
MA È “IL FOGLIO” O LA GAZZETTA DI NETANYAHU? GIULIANO FERRARA E CLAUDIO CERASA SI SCHIERANO IN DIFESA DI ISRAELE, FINITO NELLE GRINFIE DELLA DESTRA MESSIANICA DI BEN GVIR E SMOTRICH - FERRARA DEFINISCE ISRAELE “SOCIETÀ OCCIDENTALE PIÙ LIBERA AL MONDO": "QUELLA DI GAZA E' UN'IMPRESA DIFENSIVA IMPOSTA DA CIRCOSTANZE DI IRA E FURIA" - CERASA LODA E IMBRODA GIORGIA MELONI: “GERMANIA E L’ITALIA HANNO MOSTRATO UN SENSO DI RESPONSABILITÀ E UN CORAGGIO FUORI DAL COMUNE RISPETTO AI TEMI LEGATI AL MEDIO ORIENTE…”
1. ALTRO CHE SPARTA. ISRAELE È LA SOCIETÀ OCCIDENTALE PIÙ LIBERA AL MONDO
Estratto dell’articolo di Giuliano Ferrara per www.ilfoglio.it
articolo sul foglio di giuliano ferrara su israele
Israele come Super Sparta è un concetto più che ambiguo, sinistro direi, che accende una luce inquietante sul comportamento di Netanyahu, che è un uomo colto, viene da una famiglia addirittura insigne nell’erudizione storica, dunque non parla a caso.
Il premier israeliano si è corretto, come per richiamare e definire e circoscrivere meglio il suo assunto che contraddice radicalmente la nozione di democrazia israeliana assediata, fondamento della solidarietà internazionale con il focolare degli ebrei e lo stato guarnigione che lo difende, in particolare oggi, dopo il 7 ottobre 2023, sotto la guida disperata e disperante ma solida di un capo di governo accusato delle peggiori nefandezze, criminalizzato e isolato nella maggioranza della comunità internazionale e in parte del suo paese stremato da una guerra crudele e infinita.
Pare che lo spavento per la dimensione economica autarchica del concetto, che ha avuto immediati riflessi in Borsa, lo abbia convinto alla rettifica. Ma non basta. Bisogna capire meglio o fallire meglio nel tentativo di capire che cosa sta succedendo a Israele.
Se sbarazziamo il campo da metafore falsissime e velenose, come il suicidio di Israele o il genocidio dei palestinesi, se non accettiamo l’idea di una regressione della democrazia israeliana in tandem con la regressione drammatica della democrazia americana sotto Trump, non resta che riandare alle radici del conflitto, alla sua vera dimensione, alla sua natura.
l'esodo dei palestinesi da gaza city foto lapresse 6
Sparta è collettivismo, autarchia, disciplina, schiavitù per gli iloti, militarismo, diarchia e oligarchia di una casta forgiata sul modello oplitico, che non lavora e per così dire ozia nella lotta permanente [...]
L’Israele che conosciamo e che amiamo è invece basato sulla forza della memoria, sul fatto che ciò che per gli altri è una notazione da libro di storia, per gli ebrei di Israele è originario richiamo esistenziale e garanzia di sopravvivenza agli scomparsi della Shoah, dello sterminio degli ebrei d’Europa in quanto ebrei, la soluzione finale.
GIORGIA MELONI - BENJAMIN NETANYAHU
La forma della memoria non è solo una grande letteratura, la coltivazione chiassosa del tremendo silenzio dopo Auschwitz, è anche l’estrema e indiscutibile promozione della libertà civile in un mondo che non la conosce, che la rinnega ogni giorno, che la odia, che vuole distruggerla.
L’Israele che conosciamo e amiamo e difendiamo in un mare di incomprensione e di disdoro travestito da ansia umanitaria è l’inventiva felice di generazioni tra socialismo nazionalismo e patriottismo vero, con un ingrediente di fondo che non contraddice ma incrementa la sua formidabile modernità culturale e tecnologica: uno spirito romantico, e per certi aspetti decadente, che spinge alla democrazia politica con una forza e violenza inverosimili. [...]
l'esodo dei palestinesi da gaza city foto lapresse 7
Netanyahu è costretto a dire cose che si spera non abbia nemmeno in sogno concepito, sarebbe un incubo oppure un indizio di degenerazione da combattere, quando attribuisce il carattere di Sparta a Tel Aviv, a Haifa, a Gerusalemme.
Quella di Gaza è un’impresa tragica e difensiva, imposta da circostanze di ira e furia, una storia in cui la pietà si è rannicchiata in un cantuccio e nessuno davvero è più in grado di scovarla, tanto che la si è potuta accompagnare, questa storia, perfino con un linguaggio biblico, i carri di Gedeone.
