VALIGIA SELVAGGIA A FIUMICINO – 25 DIPENDENTI DI ALITALIA VENGONO LICENZIATI CON UN GIORNO D’ANTICIPO E 2000 BAGAGLI RESTANO A TERRA - È BASTATA UN'INDISCREZIONE DI DAGOSPIA - IL QATAR HA MESSO GLI OCCHI SU “AEROPORTI DI ROMA” - PER APRIRE LA PARTITA SULL'ASSETTO DELLA SOCIETÀ DEI BENETTON

1.”SCIOPERO SELVAGGIO, A FIUMICINO I SINDACATI ‘SVALIGIANO’ I TURISTI”

Massimo Malpica per "il Giornale"

 

luciano benetton 002 lapluciano benetton 002 lap

Dopo il caos-bagagli di agosto, ieri a Fiumicino è andato in scena il bis per festeggiare il 2 novembre e «accogliere» al meglio il socio arabo di Alitalia, Etihad. A farne le spese, come al solito, i malcapitati passeggeri che si sono trovati a passare nello scalo romano, e che si sono ritrovati «svaligiati» dalla protesta degli addetti allo smistamento bagagli di Fiumicino.

 

A far esplodere nuovamente la protesta, un errore nelle procedure di messa in mobilità previste dagli esuberi Alitalia conseguenti al «matrimonio» con Etihad: da oggi e fino al termine della settimana dovrebbero arrivare le lettere di congedo per i 994 dipendenti (870 di questi sono lavoratori di terra). Circa una metà dei quali, comunque, dovrebbero essere presto riassorbiti tra Etihad, società collegate e fornitori, come previsto in un accordo siglato con i sindacati pochi giorni fa, per quanto proprio alcune sigle hanno sollevato obiezioni sull'incertezza dei «recuperi».

caos bagagli fiumicinocaos bagagli fiumicino

 

Di certo, ieri, l'errata disattivazione anticipata delle postazioni di 25 dipendenti di Alitalia, che sarebbero entrati in mobilità solo oggi con la consegna materiale delle lettere, ma che a inizio turno si sono visti «congelare» badge e profili aziendali, è stata la scintilla che ha infiammato la protesta. L'agitazione ha visto coinvolti per il turno mattutino molti operatori Alitalia addetti al Net, e anche lavoratori della compagnia aerea che non interessati dagli esuberi, oltre ad addetti all'handling nemmeno dipendenti di Alitalia.

 

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Insomma, una protesta improvvisata per «solidarietà» ai 25 colleghi da oggi in mobilità, che ha paralizzato a lungo il sistema automatico per la consegna dei bagagli nello scalo aeroportuale romano, lasciando a terra tra 1.500 e duemila valigie non consegnate né smistate nelle poco più di quattro ore di protesta, tra nastri fermi e aerei che decollavano con la stiva vuota.

 

Se il Pd ha espresso «solidarietà» per la protesta dei lavoratori «licenziati senza preavviso», Alitalia in un comunicato ha minimizzato l'accaduto. La compagnia aerea ha parlato di un «disguido» nella sospensione dei 25 profili che avrebbe creato «un po' di agitazione» tra i lavoratori e «qualche ritardo» nella consegna o nel transito dei bagagli, quasi derubricando i disagi a frutto di un problema tecnico-logistico più che sindacale.

 

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Ma è un fatto che per la ripresa regolare del servizio si è dovuto attendere il cambio di turno, nel primo pomeriggio, quando i dipendenti che hanno messo in piedi l'agitazione sono tornati a casa e l'attività al Net - presidiato dalla polizia, è finalmente ricominciata. Anche grazie all'entrata in azione della «task force» per l'handling di Adr che si è messa in moto su richiesta di Alitalia alle 13.30.

 

Una replica dello «sciopero bianco» che all'inizio di agosto scorso, nel pieno delle trattative per l'accordo con Etihad e in periodo di alta stagione per il turismo, ha mandato per giorni in tilt il sistema di movimentazione dei bagagli a Fiumicino. Per quattro giorni le valigie restate a terra continuarono ad accumularsi, costringendo Alitalia a un sforzo logistico ed economico, costato circa un milione di euro, per restituire nell'arco di una decina di giorni - facendoli viaggiare per via aerea o con tir spediti in mezza Europa - i quasi 20mila colli «bloccati» in aeroporto ai legittimi proprietari.

