draghi derivati giampaolo galli

GALLI CHE LE CANTANO CHIARE - L'ECONOMISTA E DEPUTATO PD GIAMPAOLO GALLI SPIEGA A ZINGALES IL SEGRETO DI PULCINELLA: PERCHÉ IL GOVERNO NON AFFRONTA IL PROBLEMA DEI DERIVATI CHE STANNO PROSCIUGANDO LE CASSE ITALIANE? PERCHÉ SONO STATI SOTTOSCRITTI DA DRAGHI QUANDO ERA A CAPO DEL TESORO. E IL GOVERNATORE NON SI TOCCA!

 

1. I TWEET SU DERIVATI E DRAGHI

 

 

federico fubinifederico fubinifederico fubini ‏@federicofubini  1 mag

Uomini e donne della provvidenza non bastano più, per l’Italia è il momento di creare un’agenzia del debito

 

zingales_it ‏@zingales_it  23 h23 ore fa

.@federicofubini giusto. Ma anche il momento di fare chiarezza su perché perdiamo decine di miliardi in derivati: hedging o speculation?

 

 

Nico Bonelli ‏@masaniellosan  22 h22 ore fa

commenti generici e senza senso. Chi si immaginava tassi all 1% quando erano al 4%?

 

zingales_it ‏@zingales_it  19 h19 ore fa

vero, ma allora perché tanto timore nel rivelare le operazioni effettuate? (VEDI ARTICOLO Più IN BASSO)

 

 

Nico Bonelli ‏@masaniellosan  17 h17 ore fa

la risposta e' semplice. Se rivelasse le posizioni, lo Stato si esporrebbe ad attacchi speculativi.

luigi zingalesluigi zingales

 

 

zingales_it ‏@zingales_it  17 h17 ore fa

Non è vero. Io ho chiesto trasparenza su contratti già chiusi. Perché il Tesoro ha paura di rivelare questi?

 

 

Giampaolo Galli ‏@GiampaoloGalli  17 h17 ore fa

Quelli chiusi sono per lo più della gestione Draghi? Ci penserei un attimo di questi tempi

 

giampaolo galli tra letta e bersanigiampaolo galli tra letta e bersani

 

Claudio Borghi A. ‏@borghi_claudio

galli, se lei non ci fosse dovrebbero inventarla. Il sogno di ogni avversario

 

Alberto Bagnai ‏@AlbertoBagnai  1 h1 ora fa

il compagno Galli è vivo e lotta insieme a noi. Onore!

 

 

 

2. DERIVATI DI STATO: IL SEGRETO È PIÙ DESTABILIZZANTE DELLA TRASPARENZA

Articolo di Luigi Zingales pubblicato l'8 ottobre 2015

https://europaono.com/

 

mario draghimario draghi

“No Taxation without representation” è il principio che sta alla base non solo della rivoluzione americana, ma di ogni democrazia moderna, tranne… quella italiana. Secondo le stime dello stesso Tesoro italiano, negli anni a venire i contribuenti italiani dovranno probabilmente pagare qualcosa come 42 miliardi di euro per coprire perdite causate dai derivati, però non possono conoscere l’origine di queste perdite, né influenzarne la gestione futura.

 

Questo è ciò che deriva dalla decisione di oggi del governo italiano di respingere la richiesta, avanzata da alcuni deputati del Movimento 5 Stelle, di rivelare il contenuto dei contratti derivati stipulati dal Tesoro. La ragione del rifiuto è l’effetto “destabilizzante” che questa divulgazione potrebbe avere sulle posizioni del governo italiano sui mercati finanziari. Se è vero che il governo italiano potrebbe avere più difficoltà a smobilizzare una posizione se la dimensione di questa posizione è nota, è difficile immaginare che i grandi players non lo sappiano già, visto che utilizzano una pletora di ex ministri delle Finanze italiani.

 

draghi derivatidraghi derivati

Ma persino se ipotizzassimo che la posizione sui derivati del Tesoro è sconosciuta e che rivelarla oggi sarebbe destabilizzante, non c’è alcun motivo per cui il Tesoro non possa alzare il velo su tutti quei contratti che sono già scaduti o sono stati ristrutturati, impegnandosi al contempo a comunicare in futuro tutte gli altri contratti man mano che scadono. Continuare a ritardare questa comunicazione non ha alcuna giustificazione e genera il sospetto che il Tesoro nasconda al mercato qualcosa di molto grave. Quanto più il Tesoro si oppone a questa richiesta, tanto peggiore sarà l’inferenza che il mercato trarrà sul modo in cui esso gestisce la sua posizione in derivati, indebolendo così la posizione del Tesoro italiano sui mercati finanziari. In altre parole, ciò che a questo punto è realmente destabilizzante è la mancanza di trasparenza.

 

GIAMPAOLO GALLI GIAMPAOLO GALLI

P.S.: Questa dei derivati è materia seria, delicata e che potrà influenzare pesantemente lo sviluppo dell’Italia nei prossimi anni. Meriterebbe di essere trattata in maniera altrettanto seria e approfondita dai media nazionali e da tutte le forze politiche. È una buona occasione per agire sul serio, adesso, e non piangere, poi, ancora una volta, sul latte versato.

 

 

 

3. COME IN FRANCIA E GERMANIA - PER L’ITALIA È ARRIVATO IL MOMENTO DI CREARE UN’AGENZIA DEL DEBITO

Federico Fubini per il ''Corriere della Sera''

 

A fine anno andrà in pensione una persona a cui milioni di italiani devono il loro benessere, anche se non hanno mai sentito il suo nome. Maria Cannata. Professione: dirigente del Tesoro, responsabile della divisione che gestisce il debito pubblico.

Cannata, un tempo una professoressa di matematica alle superiori, da anni assicura il finanziamento sul mercato della massa (crescente) di debito del Tesoro.

 

maria cannatamaria cannata

Ormai è pari a circa 1.850 miliardi, un decimo del debito pubblico del mondo. Questo funzionario dalla vita normale ha tutelato il Paese negli anni più abnormi. Ha garantito che i titoli di Stato trovassero compratori in certe giornate del 2012, quando non era chiaro al mattino se l’Italia alla sera avrebbe evitato un default.

 

In questo Cannata è una sorta di eroe repubblicano, e beate quelle repubbliche che non hanno bisogno di gente così. Perché questo è il punto. L’amministrazione in Italia è così fragile che sempre più spesso si fa largo l’idea di risolvere tutto con uomini (meno spesso donne) della provvidenza. Mario Barbuto alla Giustizia, prima che scivolasse anche lui in pensione. Raffaele Cantone contro i corrotti. Diego Piacentini di Amazon all’agenda digitale.

 

L’uscita di Cannata dev’essere l’occasione per porsi il problema in modo diverso e rafforzare le strutture, invece di partire a caccia del prossimo nome a effetto. Francia e Germania hanno investito in vere e proprie agenzie del debito capaci di attrarre esperti di derivati, giuristi, operatori di mercato.

CANTONE RENZICANTONE RENZI

Invece il rapporto fra il Tesoro e le grandi banche d’affari che intermediano i titoli di Stato è spesso impari. È tempo che l’Italia dimostri di poter funzionare anche senza eroi.

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