennaio senza dover attendere i conti di fine anno.

 

Tutto è legato alle tecnicalità dell' aumento stesso: se fosse senza diritto di opzione non si dovrebbero attendere le tre settimane della negoziazione dei diritti e quindi si potrebbe accelerare nella vendita delle nuove azioni. Di fatto si trasformerebbe l' aumento in una nuova ipo di Mps, rivolta prevalentemente a investitori istituzionali, a cominciare proprio dai quei due-tre fondi sovrani, soprattutto asiatici (e forse anche cinesi, già presenti in Mps con la Banca Centrale di Pechino), che avrebbero guardato con favore alle proposte di Jp Morgan.

 

Insomma gli osservatori più attenti sulle vicende senesi ritengono che la banca Usa abbia in mano «un asso nella manica», e che per questo avrebbe forzato per ottenere il cambio di management a Siena.

 

jamie dimon jp morganjamie dimon jp morgan

Quello dei fondi sovrani non sarebbe comunque un interesse a scatola chiusa ma da confermare sulla base di un preciso piano industriale e finanziario. Sarà questo il lavoro su cui dovrà concentrarsi il nuovo amministratore delegato Marco Morelli, già a capo in Italia di Bofa-Merrill Lynch - una delle banche del consorzio di pre-garanzia dell' aumento capitanato da Jp Morgan e Mediobanca - ma soprattutto ex vicedirettore generale di Mps dal 2006 al 2010 e prima ancora top banker proprio di Jp Morgan in Italia per oltre un decennio.

 

carrai renzi carrai renzi

Morelli sarebbe stato scelto perché più in linea con l' impostazione che le banche d' affari stanno dando all' operazione. E in più è anche gradito al governo: non tanto, o non solo, per la sua amicizia con il consigliere principe di Renzi, Marco Carrai, ma soprattutto perché la scorsa primavera è stato uno dei creatori del Fondo Atlante, veicolo determinante per salvare Popolare di Vicenza e Veneto Banca e ora elemento chiave della maxi-cartolarizzazione delle sofferenze di Mps.

 

Ciò non significa che Morelli sia uno yes-man: al contrario, il banchiere è noto per il suo carattere ruvido e poco incline a subire condizionamenti, come ha dimostrato anche nel suo periodo senese con la contrapposizione al capo dell' area finanza, Gianluca Baldassarri. Una linea di condotta che gli ha fatto ottenere l' archiviazione nell' indagine sulle vicende del Montepaschi.

MARCO MORELLI2MARCO MORELLI2

 

Il lavoro di Morelli sarà complesso: oggi, il suo primo giorno a Siena, incontrerà i sindacati dei bancari. La ristrutturazione di Viola, che ha riportato la banca all' utile (302 milioni nel semestre), si è fondata su 800 milioni di risparmi, grazie anche a 5.500 bancari che hanno lasciato l' istituto senza licenziamenti. Morelli, nella rivisitazione del nuovo piano industriale, potrebbe trovarsi a intervenire ancora di più sui costi. In tal caso le stime più pesanti parlano di 5 mila nuovi esuberi, sempre che Morelli decida di muoversi per questa via.

 

C' è poi il tema delle tecnicalità dell' aumento, aspetti delicati sui quali Viola si è scontrato più volte con Jp Morgan. Un nodo è la concessione o meno del diritto di opzione ai vecchi soci: una parte dell' aumento sarà per forza di cose riservata agli anchor investor, e un' altra parte alla conversione volontaria dei bond subordinati. Il resto (fra 1 e 2 miliardi) potrebbe anch' esso venire collocato senza diritto di opzione: si troverebbero con più facilità gli investitori, specialmente se le altre due fasi (anchor e conversione dei bond) avranno successo.

mao zedong dollari compra mao zedong dollari compra

 

Ma non è facile privare i soci attuali, soprattutto i piccoli risparmiatori, della possibilità di partecipare agli eventuali guadagni futuri della nuova Mps. È vero che ai soci attuali viene comunque assegnata la junior notes della cartolarizzazione (di fatto la attuale capitalizzazione di Mps, scesa ad appena mezzo miliardo di euro esprime solo il valore di queste notes); ma essa verrebbe comunque assegnata ai vecchi soci, indipendentemente dal diritto di opzione.

 

mpsmps

Se poi il referendum andasse bene e il titolo Mps salisse, sarebbe più difficile privare i soci di un diritto di opzione che acquista sempre maggior valore. Senza contare che bisogna passare dall' assemblea: i soci, con la maggioranza dei due terzi, dovrebbero votare il proprio suicidio finanziario. E potrebbe non essere così scontato.

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....