cure palliative sedazione profonda

ECCO COS'È, COME FUNZIONA E COME RICHIEDERE LA SEDAZIONE PROFONDA, CHE NON È EUTANASIA MA PERMETTE DI TRASCORRERE DIGNITOSAMENTE E SENZA SOFFRIRE GLI ULTIMI GIORNI DI VITA. È LEGALE, ED È IL METODO SCELTO DA MARINA RIPA DI MEANA, CHE COME ULTIMA VOLONTÀ HA CHIESTO DI DIFFONDERE QUESTO METODO PER 'ADDORMENTARSI' IN MANIERA DOLCE

 

 

Da www.agi.it

 

cure palliative

L’ultima volta che si era parlato diffusamente di sedazione profonda era stato a febbraio 2017. Dino Bettamin, macellaio settantenne di Montebelluna (Treviso), affetto da sclerosi laterale amiotrofica dal 2012, aveva deciso  di ricorrere alla sedazione palliativa profonda per restare addormentato fino alla morte, sopraggiunta lunedì 13 febbraio. “Voglio dormire fino all’arrivo della morte, senza più soffrire ”, e la sera del 5 febbraio la Guardia medica ha aumentato il dosaggio del sedativo che l’uomo prendeva già attraverso una flebo, e dal giorno successivo è iniziata la somministrazione degli altri farmaci previsti dal protocollo.

 

 

Ieri il messaggio video di Marina Ripa di Meana ha riproposto l’argomento. Ma cos’è esattamente la sedazione profonda? Quale la differenza con l’eutanasia? In estrema sintesi, una volta verificata la volontà della persona con una specifica informazione e spiegazione da parte del medico (in genere il trattamento è attuato da medici palliativisti anestesisti e da infermieri), al paziente vengono somministrati farmaci in grado di sedarlo profondamente, annullando la sua consapevolezza.

 

La sedazione, come definiscono i medici palliativisti, produce l’interruzione intenzionale della percezione della sofferenza, una sofferenza che non è solo data dal dolore fisico, ma può essere anche di tipo esistenziale.

 

TPI ha intervistato Luciano Orsi, anestesista rianimatore e palliativista, vicepresidente della Società Italiana di Cure Palliative, nata a Milano nel 1986 con l’obiettivo di diffondere e promuovere le cure palliative, e di occuparsi dei bisogni clinici e psicologici dei malati in fase avanzata e terminale. Alcuni suoi chiarimenti spiegano bene le differenze. I passaggi principali (leggi qui l’intervista integrale: https://www.tpi.it/2017/02/17/diritto-dormire-non-soffrire-sedazione-profonda-non-eutanasia/#r ):

 

cure palliative sedazione profonda

“Sono due procedimenti completamenti diversi. Diversi sono gli obiettivi, i mezzi utilizzati e i contesti. L’intervento palliativo è un atto terapeutico con cui si vuole liberare il malato dalla sofferenza. L’eutanasia, invece, è la volontà di porre fine alla vita attraverso un farmaco, su esplicita richiesta del malato”.

 

il testamento di marina ripa di meana a radio radicale e maria antonietta farina coscioni

“In Italia non c’è una norma specifica sulla sedazione profonda, ma esiste una legge sulle cure palliative, la numero 38 del 2010, votata all’unanimità in parlamento. È un testo che ci invidiano tutti gli altri paesi europei. Sancisce che le cure palliative, ormai entrate di fatto nei Lea, i livelli essenziali di assistenza, sono un diritto del cittadino. Ciò vuol dire che tutte le procedure terapeutiche che rientrano in questa categoria, compresa la sedazione profonda, sono lecite dal punto di vista legale, giuridico e deontologico”.

 

“Si usano farmaci sedativi, non la morfina. Nel caso in cui i sintomi della malattia, quali ad esempio il dolore, la fatica nella respirazione, il delirio, cominciano ad aggravarsi, i farmaci vengono somministrati progressivamente nel corso di giorni. Se invece il paziente grava in uno stato emergenziale, come ad esempio un’emorragia interna o esterna, oppure un soffocamento, si procede con una somministrazione rapida per togliergli coscienza”

 

il testamento di marina ripa di meana a radio radicale e maria antonietta farina coscioni

La decisione finale è condivisa tra un paziente cosciente e in grado di relazionarsi, che deve dare il proprio consenso, e il gruppo di medici, infermieri e psicologi che si occupa del trattamento palliativo. Dato che l’equipe sanitaria prende in carico la persona malata negli ultimi mesi di vita, se l’assistito lo desidera ha tutto il tempo per confrontarsi con chi gli sta vicino ogni giorno, dunque valutare, anticipare una scelta e poi dare il consenso nella fase finale. Più che una decisione, è un processo decisionale, maturato insieme passo dopo passo, in cui è fondamentale l’intesa, l’alleanza terapeutica tra il malato e coloro che lo assistono”.

 

“Tutte le ricerche scientifiche in merito hanno ampiamente dimostrato che la sedazione palliativa profonda non anticipa né accelera la morte. Al massimo, può solo allungare i tempi di sopravvivenza, non certo accorciarli. In certi casi, infatti, il malato sedato tende a vivere un po’ più a lungo di quello non sedato”.

il testamento di marina ripa di meana a radio radicale e maria antonietta farina coscioni

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