CON LE IOR CONTATE - LA BANCA VATICANA CORRE AI RIPARI PER EVITARE LA BOCCIATURA DELL’OCSE: COMPRARE UNA BANCA ALL’ESTERO, TROVARE UN PARTNER FINANZIARIO OPPURE RIAPRIRE I RAPPORTI CON LA JP MORGAN AMERICANA? - QUEI 23 MLN € CHE LO IOR VOLEVA TRASFERIRE DA UN CONTO ALL’ALTRO CON LA PRETESA DI ARGINARE LE NORME ANTI-RICICLAGGIO: LA PROCURA E BANKITALIA INDAGANO SUI REALI INTESTATARI DEI SOLDI…

Giacomo Galeazzi per "la Stampa"

La parola d'ordine è voltare pagina. L'ingresso della Santa Sede nella lista dei Paesi virtuosi è a rischio e in Curia si lavora a una «exit strategy». Comprare una banca all'estero, trovare un nuovo partner finanziario, oppure riaprire i rapporti con la JP Morgan (ma stavolta non con le filiali europee bensì direttamente con la casa madre americana). Per uscire dalla situazione di «ridotta operatività» dello Ior, che ormai lavora quasi esclusivamente con Deutsche Bank, e premunirsi da una possibile «bocciatura» dell'Ocse per la scarsa trasparenza, sono in corso grandi manovre attorno alla «cassaforte del Papa».

Il cardinale Tarcisio Bertone sta valutando una rosa di tre possibili soluzioni. Ieri, in una colazione d'affari con il manager di fiducia Giuseppe Profiti, presidente dell'ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, e alcuni esperti di finanza il segretario di Stato (e presidente della commissione di vigilanza sullo Ior) ha discusso del futuro della banca vaticana. Si sta ipotizzando, in particolare, di dare mandato per l'acquisizione di una banca all'estero in modo da poter superare la situazione di stallo determinata dall'adeguamento alle normative richieste per l'ingresso nella «white list» dell'Ocse e dai conti bloccati alla JP Morgan Italia e ad Unicredit in seguito ad inchieste giudiziarie per violazione della normativa antiriciclaggio.

Lo Ior spesso opera non come una banca, ma come una vera e propria fiduciaria, che scherma la reale titolarità dei suoi conti correnti. Il problema è esploso due anni fa quando l'Istituto ha ordinato al Credito Artigiano di trasferire 23 milioni di euro alla Jp Morgan di Francoforte (20 milioni) e alla Banca del Fucino per 3 milioni. Lo Ior pretendeva che la banca omettesse le comunicazioni previste dalla normativa antiriciclaggio italiana.

Per questa ragione la Procura di Roma chiese il sequestro e da allora indaga il presidente e il direttore generale dello Ior. E contemporaneamente gli ispettori di Bankitalia hanno chiesto informazioni sui reali intestatari dei soldi movimentati dall'istituto vaticano.

E il nuovo presidente dello Ior? I cardinali della Commissione, che venerdì avrebbero dovuto ratificare la «sfiducia» all'ex presidente dell'Istituto Ettore Gotti Tedeschi votata all'unanimità il giorno prima dal «board», dovranno tornare a riunirsi. Perché l'ultimo incontro tra Bertone, Toppo, Scherer, Tauran e Nicora, si è concluso senza arrivare a una determinazione condivisa, come dimostra la mancata diffusione di un comunicato che pure era stato annunciato.

Il braccio di ferro sul «licenziamento» dell'ex banchiere del Papa, quindi, non si è ancora concluso, tutt'altro, e la situazione appare in stallo. Gotti Tedeschi, che di sicuro ha vissuto con molta amarezza le modalità insolitamente brutali del siluramento, sta preparando un «memorandum» in sua difesa prima della nuova riunione della Commissione.

E sta cercando sponda al piano più alto del Palazzo apostolico, direttamente dal Papa, con cui da tempo vanta un rapporto di grande stima e fiducia. Poi resta il fatto che, dal punto di vista procedurale, la sua uscita di scena non è stata ancora formalizzata, anche se le funzioni di presidenza dello Ior sono assunte «ad interim» dal vicepresidente Ronaldo Hermann Schmitz, ex ad della Deutsche Bank. Sullo sfondo restano infine i dissidi che si sono vissuti in Vaticano sul varo delle nuove norme di trasparenza e antiriciclaggio, sulle operazioni di adeguamento che hanno riguardato lo Ior, come pure la perdita di fiducia verso Gotti Tedeschi da parte del cardinale Bertone, determinata anche dall'esito dell'operazione San Raffaele.

 

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