1- CON IL SOLITO OSSEQUIO I GIORNALI PIÙ IMPORTANTI HANNO ACCANTONATO LA SPARATA DEL MARPIONNE FRICCHETTONE (“E’ STATA UNA GRANDISSIMA CAVOLATA”) CHE HA CELEBRATO IL FUNERALE DELL’AVVENTURA AMERICANA DELLA PICCOLA “500”. È LA STESSA FACCIA TOSTA CON CUI STA TENENDO SULLA CORDA DA ANNI LO ZOO DEI PARTITI E DEI SINDACATI CON LA LEGGENDA DI “FABBRICA ITALIA”, L’INVESTIMENTO DA 20 MILIARDI DI CUI FINORA SI È VISTA TRACCIA SOLTANTO NELLA NUOVA PANDA DI POMIGLIANO 2- PER RIMANERE A GALLA GHIZZONI DOVRÀ PORTARE A CASA OLTRE ALL’AUMENTO DI CAPITALE ANCHE UN PIANO INDUSTRIALE CREDIBILE. IN CASO CONTRARIO LE TRUPPE CORAZZATE DELLA FINANZA TEDESCA GUIDATE DAL PRESIDENTE RAMPL CALERANNO IL SIPARIO 3- IN BANCA D’ITALIA QUALCUNO SI STA PONENDO DOMANDE SULLA REALE STATURA DI VISCO 4- ALEMANNO, UNA GARA EUROPEA PER RILANCIARE LA SUA IMMAGINE E QUELLA DI ROMA

1- CON IL SOLITO OSSEQUIO I GIORNALI PIÙ IMPORTANTI (AD ECCEZIONE DEL "MESSAGGERO" E DI POCHE TESTATE REGIONALI) HANNO ACCANTONATO LA SPARATA DI SUPERSERGIO CHE HA CELEBRATO IL FUNERALE DELL'AVVENTURA AMERICANA DELLA PICCOLA "500".
Quando ieri è cominciata a circolare nelle redazioni dei giornali la fotografia di Sergio Marpionne con la barba lunga e una grande sciarpa intorno al collo, subito è scattata la ricerca delle analogie con i personaggi più famosi degli ultimi due secoli.

Per le giornaliste il nuovo look del figlio del carabiniere Concezio è affascinante e ricorda la famosa immagine di Hemingway, mentre per il "Corriere della Sera" il manager di Detroit con "gli occhialini, la barba selvaggia e la sciarpa negligentemente posata sul pullover d'ordinanza, propone un Marchionne più simile a quei professori-intellettuali dell'Università di Berkeley, un tempo fucina avanguardistica di contestazioni".

Poiché in Italia non c'è altro su cui ragionare (anche quando gli imprenditori si uccidono per colpa delle banche), il nuovo profilo del capo di Chrysler-Fiat diventa un tema di interesse nazionale. Da parte sua Marpionne ha detto con franchezza che non si taglia la barba per risparmiare tempo "come per il maglione" e questa risposta potrebbe chiudere il dibattito.

In America dove lo chiamano "Marschion" e lo hanno proclamato "manager dell'anno" confrontano la sua fisiognomica con quella di Steve Jobs, l'uomo che ha inventato il futuro e sul quale è stata scritta una biografia autorizzata di 600 pagine. Chi ha avuto il coraggio di leggerla fino in fondo ricorda che il mago della Apple era un personaggio diabolico, maniaco del perfezionismo, che trattava i collaboratori con cinismo inaudito e dopo le liti furibonde scoppiava a piangere come un bambino.

Il mitico fondatore di Apple guadagnava 1 dollaro l'anno, la stessa cifra che si è attribuito Marpionne a Detroit, ma aveva il terribile difetto di puzzare in maniera spaventosa perché si lavava raramente.

Questo non succede certamente al manager italo-svizzero-canadese e il nuovo look è forse da attribuire a una fase di innamoramento che gli ha risvegliato istinti giovanili e lo porta a parlare a lingua sciolta.

