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MAL MEDITERRANEO - IL CAPO DEGLI ARMATORI DELLA PESCA STA CON IL PROCURATORE ZUCCARO E CONFERMA I SOSPETTI SUI CLANDESTINI: “PRIMA ARRIVAVANO BAGNAROLE, ORA GOMMONI FABBRICATI IN SERIE: È TUTTO ORGANIZZATO” - SULLE ONG: “LA MAFIA SICILIANA È IN GRADO DI INFILTRARE IL MONDO DEL VOLONTARIATO..."

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Paolo Giovannelli per la Verità

 

Lui ascolta le voci del popolo.Fa base a Catania, gira per i porti della Sicilia. Alfio Fabio Micalizzi, 44 anni, è da 2 anni e mezzo al timone della Federazione armatori siciliani della pesca. È anche presidente regionale di Consitalia, associazione di consumatori attiva a livello nazionale. Micalizzi difende a spada tratta il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, l' uomo che ha messo in dubbio la correttezza dell' operato di alcune Ong che si occupano di salvataggi dei migranti fra le coste africane e quelle italiane.

 

Lei chiede per il procuratore Zuccaro «maggiore tutela e sicurezza». In che senso?

«Credo che la sua carriera sia in pericolo, che qualcuno voglia fermare la sua azione.

Si è messo contro un giro d' affari colossale, con molti soldi facili in mezzo. Diciamocela tutta: se pensiamo che gli immigrati vengano trattati dignitosamente nei centri di accoglienza, come il Cara di Mineo, allora non conosciamo la realtà. A volte ci "sorprendiamo" di qualche rivolta, o facciamo finta di farlo, ma tutti sappiamo che i servizi che vengono erogati sono scadenti, spesso pessimi. Siamo ormai consapevoli di non accogliere questa gente "col cuore", ma per soldi. Ammiro Zuccaro per il coraggio e l' alta professionalità che ha dimostrato, per aver sollevato una questione complessa, difficile da trattare e dove essere mal interpretati è facile».

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Che idea si è fatto, lei che conosce da una vita il Mediterraneo?

«Lo dico a scanso d' equivoci: siamo uomini di mare e la vita, soprattutto al largo, è sacra due volte. I pescatori hanno salvato molti migranti, è fuori dubbio. Il punto non è, quindi, salvare o non salvare chi sta per annegare».

 

E qual è il punto?

 

«Negli anni, abbiamo notato un costante e forte aumento del numero dei salvatori e, conseguentemente, di stranieri che sbarcano a terra. I quali, una volta usciti dai centri che li accolgono, fuori dalla rete dei cosiddetti "servizi", non si sa bene dove vadano a finire».

ALFIO FABIO MICALIZZIALFIO FABIO MICALIZZI

 

 

Quindi, in base al vostro «occhio», qualcosa non torna?

«Difendiamo Zuccaro e siamo d' accordo con la sua richiesta di maggiori poteri e strumenti d' indagine proprio perché è indispensabile saperne di più, a fondo, su chi gestisce ogni tipo di servizio rivolto ai migranti».

 

Ad esempio?

«Andando per mare, ad un certo punto, ci siamo accorti che gli stranieri non giungevano più a bordo dei vecchi e grandi barconi libici o comunque africani, quelli in legno, colorati. Erano su imbarcazioni più leggere, gommoni, molte delle quali identiche, fabbricate dalle stesse aziende. Da questi particolari abbiamo compreso che qualcosa era cambiato, che le fughe da nazioni difficili erano meno spontanee. Più organizzate, direi. Magari un po' troppo».

 

E poi?

«Vanno assolutamente indagati anche altri tipi di servizi per i migranti. Dai servizi funebri alle cure dei sopravvissuti, dalla quantità e qualità del cibo distribuito, all' arrivo ai porti. Una cosa interessante è comprendere, nave per nave, come viene stabilito il porto di sbarco, che dovrebbe essere sempre quello più vicino al luogo dell' imminente naufragio, alla logica secondo cui vengono distribuiti i migranti nelle varie località».

 

C' è altro?

«Mi permetto di suggerire alle Procure che da anni ricevono nostre segnalazioni, in particolare quelle di Roma e Napoli, d' indagare su come e a chi vengono assegnate le dismissioni e demolizioni delle imbarcazioni degli immigrati e, soprattutto, sulle modalità di smaltimento dei "rifiuti speciali", tipo il carburante e gli oli che restano all' interno dei natanti».

ONG E MIGRANTIONG E MIGRANTI

 

A metà del 2016, in un suo esposto alla Procura di Catania volto ad aprire un' indagine conoscitiva, chiedeva lumi sul lavoro delle Ong e il traffico dei migranti.

«L' ho fatto perché ci sono certamente Ong sane, però possono esserci anche le mele marce. In tal caso, bisogna aiutare Zuccaro e altri procuratori a individuarle. La mafia siciliana, interessata al controllo del traffico e all' accoglienza degli immigrati, è in grado di infiltrare il mondo del volontariato che effettua salvataggi in mare. Sotto la regia di "Mafia capitale", in connubio coi suoi referenti in Calabria, Puglia e Campania, l' ha già fatto sul versante accoglienza».

 

Secondo voi Zuccaro ci ha visto giusto, quindi.

 

«Vogliamo essere solidali ma nella chiarezza e nella trasparenza dei fatti, nell' interesse degli stessi migranti e dei siciliani. Insieme al presidente nazionale dell' associazione Nuovi consumatori europei, Nunzio Vasta, in tempi non sospetti, già chiedevamo nei nostri esposti denuncia "se i salvataggi e gli arrivi dei migranti avessero un legame anomalo col business dell' accoglienza e dell' assistenza".

 

Adesso, per difendere le intuizioni di Zuccaro, siamo pronti a organizzare manifestazioni di popolo.

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In molti la pensano all' opposto sul procuratore.

«Zuccaro, questo deve essere chiaro, si sta scontrando con poteri forti e invisibili, financo al di fuori dei confini italiani, proprio perché gli interessi economici in ballo sono quelli dell' enorme affare dei migranti. Essi stessi vittime di un sistema che, una volta sfruttata la loro immagine, li abbandona. Chi vigila, infatti, sul loro buon inserimento nella nostra società?

 

Questo è un problema di cui anche le Ong, quelle serie, dovrebbero iniziare a occuparsi, altrimenti ci ritroveremo con un numero crescente di sbandati, senza fissa dimora, sparpagliati specie in Sicilia e nel resto del Meridione. A Catania, ad esempio, abbiamo chiesto di conoscere esattamente quanti siano gli stranieri sbarcati presenti sul territorio e dove vanno a finire».

 

Vi siete fatti delle idee?

«Quando non siamo in barca, ma giriamo in auto, non possiamo non notare che dalle parti dell' aeroporto di Catania, in località San Giuseppe La Rena, c' è un assembramento di stranieri quantomeno irregolare. Però dal municipio non ci rispondono».

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