E POI CI SI CHIEDE PERCHÉ IN ITALIA NON SI FANNO FIGLI! – NEL NOSTRO PAESE, MEDIAMENTE, NON SI RAGGIUNGE UNA INDIPENDENZA ECONOMICA PRIMA DEI 40 ANNI, MENTRE IN DANIMARCA, PAESI BASSI E GERMANIA SI OTTIENE DAI 15 AI 10 ANNI PRIMA - IL PROBLEMA? AI GIOVANI VENGONO OFFERTI CONTRATTI PRECARI E STIPENDI DA FAME. PER QUESTO, NEGLI ULTIMI 10 ANNI IL FLUSSO ANNUO DI GIOVANI LAUREATI CHE LASCIANO L'ITALIA È PIÙ CHE RADDOPPIATO, PASSANDO DAI 12 MILA DEL 2013 AI 29 MILA NEL 2023...
(ANSA) - MILANO, 25 NOV - I giovani, risorsa fondamentale per la crescita, l'innovazione e il rinnovamento del Paese. E' quanto emerso nel corso dell'evento "Yes - Youth Enhancement Score: la bussola per ricostruire la prospettiva dei giovani" in cui è stata presentata la ricerca dell'Ufficio Studi Liuc e realizzata in collaborazione con Fsi, Ey ed Aifi e la collaborazione di Confindustria Giovani Imprenditori.
Eppure, secondo l'analisi, in Italia non riescono a raggiungere una maturità, intesa come indipendenza economica e creazione di legami stabili oltre la famiglia d'origine, prima dei 40 anni, mentre altrove avviene già dai 25-30 anni (Danimarca, Paesi Bassi e Germania). Va un po' meglio per chi risiede nel Nord Italia con un indice medio simile a quello dei coetanei europei.
protesta insegnanti precari - scuola
I Neet in Italia nel 2023 sono circa il 18% dei giovani 15-35 anni (rispetto al 10,5% in Germania, al 6,3% dei Paesi Bassi, al 12,9% in Francia, al 13% in Spagna) con forti differenze territoriali. Nord e Centro sono in linea con altre nazioni Ue (12% nel Nord-Est e nel Nord Ovest, 13,8% al Centro), mentre Sud e Isole sfiorano il 30%.
Le differenze di genere sono fortemente legate al ruolo di caregiver (22,3% di Neet tra le giovani donne contro il 14,5% dei giovani maschi); si riducono significativamente se escludiamo dalla categoria dei Neet i caregiver: 15,7% per le femmine e 14,2% per i maschi.
Dalla ricerca dell'Università Liuc emerge inoltre che il 40% dei giovani under 35 è impiegato in forme contrattuali precarie e negli ultimi 10 anni il flusso annuo di giovani laureati che lasciano l'Italia è più che raddoppiato, passando dai 12 mila del 2013 ai 29 mila nel 2023 con una perdita di circa 3 miliardi di euro nell'ultimo anno per il costo di formazione dei giovani emigrati. Veneto, Lombardia, Lazio sono le principali regioni di partenza; Germania, Svizzera e Spagna le destinazioni scelte più gettonate.
Le prime motivazioni per cui si lascia l'Italia sono l'offerta di lavoro all'estero (32%) e la mancanza di opportunità in Italia (27,4%) con il quasi 39% di giovani che ritengono molto improbabile un rientro.
Le Università devono fare la "loro parte dando ai giovani gli strumenti per poter affrontare al meglio le sfide del futuro, facendosi altresì portavoce nei confronti delle istituzioni perché ci siano le condizioni per trattenere i nostri migliori talenti in Italia", spiega Anna Gervasoni, rettore della Liuc.