Alla vigilia di Natale nel tradizionale incontro di fine anno con i dirigenti della Fiat ha sorpreso per la sparata contro gli uomini della finanza e i grandi capi degli hedge fund "gli unici che sono usciti illesi dall'abbuffata finanziaria che ha preceduto questo disastro". Parole simili sono apparse davvero inconsuete sulla bocca di un uomo che è stato vicepresidente esecutivo di Ubs e che solo dalle banche italiane ha ricevuto in questi anni qualcosa come 3mila miliardi. Ma ieri il suo impeto ha superato ogni limite perché con semplicità sconcertante ha dichiarato testualmente che il lancio della "500" in America è stata "una grandissima cavolata".

Per spiegare meglio le sue ragioni ha aggiunto di aver valutato male le difficoltà che c'erano e di aver avuto problemi nella rete di distribuzione. Dopo queste parole gli uomini dell'ufficio stampa della Fiat a Torino si sono dati un gran da fare per capire la traduzione esatta di "grandissima cavolata" e per nascondere il flop della macchinetta che nel 2011 ha venduto poco più di 19mila esemplari rispetto ai 50mila previsti.

Con il solito ossequio i giornali più importanti (ad eccezione del "Messaggero" e di poche testate regionali) hanno accantonato la sparata di SuperSergio che ha celebrato il funerale dell'avventura americana della piccola "500". E nessuno ha voglia di ricordare la sfilata delle automobiline italiane in Park Avenue con lo spot di Jennifer Lopez trasmesso il 6 novembre sulle reti americane per lanciare la monovolume sulle note del brano "Papi".

La disinvoltura con cui il capo di Chrysler ha pronunciato il suo epitaffio può sorprendere, ma si tratta di un flop annunciato perfino da quel sito disgraziato di Dagospia che ha sempre messo in dubbio il successo su un mercato di guidatori obesi che prediligono i grandi volumi e cilindrate potenti. Ciò non toglie che il modo semplicistico con cui il manager ha ammesso il suo errore resti sorprendente e presti il fianco a qualche interrogativo. Il Marpionne innamorato e fricchettone ha perso una scommessa che in un'altra azienda gli sarebbe costata cara, ma è evidente che dentro la Fiat di Yaki si può permettere il lusso di liquidare con una battuta un fallimento industriale.

È la stessa disinvoltura con cui sta tenendo sulla corda da anni lo zoo dei partiti e dei sindacati nostrani con la leggenda di "Fabbrica Italia", l'investimento da 20 miliardi di cui finora si è vista traccia soltanto nella nuova Panda di Pomigliano. E quando dice che nulla è stato deciso sulla sede del nuovo gruppo dove Chrysler sarà dominante, continua a giocare con la compiacenza dei giornali italiani che sembrano più preoccupati di interpretare il nuovo look alla Steve Jobs.

Se fosse ancora vivo, l'Avvocato sarebbe inorridito di fronte al maglione-pigiama e ai quei peli cisposi, ma soprattutto gli avrebbe chiesto di render conto di un'avventura che è costata qualche miliardo.

È roba di altri tempi e il Marpionne innamorato può fischiettare la sua canzone preferita "Don't worry, be happy", "non preoccuparti, sii felice".


2- PER RIMANERE A GALLA IL BUON GHIZZONI DOVRÀ FARE UN PASSO DOPPIO E PORTARE A CASA OLTRE ALL'AUMENTO DI CAPITALE ANCHE UN PIANO INDUSTRIALE CREDIBILE. IN CASO CONTRARIO LE TRUPPE CORAZZATE DELLA FINANZA TEDESCA GUIDATE DAL PRESIDENTE RAMPL CALERANNO IL SIPARIO.
Chi ha visto Enrichetto Mentana ieri sera al telegiornale de "La7" avrà notato il suo abbigliamento impeccabile con tanto di camicia bianca e cravatta blu a pallini ben diverso dalle solite giacchette stazzonate.

La ragione è molto semplice ed è stata anticipata ieri mattina da Dagospia quando ha annunciato che nel pomeriggio l'anchorman avrebbe intervistato a circuito chiuso i top manager di Unicredit Ghizzoni, Nicastro e Piccini.

Così è stato, e per i 60mila dipendenti sparsi in 55 Paesi che attraverso la intranet della banca hanno assistito per 45 minuti all'evento, la performance di Mentana è apparsa incalzante ed efficace. Senza tante remore il giornalista ha sottoposto il vertice di piazza Cordusio a una raffica di interrogativi rispetto ai quali il buon Ghizzoni ha fornito le risposte preparate in anticipo dal suo staff.

