foto di matteo arpe

NON C'È LIMITE ARPE-GGIO - L’EX ENFANT PRODIGE DELLA FINANZA ITALIANA MATTEO ARPE ORMAI HA PERSO IL TOCCO MAGICO: IL SUO FONDO "SATOR" STA COLLEZIONANDO PERDITE MILIONARIE - "TINABA" SI È RIVELATA UN COLOSSALE FLOP. PER NON PARLARE DELL'INVESTIMENTO NELL'EDITORIA CON "NEWS 3.0", E QUELLO FASHION IN "L’AUTRE CHOSE" – LA PRECISAZIONE DI ARPE

LA PRECISAZIONE DI MATTEO ARPE

 

Gentile sig. Pavesi, è un piacere risentirla dopo gli anni dell’investimento del Fondo Sator ne Il Foglio. Ho letto il Suo articolo “Arpe, l’ex prodigio ha perso il tocco. Le perdite milionarie del fondo Sator” a firma congiunta con il collega Deugeni e Le segnalo che esso è frutto di un quadro informativo marcroscopicamente distorto, parziale e volutamente denigratorio.

 

Una verifica alla fonte, che nel suo mestiere si usa fare salvo non si voglia, Le avrebbe permesso di evitare di cimentarsi in  argomentazioni semplicemente impossibili.

 

Tra queste spicca la mia responsabilità nell’andamento del Fondo Sator tenuto conto che dal 2015, da oltre sei anni quindi, ho abbandonato qualsiasi carica gestoria rimanendone solo uno tra i principali investitori.

 

Anche le affermazioni sulla performance del fondo, che diversamente da quanto riportato nel suo articolo ha all’attivo importanti plusvalenze, sono errate, omissive e volutamente denigratorie. Pertanto Le anticipo il deposito a strettissimo giro di querela a Lei, al Suo collega e alla testata giornalistica che ha ospitato il Suo articolo. Sarà anche forse utile che alle Sue fonti informative sia rinfrescata la memoria non solo sugli ultimi 6 anni ma anche su fatti più recenti.
 
A presto quindi,
 
Matteo Arpe

 

Andrea Deugeni e Fabio Pavesi per www.affaritaliani.it

 

MATTEO ARPE

Enasarco, Fondazione Montepaschi, Fondazione Roma ed Enpam: c’è grande malessere fra i quotisti del fondo Sator Private Equity, fondo giunto a scadenza e da liquidare, dopo la seconda proroga, entro il 5 marzo del 2022. Il motivo? C’è il rischio concreto di non recuperare più il capitale investito: oltre 200 milioni di euro.

 

Come analizzeremo sotto, a parte Banca Profilo (controllata col 62,4%), l’unico investimento fruttifero che corrisponde a circa il 70% del Nav, gli altri semi lanciati da Sator “il seminatore” (il nome del fondo in latino) saranno difficili da valorizzare: o perché il momento non lo consente (Aedes), oppure perché sono investimenti problematici (le piccole Autre Chose ed Extrabanca). Oppure, ancora, perché hanno già generato un clamoroso write-off (ePrice) o sono finiti nella morsa di una crisi conclamata, come News 3.0.

 

matteo arpe

Oppure, infine, perché rappresentano promesse incompiute come Tinaba, fintech che dopo 55 milioni di investimento non ha ancora visto quell’impennata dei ricavi core da crescita della base cliente tipica di una ex start up ormai entrata nella maturità e che resta attaccata a un contratto di fornitura di Profilo per i servizi bancari offerti.

 

Il risultato? Quasi nullo per tutti: l'outsourcing di Tinaba pesa così per tre milioni all’anno alla voce servizi digital della banca guidata dall’ex Capitalia Fabio Candeli, investimenti che dopo cinque anni continuano a non generare ancora ricavi. E, quindi, nessuno split delle commissioni fra Profilo e l’home boarding Tinaba che non imbarca nuovi correntisti.

 

SATOR

Mentre è in corso il processo di vendita dell’asset migliore, cessione assieme a Extrabanca su cui c’è anche il faro della Banca d’Italia per la perdita dei requisiti di onorabilità dell’azionista Arpe dopo la condanna definitiva nel 2019 per bancarotta nell'ambito del processo sul crac Ciappazzi, nell’ultimo investor meeting dell’8 marzo i quotisti sono stati messi di fronte a un rifiuto da parte di Sator dell’offerta di Banor Sim che valorizzava il 100% di Profilo 160 milioni, circa 100 milioni per la quota tutti cash e non differiti.

