vicinanza crocetta

CHE CAOS IL CROCETTA-GATE - I DUE GIORNALISTI, ZOPPI E MESSINA, CHE SCRISSERO SU “L’ESPRESSO” DELLA FRASE DI TUTINO CONTRO LUCIA BORSELLINO, ACCUSANO IL DIRETTORE DEL SETTIMANALE VICINANZA: “PARLA COL CULO NOSTRO. UN PO’ DI MINCHIATE LE HA FATTE, HA CAMBIATO IL TESTO...”

Giuseppe Lo Bianco per il “Fatto Quotidiano”

 

BORSELLINO - TUTINO - CROCETTABORSELLINO - TUTINO - CROCETTA

È il 22 luglio dello scorso anno, sono passati cinque giorni dall'anticipazione sull' Espresso dell'intercettazione "fantasma'' tra il governatore siciliano Rosario Crocetta e il medico Matteo Tutino in cui si parla di far fuori Lucia Borsellino, allora assessore alla Sanità, e gli autori dello scoop, Maurizio Zoppi e Piero Messina, commentano al telefono le parole del direttore del settimanale, Luigi Vicinanza, che difende la loro buonafede sostenendo che quella frase loro l'hanno ascoltata: "È un mega polpettone avvelenato questa cosa (…) Minchia dicono che noi sentiamo l' audio',' dice Zoppi. Messina replica: "Gli ho detto di smussarla molto questa cosa". E Zoppi conclude: "Il direttore parla col culo nostro… (…) Questi vogliono uscirsene puliti col culo nostro".

 

lucia borsellino rosario crocettalucia borsellino rosario crocetta

Negli atti la frase incriminata non c'è, anche se il gip Gioacchino Scaduto non esclude la sua esistenza, e oggi dal deposito delle intercettazioni a conclusione dell' inchiesta di Palermo sul Crocetta gate dell'estate i contorni della spy story interna al Pd (l'editore del gruppo Espresso ha in tasca la tessera del partito di Renzi) rischiano di sfumare in un rimpallo di responsabilità tra i cronisti sul campo in Sicilia e il desk romano del settimanale, che, attraverso il suo direttore, Luigi Vicinanza, continua a manifestare fiducia nei loro confronti.

 

luigi vicinanza saluta i giornalisti e collaboratori de l espressoluigi vicinanza saluta i giornalisti e collaboratori de l espresso

"Già da una prima intercettazione del 22 luglio 2015 emerge la chiara difficoltà dei due giornalisti a giustificare ciò che era stato pubblicato - scrivono i pm - e il timore di essere scaricati dalla loro stessa testata". In quel momento, proseguono i magistrati, i due giornalisti "sono pienamente consapevoli di non avere ascoltato proprio nulla (facendo esultare Crocetta, che sul suo profilo Facebook un mese fa scrisse "svelata la bufala dell'Espresso'') e sono terrorizzati dalla linea scelta dai colleghi romani che invece stanno scrivendo che essi avevano ascoltato l'audio".

 

Messina al telefono è convinto che "c'è stato anche qualche errore da parte del gruppo secondo me (…) un po' di minchiate le ha fatte il direttore secondo me, un bel po' di minchiate (…) si era spinto troppo la… si è alzato troppo l' asticella il direttore''. E sempre al telefono aggiunge: "In fase di editing il giornale mi ha cambiato il testo (…) comunque io ho lasciato tutto fuori alle virgolette… loro hanno voluto mettere… io avevo messo pure una cosa che era tutto da intendersi in senso pulito e mi hanno tagliato tutto".

luigi vicinanza direttore de l espressoluigi vicinanza direttore de l espresso

 

Il direttore de l' Espresso, Luigi Vicinanza, continua a difendere il lavoro dei due cronisti e preferisce non replicare: "Non faccio l' esegesi delle intercettazioni - dice - e non mi avventuro in interpretazioni. Certo, il nostro lavoro è sempre perfettibile e siamo esposti al giudizio dei lettori, oltre che della Procura, ma ancora oggi non credo che abbiamo sbagliato. C'è un gip che non esclude l' esistenza di quell' intercettazione''.

 

E ribadisce la fiducia sua e "della catena di comando del desk redazionale'' nei confronti di Messina e Zoppi: "A tutt' oggi a difendere i due colleghi è l' avvocato del gruppo, Carlo Federico Grosso, e io stesso sono andato in tv perché ho creduto alle informazioni che ci sono state date''.

 

CARLO FEDERICO GROSSOCARLO FEDERICO GROSSO

Informazioni raccolte, come hanno raccontato i due cronisti, dall' ufficiale dei carabinieri dei Nas Mansueto Cosentino, che avrebbe fatto ascoltare ai giornalisti i frammenti di un' intercettazione: "Mi disse che se avessi scritto una cosa del genere non avrei avuto alcun problema (…) mi disse comunque di chiedere altre conferme", dice Messina ai pm.

 

E a Cosentino, quando teme di restare con il cerino in mano, il cronista scrive in un sms: "Non è giusto. Tu sei stato molto preciso. Poi possiamo parlarne all'infinito io tutelo le fonti ma non mi potete abbandonare così e dare in pasto a questi qua''. "Io ti ho detto che non lo ricordavo e ribadisco che ti avevo raccomandato di parlarne con Trifirò", risponde l'ufficiale che ai magistrati dirà di non ricordare l'intercettazione fantasma, ma di avere solo raccontato a Messina i pessimi rapporti tra Tutino e Lucia Borsellino.

 

I cronisti non hanno in mano nulla, non hanno ascoltato quella telefonata, ma le conferme le cercano e, a loro dire, le trovano: "Io che ci posso fare se non c'è? - dice sempre al telefono Messina -. A me dagli uffici di Lo Voi, non dal dottore Lo Voi, ma da quegli uffici me l'hanno confermata. Parola per parola. E non ero solo''.

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…