1. “PRONTO? PARLA UN FUNZIONARIO DELL’ONU. CERCO UNA BABY SQUILLO DA SCOPARE” 2. LE CHIAMATE ALLE LOLITE ROMANE PARTIVANO DAI TELEFONI DI MULTINAZIONALI COME ERNST & YOUNG O KPMG, AGENZIE ONU, PERSINO IL COMUNE DI CASALE MONFERRATO 3. CI SONO L’INTEGERRIMO DIPENDENTE DI UN ASILO NIDO E UN AVVOCATO, IL GROSSISTA DI SAPONI E UN FACOLTOSO COSTRUTTORE. E RISCHIANO DA 2 A 5 ANNI DI GALERA 4. NON SOLO PARIOLI: CI SONO ALTRI APPARTAMENTI IN PRATI E AL SALARIO. E PURE LO ZAMPINO DELLA MALA ROMANA: “SEI UN PUTTANIERE INGENUO. NON FAR ARRABBIARE I CASAMONICA” 5. ALLA MADRE ARRESTATA (“PURE LEI SUBÌ VIOLENZE DA PICCOLA”) SONO STATI TOLTI I FIGLI

1. TOLTI I FIGLI ALLA MADRE DELLA BABY SQUILLO SUL GIRO DEI PARIOLI L'OMBRA DEL CLAN - "ATTENTE, COSÌ FATE ARRABBIARE I CASAMONICA"
Maria Elena Vincenzi per "la Repubblica - Roma"


Dopo il sesso e la droga, spunta anche la mala romana nell'inchiesta sulle babysquillo dei Parioli. Proprio ieri il tribunale del Riesame ha confermato la custodia cautelare per i tre dei cinque arrestati che avevano fatto ricorso (facendo però cadere per il commercialista Riccardo Sbarra le accuse di induzione alla prostituzione e di produzione di materiale pedopornografico).

Resta in carcere anche la madre di una delle due adolescenti alla quale hanno tolto la patria potestà di entrambi i figli: la donna, ormai fuori dall'isolamento, è distrutta e pare non rendersi conto di quello che è successo. Per questo il suo avvocato ha chiesto una perizia psichiatrica. Ma l'inchiesta continua e promette nuovi scenari, anche per quanto riguarda i clienti.

Nei tabulati telefonici elaborati dai carabinieri del nucleo investigativo, infatti, spuntano nomi eccellenti. Aziende importanti come la Kpmg, società di consulenza, la Ernst&Young, l'International Fund for Agricoltural Development, agenzia dell'Onu, e persino il comune di Casale Monferrato.

I carabinieri, coordinati dal procuratore aggiunto Maria Monteleone e dal pm Cristiana Macchiusi, sono al lavoro per risalire a chi corrispondono quei numeri e, soprattutto, se gli intestatari hanno effettivamente avuto rapporti con le due minorenni.

Un giro in cui non manca nemmeno la mala romana: tra i messaggi intercettati ce ne è uno tra due arrestati, Mirko Ieni e Mario De Quattro, accusato di aver tentato di estorcere a una delle due adolescenti 1500 euro ricattandola di mandare ai suoi genitori il video di un rapporto.

Ed è proprio per questo che Ieni lo contatta: «Eviterei di proseguire (nell'estorsione, ndr) onde evitare di essere perseguitato penalmente. Arrivederci penso che la storia finisca qui». Poco più tardi, sempre Ieni (o forse la minore dal suo telefono), incalza: «Sei e rimani un puttaniere di poco gusto e soprattutto ingenuo, questa volta ti è andata male ma penso che dovrai cambiare metodo... soprattutto perché far arrabbiare un Casamonica non è piacevole».

Ieni, evidentemente, millantava amicizie con la nota famiglia romana più volte coinvolta in inchiesta sulla criminalità organizzata e non solo. De Quattro, convinto di parlare con una delle due adolescenti, risponde: «Se non c'ero io stavate tutte in galera, compreso chi vi sfrutta».