Poco dopo le 19 l'amministratore delegato di Unicredit è apparso sul canale dell'emittente "Class CNBC" e ha ribadito la sua fiducia nell'operazione che sta scuotendo i piani alti di piazza Cordusio. Ha ripetuto che il crollo del titolo è stato provocato da ragioni tecniche e che la banca è solida anche per "i discreti risultati" (testuale).

Per Ghizzoni l'operazione andrà in porto senza problemi e non c'è nessun pentimento rispetto a una decisione "saggia" di cui si ritiene soddisfatto. A garantire l'aumento di capitale sarà in ogni caso il Consorzio di garanzia di cui fanno parte Mediobanca e altri 25 istituti italiani e stranieri che appena chiuso l'aumento di capitale riverseranno sul mercato una montagna di carta straccia fottendo milioni di piccoli risparmiatori.

È bello vedere tanta serenità in un manager che sfidando la crisi sistemica ritiene di aver scelto il momento giusto per rispondere a quei diavolacci dell'Eba (l'Autorità di controllo europea) che stanno incalzando le principali banche del Vecchio Continente. Dietro questo ottimismo c'è probabilmente la convinzione che vale per Unicredit l'equazione "too big too fail", ma di fronte alla breccia enorme che si è aperta il buon Ghizzoni e i suoi collaboratori stanno probabilmente chiedendosi che cosa succederà al termine dell'operazione.

Qualcosa dovrà cambiare di sicuro nell'assetto azionario e i primi soci a ritrovarsi con le penne spuntate saranno le Fondazioni che hanno perso il ruolo di "Principe azzurro" descritto nel libro di Paolo Messa e Fabio Corsico.

Nessuno è in grado di dire oggi se il cavaliere bianco arriverà dalla Cina piuttosto che dall'America; per molti operatori della City a rovesciare il guanto del colosso dalle gambe d'argilla saranno le truppe corazzate della Germania finanziaria. Di sicuro qualcosa dovrà cambiare dentro la gestione complessa e farraginosa della banca di piazza Cordusio dove un piccolo cliente-imprenditore che chiede una fidejussione da poche migliaia di euro si sente dire che l'autorizzazione deve arrivare dalla Romania.

Per non parlare poi della gestione della liquidità, se è vero come è stato scritto, che quando poche settimane fa a Milano Unicredit aveva bisogno di quattrini ha dovuto chiederli alla controllata tedesca Hvb.

Per rimanere a galla il buon Ghizzoni dovrà fare un passo doppio e portare a casa oltre all'aumento di capitale anche un Piano industriale credibile. In caso contrario le truppe corazzate della finanza tedesca guidate dal presidente Rampl caleranno il sipario.


3- IN BANCA D'ITALIA QUALCUNO SI STA PONENDO DOMANDE SULLA REALE STATURA DEL GOVERNATORE IGNAZIO VISCO

Avviso ai naviganti N.1: "Si avvisano i signori naviganti che in Banca d'Italia qualcuno si sta ponendo domande sulla reale statura del Governatore Ignazio Visco.

Finora le esternazioni del 62enne economista napoletano che dal 1° novembre è salito sulla poltrona di via Nazionale si sono limitate a bocciare la patrimoniale e a invocare una risposta della politica sul tema della disoccupazione giovanile. Troppo poco rispetto a una situazione di crisi generalizzata del sistema bancario rispetto alla quale Visco finora non ha sentito il bisogno di pronunciare parole forti e rassicuranti".


4- ALEMANNO HA INDETTO UNA GARA EUROPEA PER RILANCIARE L'IMMAGINA SUE E DELLA CITTÀ
Avviso ai naviganti N.2: "Si avvisano i signori naviganti che il sindaco dalle scarpe ortopediche Gianni Alemanno è fortemente preoccupato per la sua immagine.

A questo proposito ha indetto una gara europea per rilanciare il marchio della città attraverso iniziative di marketing. Per evitare l'esperienza precedente di trattative private che lo hanno messo nell'occhio del ciclone, il bando è stato scritto seguendo criteri di assoluta trasparenza e prevede un appalto di 900mila euro per 5 anni".

 

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