giglio magico fondazione open donatori

LA SERA ANDAVAMO ALL'HARRY'S BAR - LA CENA DEL 15 GENNAIO 2016 TRA IL “GIGLIO MAGICO” (BIANCHI, BOSCHI, LOTTI, CARRAI E CARBONE) E UNA VENTINA DI DONATORI DELLA FONDAZIONE “OPEN” DA PAOLO FRESCO ALL’ARMATORE VINCENZO ONORATO FINO A LUCA GARAVOGLIA, DEL GRUPPO ALICROS-LAGFIN, TITOLARE DEL MARCHIO CAMPARI - LA LISTA DEI PRESENTI

Marco Lillo per il “Fatto quotidiano”

 

La ricevuta fiscale da 1.610 euro è stata trovata dalla Guardia di Finanza durante la perquisizione dello studio dell' avvocato Alberto Bianchi a Firenze. Spillata al documento c'era la corrispondenza in mail con il commercialista Massimo Spadoni che chiedeva precisazioni a Bianchi al fine di imputare la spesa (non esosa visto il numero dei commensali) ai fini fiscali. Spadoni scriveva a Bianchi: "Come gia richiesto piu volte da Marco sulle ricevute dei ristoranti in special modo quelle di un certo importo scrivere o allegare elenco partecipanti e motivo".

 

 

LA CENA DEL 15 GENNAIO 2016 TRA IL GIGLIO MAGICO E I DONATORI DELLA FONDAZIONE OPEN

Bianchi allora invia a Spadoni la piantina del tavolo con i partecipanti. E così, grazie alla pignoleria del commercialista, disponiamo di uno spaccato dell' attività di fund-raising del Renzismo alla sua massima potenza. La cena è del 15 gennaio del 2016 all' Harry' s Bar di Lungarno Vespucci, fondato nel 1953, classico ed elegante. La sconfitta del referendum di dicembre 2016 era lontana e il richiamo della Fondazione Open era forte per gli imprenditori. Nella sua nota Bianchi definisce l' evento "Cena conviviale con contributori".

Nessuno degli imprenditori è indagato ma la piantina è un reperto importante del 'renzismo'. Per la Fondazione Open c' erano i tre big: Bianchi, Marco Carrai e Maria Elena Boschi più l' allora sottosegretario alla presidenza del consiglio Luca Lotti e il deputato Ernesto Carbone. E poi una ventina di 'contributori'.

alberto bianchi

 

La piantina piazza ai due capitavola Marco Carrai e Luca Lotti e al centro dei lati lunghi Bianchi e Boschi. C'erano i renziani della prima ora come Vito Pertosa (pugliese di Monopoli, 60 anni, titolare della Angelo Investments, fondo che investe in aziende innovative) e Luigi Pio Scordamaglia, amministratore delegato di Inalca, gruppo Cremonini ed ex presidente di Federalimentare.

 

Secondo la Guardia di Finanza, a Pertosa "sono riconducibili contributi volontari a favore della Fondazione per complessivi 100 mila euro dal 25 ottobre 2013 al primo agosto 2014". Mentre a Luigi Scordamaglia per la Gdf "risultano collegati i contributi volontari a favore della Fondazione Open, già Big Bang erogati da Luigi Cremonini, presidente della holding Cremonini Spa, e dalla Inalca spa per un totale di 100 mila euro nel periodo che va dal 9 settembre 2013 al 18 novembre 2014".

 

boschi carrai renzi lotti

La Guardia di Finanza nelle sue informative riporta le mail del luglio 2014 nelle quali Bianchi inoltra un gentile sollecito al finanziere Davide Serra e anche a Scordamaglia e a Pertosa (tutti contributori della prima ora) per chiedere di continuare i pagamenti alla Fondazione sulla base della ottimistica tabella di marcia stilata da Bianchi: 100 mila euro all' anno in quattro comode rate da 25 mila.

 

boschi lotti

La cena del 2016 serviva anche a rinsaldare i vecchi rapporti magari sulla base di quell'antico impegno contenuto nella mail dell' ottobre 2013 diretta a pochi eletti come Serra, Scordamaglia e Pertosa: "Marco (Carrai, ndr) e io siamo (Bianchi, ndr) il terminale delle vostre comunicazioni a Matteo ogni volta che non fosse possibile interloquire con lui direttamente, e comunque sapete che siamo sempre a vostra disposizione".

 

Al tavolo quella sera nel gennaio 2016 troviamo l' armatore Vincenzo Onorato.

Lui e le sue società hanno donato dal novembre del 2015 al luglio del 2016, secondo la Guardia di Finanza, 300 mila euro alla Open. Poi l' allora amministratore delegato di Nexive, ora passato a guidare il colosso dei buoni pasto Edenred, Luca Palermo. Come altri commensali dell' Harry's bar (Roberto Maretto e Pietro De Lorenzo) Palermo non risulta censito nelle informative della Finanza come contributore della Open.

vincenzo onorato

 

Poi troviamo Roberto Naldi, vicepresidente di Aeroporti di Toscana, dove Marco Carrai è presidente, nonché presidente di Corporacion America. Da ottobre 2014 a novembre 2016 le società che fanno capo a Naldi hanno donato a Open ben 100 mila euro in tutto, secondo la Gdf. A tavola quella sera c' erano due vecchi amici di Matteo Renzi, i fratelli Leonardo e Marco Bassilichi, titolari dell' omonima società e ora al vertice del gruppo Nexi, specializzato in carte di credito e servizi finanziari.

paolo fresco matteo renzi

 

Le società Karat e Bassilichi hanno donato alla Fondazione renziana dal 2012 al 2016 una somma di 100 mila euro. A cena, seduto al fianco di Maria Elena Boschi secondo la piantina, c' era anche Paolo Fresco, l' ex amministratore del gruppo Fiat, notoriamente amico di Marco e socio del fratello Stefano Carrai (presente anche lui a cena) nella società agricola Chiantishire. La GdF riporta versamenti per 50 mila euro provenienti da Fresco e dalla moglie, risalenti al settembre del 2012.

 

Più recenti e importanti i versamenti riferibili secondo la Guardia di Finanza alla famiglia di Riccardo Maestrelli, seduto secondo la piantina dal lato di Lotti. La famiglia, secondo la Gdf ha donato a Open 300 mila euro nel 2017-2018.

 

RICCARDO MAESTRELLI

C' era anche Luca Garavoglia, del gruppo Alicros-Lagfin, titolare del marchio Campari.

Secondo la Gdf a lui farebbero capo le donazioni delle società del gruppo per 60 mila euro complessivi. Mentre 50 mila euro sono stati bonificati alla Open nel 2014 da Michele Pizzarotti, vice presidente della omonima grande impresa di costruzioni, presente anche lui al fianco di Lotti, secondo la piantina, alla cena. Infine c' era Gianluca Ansalone, allora dirigente della British American Tobacco (che ha donato dal 2014 al 2017 170 mila euro a Open per la Gdf) ora a capo delle relazioni pubbliche di Novartis.

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....