
È MORTA ALESSANDRA BALOCCO, AMMINISTRATORE DELEGATO DELL’AZIENDA DOLCIARIA DI FAMIGLIA – AVEVA 61 ANNI ED ERA MALATA DA TEMPO: AVEVA PRESO IL TIMONE DELL’IMPRESA NEL 2022, QUANDO A POCHI MESI DI DISTANZA ERANO SCOMPARSI PRIMA IL PADRE, ALDO, E POI IL FRATELLO, ALBERTO, COLPITO DA UN FULMINE DURANTE UN’ESCURSIONE IN MONTAGNA…
Estratto dell’articolo di Giuseppe Bottero per www.lastampa.it
Si era fatta carico dell’azienda nell’estate maledetta del 2022, dopo il doppio lutto che ha sconvolto una famiglia e un pezzo di storia del Made in Italy.
«La perdita improvvisa di mio fratello, a distanza di meno di due mesi da quella di mio padre Aldo, è stata uno choc terribile per tutti noi. Mi sono trovata a ricoprire un ruolo molto impegnativo e a occuparmi della gestione dell’impresa senza il tempo necessario per elaborare la perdita», spiegava Alessandra Balocco, chiamata a gestire un passaggio delicatissimo per il gruppo dei dolci: prima la scomparsa del presidente storico, Aldo.
ALDO, ALBERTO E ALESSANDRA BALOCCO
Poi la tragedia che ha travolto il fratello Alberto, colpito da un fulmine durante un’escursione in montagna, sull’Assietta. Due perdite che avrebbero potuto travolgere una realtà produttiva, e invece […] l’hanno resa più forte. «Ho vissuto una tragedia a livello umano e personale che non mi ha impedito di focalizzarmi su ciò che porto avanti da oltre trent’anni», raccontava.
Oggi non c’è più neppure lei. Se ne va a a 61 anni, a tre anni da quella tempesta, dopo aver guidato Balocco attraverso uno dei periodi più complessi della sua storia. […]
Alessandra aveva raccolto l’eredità di una famiglia che ha attraversato un secolo di trasformazioni. «Non si arriva “per caso” ad avere quasi cento anni di tradizione imprenditoriale. È un cammino che ci rende orgogliosi, ed è frutto di tanta fatica, di tenacia, responsabilità e spirito di sacrificio. Sono le caratteristiche della nostra gente», spiegava nell’unica intervista, concessa a questo giornale.
Un colloquio in cui rivendicava un legame profondo. «Anche nei momenti più difficili non abbiamo mai preso in considerazione l’idea di spostare la nostra attività. Siamo e vogliamo continuare ad essere veramente e orgogliosamente italiani».
Da amministratrice delegata, Alessandra non ha solo custodito il patrimonio di famiglia: ha preso decisioni, ha investito, ha retto all’urto di eventi eccezionali.
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C’era un tesoro da tutelare, nel solco di una lunga eredità: niente fondi, niente Borsa. Tra i dolori, il cosiddetto Pandoro-gate, l’inchiesta sulla promozione del dolce natalizio firmato Chiara Ferragni. Alessandra ha sempre respinto ogni accusa: «Questa vicenda è stata oltremodo strumentalizzata», diceva, ribadendo la «convinzione di non aver messo in atto alcuna pratica commerciale scorretta nei confronti dei consumatori». Difendere la reputazione della società, per lei, era una missione: «Lavoro ogni giorno per proteggere la nostra realtà e chi ci lavora».
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PANDORO BALOCCO - CHIARA FERRAGNI
Alessandra non amava i riflettori. Parlava poco, ma con parole che pesavano. Amava il lavoro, la sua terra, la responsabilità. E amava la memoria. «Penso spesso ad Alberto. Era convinto che l’impresa sia una grande famiglia, il cui sviluppo è la somma del lavoro di molte persone, della capacità di ascolto e di confronto. All’imprenditore spetta il compito di tradurre tutto questo in una traiettoria di crescita rispettosa. In lui ho ritrovato molti tratti di quell’imprenditorialità dal volto umano che Adriano Olivetti seppe diffondere nel nostro Paese».
Per trattenere i giovani talenti, parlava di reputazione, di ambiente, di collaborazione. «Qui non esiste verticalizzazione ma spirito di squadra. Questo è il messaggio che vogliamo trasmettere, anche attraverso i nostri ragazzi, mia nipote Diletta e mio figlio Marco, che lavorano insieme a tanti giovani».
Ora tocca a loro, la nuova generazione.