carlo calcagni roberto vannacci

“SE MUOIONO CENTINAIA DI PERSONE NON CAPISCO PERCHÉ CI SI PREOCCUPI DEL LIBRO E NON DELL’URANIO” – L’AVVOCATO EZIO BONANNI, CHE SEGUE IL CASO DI CARLO CALCAGNI, ELICOTTERISTA IN BOSNIA NEL 1996: “NON VORREI CHE IL GENERALE SIA CONSIDERATO UN UOMO SCOMODO PERCHÉ HA SOLLEVATO IL TEMA DELL’URANIO IMPOVERITO. LA SUA DENUNCIA SULLE MANCATE PRECAUZIONI CAMBIEREBBE IL PROFILO GIURIDICO SU EVENTUALI NUOVI CASI” – ALEMANNO: “VANNACCI È L’UNICO UFFICIALE COMANDANTE CHE HA ACCUSATO I SUPERIORI…”

GIANNI ALEMANNO A ORVIETO PRESENTA IL FORUM DELL INDIPENDENZA ITALIANA

1. ALEMANNO, SU VANNACCI VERA QUESTIONE È L'URANIO IMPOVERITO

(ANSA) - "La Verità di oggi denuncia in prima pagina quella che ritiene essere la vera questione che sta dietro agli attacchi al Generale Vannacci: non un semplice libro politicamente scorretto, ma l'enorme tragedia dell'uranio impoverito.

 

Il Generale Vannacci ha avuto il grande merito di essere l'unico ufficiale comandante che ha accusato i propri superiori gerarchici di aver nascosto le conseguenze dell'esposizione dei nostri soldati alle contaminazioni da uranio impoverito in Serbia e in Iraq".

 

ROBERTO VANNACCI

Lo dichiara in una nota Gianni Alemanno, portavoce del Forum dell'indipendenza italiana. "Oggi La Verità va oltre, indicando le responsabilità dei decisori politici che all'epoca hanno negato queste circostanze.

 

Se tutto questo fosse vero, saremmo di fronte ad uno dei più gravi atti di sudditanza delle nostre istituzioni nei confronti dei comandi americani e Nato, che hanno la responsabilità di aver utilizzato queste armi pericolose senza mettere le nostre truppe in condizione di proteggersi dalle conseguenze letali - aggiunge -.

 

Noi difendiamo il Generale Vannacci non solo per il suo diritto di esprimersi contro il politicamente corretto, ma soprattutto come testimone prezioso di queste vicende a cui non deve essere tappata la bocca.

 

il mondo al contrario roberto vannacci

A settembre si riunirà la commissione disciplinare militare che dovrà esprimersi su questa vicenda, al di là delle indebite pressioni del ministro Crosetto, ma prima di allora vogliamo sapere a che punto stanno le indagini sulle morti per uranio impoverito. Il Governo non pensa di prendere nessuna iniziativa su questa vicenda? In alternativa non c'è nessun parlamentare di maggioranza o di opposizione che presenti una interrogazione al governo per avere risposte sui retroscena oggi rivelati da La Verità?"

 

2. URANIO IMPOVERITO, CON VANNACCI LA SVOLTA

Estratto dell’articolo di François De Tonquédec per “La Verità”

 

Il caso più noto di militare esposto all’uranio impoverito è quello del colonnello del Ruolo d’onore Carlo Calcagni, elicotterista che ha prestato servizio in Bosnia nel 1996. Da anni Calcagni conduce una doppia battaglia, quella relativa alla sua salute e quella legale. Proprio durante l’impiego nei Balcani, ha subito una gravissima e massiccia contaminazione.

 

CARLO CALCAGNI

I dati clinici arrivano addirittura a dimostrare la presenza di 28 metalli pesanti di vario genere che gli hanno causato ben 24 patologie. Il suo organismo si è ammalato in maniera irreversibile, fino al punto di modificare anche il patrimonio genetico. A fianco di Calcagni nella battaglia legale c’è l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto […].

 

Sul sito internet dell’associazione, alcuni dati, risalenti all’epoca del primo governo Conte, stimano che solo tra i soldati italiani ci siano almeno 340 morti e 4.000 malati.

 

EZIO BONANNI

[…] contattato dalla Verità, Bonanni ha parlato di «una vera e propria epidemia di malattie degenerative e cancerogene» legata all’esposizione a sostanze come l’uranio impoverito, ipotizzando poi che «almeno il 30% di quelli che sono stati in missione e sono stati impiegati in queste operazioni hanno subito questo tipo di situazione».