2. LE CHIAMATE ALLE BABY SQUILLO CON I TELEFONI DELLE MULTINAZIONALI
Rinaldo Frignani per il "Corriere della Sera"

Trentatré pagine di tabulati telefonici. Quasi la metà delle utenze intestate a donne, alcune a cittadini stranieri, per lo più nordafricani o arabi. Ma nel lungo elenco di clienti delle baby squillo dei Parioli spiccano i nomi di molte società con sede in tutta Italia. Ci sono anche sigle prestigiose, quelle di multinazionali. La conferma del salto di qualità nell'inchiesta sul giro di prostituzione minorile che sta sconvolgendo la Capitale. E non solo. Da giorni i carabinieri del Nucleo investigativo esaminano quei tabulati per identificare chi ha contattato i telefoni cellulari delle due ragazzine e chi ha poi effettivamente avuto rapporti sessuali con loro.

Un lavoro certosino, lungo e delicato. Ma ci sono pochi dubbi che a chiamare le minorenni, dopo aver trovato il numero su «bakecaincontri.com» o aver contattato uno degli sfruttatori, siano stati alcuni dipendenti di quelle società con i telefoni aziendali, oppure mariti - o figli - di donne che risultano solo intestatarie del contratto e quindi sono ignare di tutto. Non solo a Roma, ma anche a Milano, Torino, Verona, Trento, Bergamo, Sassari, Latina, Siena, Venezia, Catania, Bari, Napoli e in molte altre città.

Un vortice di telefonate per chiedere informazioni, contrattare tariffe, prendere appuntamenti che, a questo punto, potrebbe non aver coinvolto soltanto le due minorenni fin qui interrogate dagli investigatori ma anche altre ragazzine della stessa età. I carabinieri stanno approfondendo proprio questo punto: il sospetto è che ci siano amiche o conoscenti delle «lolitine» che hanno seguito le loro orme, attirate dai soldi facili e dalla cocaina.

Stupefacente utilizzato anche durante le vacanze a Ponza dove una delle minorenni ha ammesso «di aver maneggiato la droga, ma non l'ho passata a nessuno. Era la mia amica che la comprava, non nego che quando ce l'avevo sotto gli occhi non la usassi, la prima volta l'ho usata a Ponza. Lì l'abbiamo data ai nostri amici, tre, tutti di 16 anni».

Proprio due degli sfruttatori, Mirko Ieni (accusato anche di spaccio) e il caporalmaggiore dell'Esercito Nunzio Pizzacalla, con la madre di una delle giovani, resteranno in cella: i giudici del Riesame hanno respinto le richieste di scarcerazione dei loro avvocati. Michael Mario De Quattro, sotto inchiesta per aver ricattato una baby squillo con il video del loro rapporto sessuale, è già ai domiciliari per motivi di salute e il commercialista-cliente Riccardo Sbarra ha deciso di non rivolgersi al Tribunale della Libertà.

«Chiederò la perizia psichiatrica per la mia assistita», rivela invece Nicolò Santoro, avvocato della madre reclusa. Vittima di abusi del padre quando era ragazza, l'ex barista potrebbe vedersi togliere, oltre alla figlia quindicenne, anche il figlio dodicenne, con problemi di salute, che potrebbe raggiungere la sorella in una casa-famiglia. Non si dà pace la zia: «Giorni fa mi ha detto "te lo volevo dire, ma mi vergognavo troppo" - ha spiegato -. Mia sorella non sapeva tutto, ha avuto una vita difficile, ha subìto violenze».

Ogni giorno che passa si arricchisce di nuovi elementi. L'appartamento di viale Parioli non era l'unico frequentato dalle baby squillo. Ce n'erano anche al quartiere Trieste, a Prati. E i clienti dimostravano di apprezzare: «Sei veramente bella, mi serve una doccia ghiacciata», o «Domani sera devo accompagnare mia figlia a una festa e non posso muovermi. Dì alla tua amica se ha voglia di incontrarmi prossimamente». (...)


3. SESSO, RICATTI E VIDEOTAPE "QUI FINIAMO TUTTI DENTRO"
Grazia Longo per "La Stampa"

Ci sono l'integerrimo dipendente di un asilo nido e un avvocato. Il brillante funzionario di un'importante istituzione internazionale con sede nella capitale. Ma anche due manager di due differenti società di consulenza finanziaria milanesi. E non mancano neppure un grossista di saponi e detersivi e un geometra della provincia romana. Aggiungete un facoltoso costruttore e un rappresentante di elettronica di Verona e il registro degli insospettabili clienti delle due baby squillo dei Parioli è pronto per farci sprofondare nell'abisso della perversione.