 

Offerta in modalità gradita ai sottoscrittori e che, rivelano ad Affaritaliani.it alcune fonti vicine al dossier, era stata formulata sulla base di un contratto predisposto dal venditore e su cui l’acquirente aveva fatto pochissime modifiche.

 

matteo arpe

Proposta, ancora, fully funded che finanziava già l’Opa obbligatoria post-cessione, ma che è stata rispedita al mittente perché inferiore al target di una valutazione di 200 milioni, fissata dal comitato investimenti del fondo. 

 

Il responso ha lasciato di sasso molti quotisti, non solo perché non interpellati sulla vendita finale del principale asset del fondo, ma anche perché rappresentava "l’offerta perfetta" in questa fase: in primis, l’advisor Lazard ha contattato tutti i soggetti italiani ed esteri potenzialmente interessati, nessuno escluso, contest che ha prodotto una valutazione di 160 milioni non lontana dall’obiettivo e in cui Banor, corrispondendo il prezzo tutto cash a pronti, si accollava interamente il rischio del mantenimento delle masse in gestione del gruppo di Candeli.

 

In più, quanto messo sul tavolo quotava Profilo in linea con il patrimonio, quando oggi in Italia nessuna banca passa di mano a una volta il capitale netto. Infine, aver saltato questa finestra temporale significa, tra autorizzazioni e Opa, essere sul punto di non riuscire a perfezionare la vendita in tempo per la scadenza del fondo, esponendo i quotisti alla distribuzione pro-quota delle azioni della banca.

 

TINABA

Uno scenario inviso alle varie Enasarco, Fondazione Montepaschi, Fondazione Roma ed Enpam che dopo oltre 10 anni vogliono valorizzare i denari impiegati.

 

Anche se nell’ultimo meeting sono state date rassicurazioni sul tentativo di migliorare quanto messo sul tavolo dalla Sim guidata da Massimiliano Cagliero (nel frattempo l’offerta è giunta a scadenza) o che sarebbe proseguita la ricerca di altri potenziali acquirenti, a questo punto difficili da trovare, a molti dei quotisti sono iniziati a non tornare conti e gestione e il rischio di non veder tornare indietro il capitale investito è sempre più concreto.

 

Banca Profilo

Senza dubbio in questi anni gli investimenti di Sator sono andati male. Tinaba (This is not a bank), la creatura su cui Matteo Arpe ha puntato di più, si è rivelata finora un colossale flop.

 

Pensata già nel 2013, in cinque anni di vita non è mai uscita dallo status di start up. Di fatto, la banca digitale pensata dall’ex banchiere di Lehman e Capitalia non ha ricavi mentre supporta costi elevati.

 

banzai e sator di matteo arpe

Nel 2018 i ricavi si sono fermati a 62 mila euro; saliti a 392 mila euro nel 2019 (ultimo bilancio disponibile). Forse nel 2020 saranno pure cresciuti, ma certo non in modo tale da pareggiare gli alti costi.

 

Le perdite negli anni sono andate cumulandosi superando abbondantemente i 20 milioni di euro. Solo nel biennio 2018-2019 il rosso di Tinaba è stato di oltre 15 milioni di euro. E c’è una sorta di rapporto incestuoso tra Tinaba e Banca Profilo, su cui pare che la Vigilanza abbia acceso un faro.

 

La banca si fa carico di almeno metà dei costi complessivi, spesando come accennato sopra ogni anno circa tre milioni di euro nei conti di Profilo per sostenere Tinaba.

 

Non solo, negli anni il canale digitale ha lanciato numerosi aumenti di capitale riservati per le continue erosioni del patrimonio. A corto di risorse il Fondo Sator, Banca Profilo e Sator spa hanno risposto alla chiamata alle armi trovandosi a sottoscrivere gli ultimi aumenti e incrementando la quota di capitale in loro possesso (15% a testa, il restante 70% al fondo).

 

MATTEO ARPE

E c’è un contratto di outsourcing sui servizi che lega la banca private a Tinaba, alla cui tolda di comando c’è Arpe. Senza quel contratto Tinaba probabilmente non sopravvivrebbe.