 

Sul polverone sollevato per il libro del generale Roberto Vannacci, Bonanni sembra avere le idee chiare: «Se muoiono centinaia di persona per l’uranio impoverito non capisco perché ci si preoccupi del libro e non dell’uranio».

 

proiettili all uranio impoverito

Il legale si mostra molto perplesso: «Non vorrei che il generale sia considerato un uomo scomodo perché ha sollevato il tema dell’uranio impoverito». Quando gli chiediamo se la denuncia di Vannacci sulle mancate precauzioni che sarebbero state necessarie per la tutela del contingente in Iraq cambierebbe il profilo giuridico di eventuali nuovi casi rispetto a quelli della guerra in Kosovo, Bonanni non ha dubbi. «Cambia, cambia».

 

Poi ci spiega che una sentenza del Tar del Lazio è «emblematica». Nel documento si può infatti leggere un passo, ripreso da una sentenza del Consiglio di Stato, che non lascia molto spazio alle interpretazioni: «Al dovere del militare di esporsi al pericolo stricto sensu bellico [...] si contrappone lo speculare dovere dell’Amministrazione di proteggere il cittadino-soldato da altre forme prevedibili e prevenibili di pericoli non strettamente dipendenti da azioni belliche, in primis apprestando i necessari presidi sanitari di prevenzione e cura e dotandolo di equipaggiamento adeguato o, quanto meno, non del tutto incongruo rispetto al contesto».

 

MEME SU ROBERTO VANNACCI BY IL GRANDE FLAGELLO

Poi l’avvocato spiega: «Se l’esposizione è recente (ovvero quando il rischio era già noto, ndr), il fatto è ancora più grave». Il rischio è quello di poter contestare la negligenza, un fatto che, ci spiega Bonanni, non cambierebbe di molto i risarcimenti, ma «quello che è rilevante è che a quel punto ci sarebbe una responsabilità penale. Di fronte a un generale che ti avverte del rischio e uno non fa niente, per quelli che muoiono dopo ci sono precise responsabilità, che potrebbero arrivare perfino al dolo».

 

E a quanto pare, sono già in corso alcune cause riguardanti militari che hanno prestato servizio in Iraq: «Io ho qualche caso, ma il ministero non li riconosce e siamo in causa». Anche Calcagni, ci spiega, non è stato risarcito.

 

«Avevamo chiesto un euro simbolico di risarcimento, ma il ministero non lo ha voluto riconoscere. Secondo il ministero non ci sarebbe questo rischio. Oppure, anche se c’è questo uranio, la persona muore per un altro motivo».

 

MAURIZIO CASTAGNA - URANIO IMPOVERITO - LA VERITA NEGATA

Poi ci racconta il caso di un militare morto per l’esposizione a sostanze nocive a 45 anni, che nelle strategie processuali ricorda quelle del film Erin Brockovich - Forte come la verità con Julia Roberts. «Siamo in causa da 8-9 anni, abbiamo vinto, ma il ministero non esegue. Il Tar gli ha detto di risarcire, ma loro non lo fanno, quindi ho dovuto intentare un ulteriore giudizio per quantificare il danno», ci spiega, aggiungendo poi che «naturalmente Vannacci sarà testimone nei vari procedimenti, nel merito dei fatti relativi a quello che lui racconta nell’esposto, cioè della violazione di tutele della salute e dell’incolumità psicofisica dei militari».

 

Lo scenario raccontato dall’avvocato Bonanni trova in parte conferma anche nelle parole di Maurizio Castagna, autore del libro Uranio impoverito – la verità negata.

Ieri ai microfoni dell’emittente Radio radio, Castagna ha raccontato di aver trovato documenti che proverebbero l’uso dell’uranio impoverito già dai tempi della guerra in Somalia, all’inizio degli anni Novanta.

 

In un documento sarebbe infatti specificato che «i soldati del contingente italiano andavano elogiati per aver operato in presenza di nuovo munizionamento, all’uranio impoverito e che quindi lo Stato italiano andava sostenuto nella sua azione di coinvolgimento dei militari nell’affrontare questo nuovo sistema d’arma, con tutte le ricadute tossiche che ci potevano essere».

 

IL MONDO AL CONTRARIO DI ROBERTO VANNACCI PRIMO IN CLASSIFICA SU AMAZON

Secondo la ricostruzione di Castagna, le quantità di uranio impoverito utilizzate durante le varie missioni sarebbero da capogiro: «L’uranio impoverito è stato usato massicciamente in Afghanistan (circa 800 tonnellate), in Iraq (400 tonnellate) e in Kosovo». Ed è proprio nella ex Jugoslavia che i nostri soldati, secondo l’autore del saggio, sarebbero stati esposti a un rischio altissimo […]. […]

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