“ESPRESSIONI D’ODIO COME ‘LA SUA ESISTENZA È UNA BESTEMMIA’ SONO ANCORA PIÙ RIPROVEVOLI PER IL LORO ACCOSTAMENTO A LILIANA SEGRE” – LE MOTIVAZIONI DELLA CONDANNA A UN ANNO E MEZZO PER CECILIA PARODI, LA SCRITTRICE FINITA A PROCESSO PER DIFFAMAZIONE AGGRAVATA DALL'ODIO RAZZIALE DOPO AVER PUBBLICATO SU INSTAGRAM UN VIDEO DELIRANTE IN CUI ATTACCAVA LA SENATRICE A VITA E TUTTE LE PERSONE DI FEDE EBRAICA (“ODIO TUTTI GLI EBREI, ODIO TUTTI GLI ISRAELIANI. SE UN GIORNO DOVESSI VEDERVI TUTTI APPESI, SARÒ IN PRIMA FILA A SPUTARVI ADDOSSO”) – PER IL GIUDICE, L’ATTIVISTA PRO-PAL NON AVREBBE “MAI MOSTRATO UN REALE SEGNO DI PENTIMENTO, SENZA AVER MAI TENTATO DI…” - VIDEO
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CONDANNATA A UN ANNO E MEZZO LA SCRITTRICE CECILIA PARODI PER \'PROPAGANDA DI IDEE FONDATE SULLA SUPE
CECILIA PARODI una "attivista" e scrittrice antisemita.
Ha ineggiato allo sterminio degli ebrei.
Ha tolto il video. Ma tutti lo abbiamo salvato.
Ti abbiamo denunciata. Tu servi come monito per tutti coloro che hanno le tue idee. #ceciliaparodi #antisemitismo pic.twitter.com/045Y5Yqtje
— Elisa Garfagna ????? (@EGarfagna) July 4, 2024
Andrea Siravo per “La Stampa”
«L'utilizzo di espressioni come "bestemmie sono la sua esistenza e autorevolezza" assume un chiaro significato di odio e disprezzo» con un intento «maggiormente riprovevole» per il loro accostamento alla senatrice a vita Liliana Segre, la cui «stessa esistenza e sopravvivenza sono state ostacolate e messe in pericolo, solamente a causa dell'appartenenza a una specifica comunità religiosa ed etnica».
Lo ha scritto il gup di Milano, Luca Milani, nelle motivazioni della condanna a un anno e mezzo per Cecilia Parodi, imputata per diffamazione aggravata dall'odio razziale e propaganda.
La scrittrice e attivista pro Palestina era finita a processo per un video pubblicato nel luglio dell'anno scorso sul suo profilo Instagram in cui si scagliava contro un intervento in Senato di Segre.
Davanti alla Digos e poi al giudice, Parodi aveva spiegato che non era sua intenzione offendere né la popolazione ebrea né la senatrice a vita, ma di essersi lasciata andare perché si trovava in «uno stato emotivo particolare» quando aveva registrato il video.
Per il giudice, tuttavia, l'attivista non avrebbe «mai mostrato un reale segno di pentimento» per le frasi dette («Odio tutti gli ebrei, odio tutti gli israeliani, tutti, tutti. Odio tutti quelli che li difendono»), offrendo solo «timide scuse» all'autorità giudiziaria, «senza aver mai tentato di raggiungere direttamente la senatrice Segre», assistita dall'avvocato Vincenzo Saponara.
Inoltre, le parole d'odio diffuse da Parodi sui social network, nonostante il video fosse stato poi rimosso – come in molti altri casi analoghi – hanno avuto l'effetto di «scatenare le reazioni e i commenti di utenti, purtroppo numerosi, i quali ancora oggi, nascondendosi dietro a una tastiera, negano la tragedia dell'Olocausto e sono soliti manifestare sentimenti di odio e discriminazione nei confronti degli ebrei».
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