Se indurre alla prostituzione una minorenne porta dritto in carcere, com'è avvenuto in questo caso per 5 persone (compresa la mamma della quattordicenne) anche pagarle in cambio di una prestazione sessuale è reato. Quando poi l'età è inferiore ai 16 anni è ancora peggio: si rischia una pena tra i 2 e i 5 anni.

Non sono giorni tranquilli, quindi, per la trentina di clienti delle due ragazzine: all'epoca dei fatti avevano 14 e 15 anni. Da pochi giorni ne hanno ciascuna uno in più. Belle e disinibite - ma a tratti anche impacciate e impaurite - hanno attirato dirigenti, imprenditori, commercianti da tutta Italia.

Questo esercito di uomini fedifraghi (quasi tutti hanno una relazione sentimentale stabile e alcuni pure figli) faceva e chiedeva di tutto. Tipo implorare le giovanissime prostitute di potere «andare prima con una poi con l'altra». O chiedere: «Mi farai tutto come ha fatto lei?» e via discorrendo con pressioni per prestazioni irripetibili.

I carabinieri del Nucleo investigativo, agli ordini del colonnello Sabatino e coordinati dal procuratore aggiunto Maria Monteleone e dal pm Cristiana Macchiusi stanno proseguendo nell'attività di identificazione dei tanti che si aggiungono di giorno in giorno nel registro degli indagati.

Un lavoro non semplice anche perché spesso dietro il nome delle intestazioni dei contratti telefonici ci sono società fittizie. Ma i risultati stanno venendo a galla. Tra gli indagati a piede libero c'è un trentacinquenne che ha fatto pazzie per la più grande, Vanessa. Lei sta per lasciare l'appartamento di viale Parioli 190, ma lui la tallona: «Io sto col Tmax, ce posso mette pure 'nattimo».

E le chiede: «Ma almeno sei carina? Sicuro?». E lei: «Alta, mora, tettona». Lui vorrebbe un rapporto non protetto, ma lei rifiuta. Allora lui recupera: «Dai sto scherzando... vabbè sei carina?» e si fionda con lo scooterone all'appuntamento. Un altro, che arriva con una Panda bianca, fa il galante dopo l'incontro e offre un passaggio a Vanessa.

Che resta sempre e comunque una ragazzina. Con desideri tipici della sua età. Durante l'interrogatorio del 28 ottobre scorso, racconta del «protettore» Marco Ieni, Mimmi, che ha trovato l'appartamento e a cui consegnava percentuali di «40, 50 e 100 euro, secondo le prestazioni».

Poi a un certo punto precisa: «Non sono mai stata con lui, perché brutto». Brutto, ma pronto a difendere la sua «preda» e i suoi facili guadagni - «600 euro al giorno» - dalle grinfie di Mario Michael De Quattro ai domiciliari perché cliente e ricattatore delle baby squillo. Quest'ultimo vuole 1.500 euro in cambio di video che ha girato alla quindicenne, Vanessa. Mimmi al telefono lo minaccia, alludendo a una famiglia in odor di camorra: «Far arrabbiare un Casamonica non è piacevole...».

E ancora: «Abbiamo la registrazione della sua prestazione e dell'estorsione di denaro, chiudiamola qui...». Ma De Quattro non molla: «Non hai capito un c..., vuoi la guerra e guerra sia». Nella conversazione si intromette Vanessa che dice al ricattatore: «Non hai capito un c..., finiamo tutti in tribunale con te, tranquillo quindi è meglio che la smetti».

Sappiamo com'è andata a finire. Ieri intanto il Tribunale del Riesame ha rigettato le richieste di scarcerazione. E la zia della quattordicenne, sorella della madre arrestata afferma: «Giorni fa mi ha detto "zia, io te lo volevo dire, ma mi vergognavo troppo". Quanto a mia sorella lei non sapeva tutto, ha avuto una vita difficile, ha subito violenze».

 

 

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