L’isolamento, l’incomprensione, le accuse lancinanti, l’ipocrisia, l’odio anti israeliano, antisionista, antisemita sono i cattivi consiglieri che hanno suggerito l’estremo paradosso, un marchingegno retorico di pessima fattura, di commisurare al modello spartano la società occidentale più libera del mondo.
articolo sul foglio di claudio sull atteggiamento dell italia su israele
2. CONTRO IL TERRORISMO, CONTRO L'ESTREMISMO. LA SAGGEZZA ITALIANA IN MEDIO ORIENTE, CON SVOLTE IN VISTA
Estratto dell’articolo di Claudio Cerasa per www.ilfoglio.it
La tragica guerra difensiva che dal 7 ottobre del 2023 Israele sta portando avanti in modo inevitabilmente sproporzionato contro i terroristi che hanno minacciato la sua stessa esistenza su sette differenti fronti militari – Gaza, Libano, Cisgiordania, Siria, Iraq, Yemen e Iran – ha costretto molti storici alleati e amici di Israele a fare i conti con un problema [...] come si fa a trovare un equilibrio sul medio oriente tale da non rimuovere le cause reali del conflitto, tale da non derogare mai alla difesa di Israele, tale da non chiudere gli occhi rispetto al dramma di Gaza, tale da non assecondare nella difesa dei civili innocenti morti nella guerra un sentimento di odio nei confronti del popolo ebraico?
Molti paesi europei, alla prova dello stress test della guerra in medio oriente, sono riusciti solo per pochi mesi a governare i comprensibili sentimenti isterici prodotti nell’opinione pubblica dalla guerra di Israele. [...]
In Europa, però, ci sono due eccezioni positive, due esempi di equilibrio, che riguardano la Germania e l’Italia: due paesi che per forza di cose, anche a causa di un passato totalitario che pesa come un macigno sulle spalle quando si parla di popolo ebraico, almeno finora hanno mostrato un senso di responsabilità e un coraggio fuori dal comune rispetto ai temi legati al medio oriente, riuscendo a mettere in piedi una politica estera su questi temi non scontata e non così diffusa e così riassumibile:
l'esodo dei palestinesi da gaza city foto lapresse 5
nessuna ambiguità su chi sia in questa guerra l’aggressore e chi l’aggredito, critiche all’operato di Netanyahu senza demonizzazioni di Israele, vicinanza al popolo palestinese senza cedimenti a Hamas, richieste di tregua senza rimozione del dramma degli ostaggi, denuncia chiara delle responsabilità iraniane nella destabilizzazione del medio oriente, tolleranza attiva rispetto alle operazioni antiterrorismo portate avanti da Israele contro le milizie terroristiche in Libano, in Iran, nello Yemen, in Iraq, in Siria, sensibilità contro l’antisemitismo senza considerare la denuncia dell’odio contro gli ebrei nel mondo come una distrazione rispetto al dramma di Gaza, apertura sul riconoscimento dello stato palestinese senza anteporre però al riconoscimento il disarmo di Hamas, la restituzione degli ostaggi e l’avvio di un percorso di pace da mettere nelle mani più dei paesi arabi che nelle mani dei teorici della riviera a cinque stelle di Gaza.
carri armati israeliani entrano a gaza city
I fatti di ieri, naturalmente, con l’ingresso dell’Idf a Gaza City, [...] spingerà l’Italia, secondo quanto apprende il Foglio, ad aggiungere al suo equilibrio un tassello ulteriore, un tassello diplomatico, attraverso il quale mostrare dissenso nei confronti delle mosse dell’esercito israeliano e delle sue azioni su Gaza City.
GIORGIA MELONI - BENJAMIN NETANYAHU
Operazione brutale, naturalmente, probabilmente finalizzata a mettere alle strette i terroristi e costringere Hamas a trovare un accordo, ma di fronte alla quale la comunità internazionale, per tutelare se stessa davanti alla crescita del dissenso nei confronti di Israele, potrebbe scegliere di assecondare le richieste europeiste di procedere a una qualche forma di sanzione soft: niente embargo totale, stop ad alcune parti dell’accordo commerciale con Israele, misure mirate contro ministri estremisti, sospensione di fondi bilaterali (non quelli alla società civile).
attacco israeliano a gaza city
Cercare un equilibrio in Europa per stare dalla parte di Israele senza stare dalla parte dell’estremismo e per stare dalla parte dei civili palestinesi senza stare dalla parte del terrorismo non è semplice. L’Italia, muovendosi in modo simmetrico con la Germania, finora ha trovato una terza via.
BENJAMIN NETANYAHU E GIORGIA MELONI A PALAZZO CHIGI
Il posizionamento c’è, è corretto, è saggio. Se al posizionamento venisse poi aggiunta anche una qualche forma di iniziativa creativa per trasformare il tesoretto di buon senso in un capitale diplomatico sarebbe un passo in avanti niente male. L’iniziativa non c’è, e se c’è è ben nascosta. Il buon senso sì, e almeno di questo, di fronte alla tragedia del medio oriente che ha spinto molti governi europei a rincorrere l’estremismo, forse ci si può rallegrare.
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migliaia di persone in fuga da gaza
attacco israeliano a gaza city
carestia a gaza 1
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