TELECOM-MEDIA DELLE PARTI - PATUANO MEDIA TRA TELCO DA UNA PARTE E IL DUPLEX FOSSATI-GAMBERALE DALL'ALTRA. IN PALIO PER LUI C'E’ UNA POLTRONA NEL PROSSIMO CDA. INTANTO IL CONSIGLIO DI OGGI HA RIMANDATO TUTTO AL 27 E MINUCCI RESTA “PRESIDENTE”

Carlotta Scozzari per Dagospia

E' un momento delicato per l'amministratore delegato di Telecom Italia, Marco Patuano. Ormai mollato dagli spagnoli di Telefonica, primi soci di Telco, la cassaforte che custodisce il 22,4% della società delle telecomunicazioni, il manager quarantanovenne sta cercando nuove sponde tra gli azionisti.

Con questo obiettivo, sembra che negli ultimi tempi Patuano si sia messo a "flirtare" con i soci di minoranza guidati da Marco Fossati, che con il veicolo Findim ha il 5% di Telecom, e dall'associazione dei piccoli azionisti dell'Asati. Questi ultimi da un po' di mesi a questa parte stanno chiedendo a gran voce un cambio repentino nella plancia di comando della società telefonica. In particolare, Fossati, forte anche del sostegno del numero uno di F2i Vito Gamberale, e l'Asati sognano un consiglio di amministrazione più "democratico" e che rispecchi meglio la compagine sociale. Anche perché ora Telco esprime la bellezza di quattro quinti del cda.

In questa loro richiesta, ovviamente, i piccoli soci si scontrano con le resistenze della cassaforte prima azionista di Telecom, a sua volta riconducibili alle posizioni nette dei soci di Telefonica e di Mediobanca e a quelle più sfumate di Intesa Sanpaolo e Generali. Insomma, da una parte, Fossati e l'Asati premono perché il cda si apra a tutti gli azionisti e, dall'altra, i soci di Telco, che in Telecom hanno sempre fatto il bello e il cattivo tempo con appena il 22,4% del capitale, spingono per conservare i propri privilegi.

Ed è proprio in questo contesto che Patuano si gioca la poltrona di amministratore delegato: il manager sta tentando di mediare tra le due parti per fare passare la soluzione di compromesso di un consiglio di amministrazione che mantenga gli attuali 11 componenti, otto di espressione di Telco più tre in mano ai soci di minoranza, ma che sia formato da un maggiore numero di indipendenti e che affidi la presidenza e i comitati di controlli agli azionisti più piccoli.

Se Patuano riuscirà nell'ardua impresa, ora che ha perso l'appoggio degli spagnoli, potrebbe comunque conservare un posto al sole in Telecom, magari proprio in rappresentanza dei soci più piccoli. Anche perché è sempre più evidente che la luna di miele con Telefonica è finita, tant'è che gli spagnoli avrebbero già individuato un proprio uomo per la guida della società della telefonia: l'attuale numero uno di Alpitour Gabriele Burgio.

Se Patuano ce la farà a fare passare il compromesso tra Fossati e Telco si vedrà nel consiglio di amministrazione già fissato per il 27 febbraio. Il cda di oggi ha deciso che qualsiasi modifica allo statuto in fatto di governance sarà rinviata al 27. E che la presidenza, fino all'assemblea di aprile chiamata a rinnovare i vertici, resterà in mano ad Aldo Minucci, attuale vicepresidente vicario di Telecom. "Se scrivete che Minucci è presidente non sbagliate", ha detto oggi ai giornalisti il consigliere Tarak Ben Ammar. Sarà da vedere se sbaglierà o no chi scriverà che Patuano resterà alla guida di Telecom anche dopo l'assemblea di aprile.

 

MARCO PATUANOPATUANO MARCO FOSSATI jpegTarak Ben Ammar Vito Gamberale

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”