 

Gli effetti della protesta del due novembre, secondo Alitalia, dovrebbero durare meno. Da ieri i bagagli rimasti a terra vengono caricati sui voli con spazio in stiva disponibile, e dovrebbero raggiungere tutti la propria destinazione entro la giornata di oggi.

 

 

2. DIETRO IL CAOS LA PARTITA GOLDMAN-EMIRATI-BENETTON

Fabrizio Ravoni per "il Giornale"

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È bastata un'indiscrezione di Dagospia - il Qatar ha messo gli occhi su «Aeroporti di Roma» - per aprire la partita sull'assetto societario di Adr.

 

Piccolo passo indietro. Etihad ha comprato Alitalia. Etihad è una delle due compagnie aeree degli Emirati arabi uniti. E non ha mai nascosto di avere l'ambizione di fare di Fiumicino un punto nevralgico dei propri collegamenti, soprattutto verso il continente americano. L'aeroporto di Fiumicino, però, non è dell'Alitalia. È una società controllata dalla famiglia Benetton.

 

Verosimilmente, quindi, se Etihad punta sull'aeroporto di Fiumicino deve scendere a patti con la famiglia Benetton. Dopo l'indiscrezione di Dagospia, sono iniziati a circolare rumors (regolarmente smentiti: secondo prassi consolidata) sull'intenzione dei Benetton di ridurre la presenza azionaria (60%) dentro Aeroporti di Roma. O su altri soci interessati a cedere le quote di minoranza, come Goldman Sachs.

 

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Il risultato è stato lo sciopero di ieri dei bagagli. Direttamente o indirettamente (consciamente o inconsciamente) le sigle sindacali che hanno bloccato la consegna dei bagagli hanno fatto il gioco di chi sta negoziando la cessione di una quota di Adr.

Hanno fatto cioè capire che chiunque si avvicini alla società deve superare l'intermediazione sindacale. Specularmente, chi ha bloccato la consegna dei bagagli ha fatto il «gioco sporco» per i padroni. Con l'unico risultato di alzare sul prezzo della cessione di una quota (nel caso di quelle di minoranza) o di ridurre il prezzo (nel caso di quella di maggioranza).

 

Un meccanismo assai rischioso per i lavoratori. Ma che chi controlla la società sta gestendo con grande capacità, facendo intravvedere l'interesse di investitori arabi. Senza considerare un particolare. Difficilmente il Qatar può mostrarsi interessato per rilevare una quota di Adr visto che è ufficiale l'interesse degli Emirati per lo scalo romano. E se lo fa è solo per agitare le acque di una trattativa complicata.

 

Quindi, più verosimilmente, passeranno di mano quote di minoranza; senza intaccare il controllo da parte dei Benetton.

 

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E la famiglia di Ponzano Veneto prima di negoziare il controllo di Adr deve spiegare ai potenziali acquirenti come intende rispettare gli impegni assunti con il governo per il rilascio della concessione. E la prima cosa che deve spiegare è come intende sviluppare l'infrastruttura aeroportuale.

 

I Benetton vorrebbero farla crescere verso nord, verso Maccarese. Cioè, sui propri terreni. La società agricola Maccarese fu una delle prime privatizzazioni dell'Iri dei tempi di Prodi. La comprarono i Benetton. Ed ora su quei terreni agricoli vorrebbero far sviluppare le nuove piste (con ricche plusvalenze); ma con poche autorizzazioni.

 

Le autorità amministrative locali, però, sarebbero di diverso avviso. E vorrebbero che l'aeroporto di Fiumicino avesse una proiezione diversa. Ed anche su questo argomento, è in corso un negoziato.

AEROPORTO ROMA FIUMICINO AEROPORTO ROMA FIUMICINO

 

Resta un dato. I Benetton sanno di avere in mano un capitale da poter sfruttare e stanno cercando di alzare sul prezzo finale.

 

E i lavoratori che hanno bloccato la consegna dei bagagli (metà erano lavoratori Alitalia, metà dell'aeroporto di Fiumicino) hanno finito per assecondare - indirettamente e, forse, inconsciamente - i giochi in corso sull'assetto azionario di Adr.

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