 

L’offerta di Banor Sim da 160 milioni cash su Banca Profilo prevedeva l’estensione ulteriore del contratto solo per due anni. E forse a questo punto uno dei motivi del niet di Arpe alla cessione di Profilo che apre le porte all’assegnazione delle azioni ai quotisti lasciando intatto lo status quo industriale Profilo-Tinaba.

 

Matteo Arpe

Anche l’investimento su ePrice (ex Banzai), dove Sator possedeva il 21% del capitale, è stata una Caporetto. Nel corso del tempo, la società guidata da Paolo Ainio ha cumulato perdite milionarie. Solo nel 2019 sono state di 40 milioni, a fronte di un fatturato che crollava anno su anno. Nel primo semestre del 2020 le perdite sono continuate e sono state di 11 milioni. Negli ultimi cinque anni, secondo la banca dati di S&P Global Market Intelligence, le perdite cumulate da ePrice hanno sfiorato i 90 milioni di euro.

 

 

copertina rivista studio con fabio fazio

Matteo Arpe ha fortemente criticato la gestione Ainio-Scott Jovane chiedendo discontinuità. Una discontinuità che non è avvenuta e che ha indotto Sator a non partecipare all’ultimo aumento di capitale, diluendo così la sua quota al 3%. Ma intanto la frittata è stata fatta. Il titolo in Borsa ha di fatto quasi azzerato il suo valore: oggi quota sei centesimi, quando nel 2015 superava i due euro. Un’altra perdita milionaria per Sator e i quotisti del fondo.

 

Anche l’investimento nell’editoria con News 3.0 (Lettera43 cui si aggiunse Pagina 99 e l’eterna promessa Rivista Studio che arranca) si è rivelato un flop colossale con perdite cumulate per qualche milione di euro e con la liquidazione della società.

 

L AUTRE CHOSE

E neppure l’investimento fashion in L’Autre Chose, l’azienda di calzature marchigiana pare essere un caso di successo: molto indebitata, la società negli ultimi cinque anni non ha mai chiuso un bilancio in utile. Poca cosa, pochi milioni di euro di perdite ogni anno a fronte di un fatturato che non decolla, fermo da tempo attorno ai 15 milioni di euro.

 

E con i lockdown non è decisamente il momento di mercato migliore per il fashion, come per il business immobiliare commerciale di Aedes, dove a detta di una fonte vicina al dossier, difficilmente si riuscirà a strappare plusvalenze dalla vendita del secondo asset più importante del fondo.

 

E così davvero Banca Profilo rimane l’unico vero investimento non in perdita di Sator e del fondo. L’unico asset su cui puntare per provare a compensare le perdite. Che l’ex enfant prodige della finanza italiana abbia perso il tocco magico?

Ultimi Dagoreport

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA? 

vincent bollore john elkann andrea pignataro

CHE NELLA TESTA DI JOHN ELKANN FRULLI L’IDEA DI VENDERE “LA REPUBBLICA”, NON È UN MISTERO. GIÀ UN ANNO FA SI SPETTEGOLÒ DI TRATTATIVE A TORINO CON UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE MILANESI - ELKANN, COSÌ CHIC E COSÌ SNOB, AVREBBE GRADITO LA PRESENZA NELLA CORDATA DI UN NOME INTERNAZIONALE. ED ECCO SPUNTARE L’IMPOSSIBILE: VINCENT BOLLORÉ, PATRON DI VIVENDI E DELLA DESTRA OLTRANZISTA FRANCESE – L’ULTIMA INDISCREZIONE ACCREDITA UNA VOGLIA DI CARTA AL BOLOGNESE ANDREA PIGNATARO, SECONDO MILIARDARIO D’ITALIA - VERO, FALSO, INVEROSIMILE? QUELLO CHE È CERTO È CHE LA CRISI MONDIALE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA STA DIVENTANDO UN ‘’DRAMMA ECONOMICO’’, CON MINACCIA DI CHIUDERE LE FABBRICHE STELLANTIS, E LA LINEA ANTI-GOVERNATIVA DI “REPUBBLICA” È UNA FONTE DI GUAI, NON ESSENDO PER NULLA GRADITA (EUFEMISMO) DAI “VENDI-CATTIVI” DELLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI….

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...