attilio fontana coronavirus

FONTANA DI GUAI - NON È VERO CHE ATTILIO FONTANA HA SCOPERTO SOLO L’11 MAGGIO CHE LA REGIONE AVEVA AFFIDATO IL 16 APRILE E SENZA GARA LA FORNITURA DI CAMICI AL COGNATO. CHE IL 16 APRILE STESSO INFORMA LA SORELLA ROBERTA CON UN SMS: “ORDINE CAMICI ARRIVATO”. È PLAUSIBILE CHE LEI NON NE ABBIA PARLATO CON IL MARITO ATTILIO? – A POCHE ORE DALLA COPIA FORENSE ORDINATA DALLA PROCURA DI PAVIA, LA GUARDIA DI FINANZA HA BUSSATO DI NUOVO ALLA PORTA DEL GOVERNATORE…

1 – SEQUESTRATI ALTRI UNDICI CELLULARI UNO È DELLA MOGLIE DI FONTANA

ANDREA DINI E ATTILIO FONTANA

Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”

 

A non sapere che le Procure di Pavia e Milano non si erano coordinate, e anzi forse nemmeno parlate, nessuno crederebbe a un caso. E invece, 24 ore dopo che i pm pavesi Venditti e Mazza (nell'inchiesta sull'accordo tra Fondazione Policlinico San Matteo e la multinazionale Diasorin per i test diagnostici Covid) avevano portato via l'intero contenuto del telefono del non indagato presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, nonché dell'assessore alla sanità Giulio Gallera e di altre 7 persone,

 

FONTANA CAMICE DI FORZA – BY BOCHICCHIO

ieri la Procura di Milano (nell'inchiesta sulla fornitura/donazione di camici alla Regione da parte della società Dama spa del cognato del governatore) manda la GdF a bussare di nuovo a casa Fontana: stavolta non per il telefono del governatore, pur indagato a Milano per l'ipotesi di concorso con il cognato nella «frode in pubbliche forniture», ma per il telefono della non indagata moglie Roberta Dini, e - contemporaneamente - di 10 persone, tra cui 2 assessori regionali (Raffaele Cattaneo all'Ambiente e Davide Caparini al Bilancio) e 5 dirigenti tutti non indagati.

 

Per Pavia i sequestri erano motivati dal recuperare, sui telefoni di interlocutori del presidente dell'ospedale Angelo Venturi, le chat che avrebbe cancellato poco prima di essere indagato; per Milano servono a colmare i segmenti mancanti nella storia dei camici quale ricostruita sui messaggi sequestrati in estate sul telefonino dell'indagato cognato di Fontana, Andrea Dini.

 

DAVIDE CAPARINI ATTILIO FONTANA

Diverso l'approccio dell'acquisizione milanese: parimenti aggressiva (perché non sono uno scherzo 11 telefoni di persone per lo più non indagate), ma più garantita perché selettiva: in una ottica di pertinenza e proporzionalità, infatti, i pm Furno-Scalas-Filippini hanno fissato oggi una ricerca con 50 parole-chiave nei telefoni solo sulla vicenda-camici, e per di più in contraddittorio con i legali e i periti degli indagati.

 

matteo salvini attilio fontana

Ai professionisti che curarono la voluntary disclosure e le dichiarazioni dei redditi di Fontana è stato invece chiesto di esibire i documenti (in parte già noti all'Agenzia delle Entrate) sul suo scudo fiscale nel 2015 di 5,3 milioni illecitamente detenuti nel 2009-2013 in una banca svizzera da due trust delle Bahamas, nei quali la madre dentista (morta a 92 anni) figurava «intestataria», mentre il figlio era «soggetto delegato». Accertamenti analoghi sono stati svolti per avere certezza che, dietro un trust di controllo, la società del cognato (90%) e della moglie (10%) di Fontana sia appunto solo di fratello e sorella.

 

2 – Il cognato già il 6 aprile al fornitore di tessuti: «È stato il governatore a dirmi di contattarti»

Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”

 

inchiesta di report su camici alla regione lombardia

Non è vero - come sinora ha sempre detto - che il presidente Attilio Fontana abbia scoperto soltanto l'11 maggio (dal proprio staff per caso) e poi in giugno (dalle interviste di Report) che la centrale acquisti della sua Regione Lombardia, Aria spa, aveva affidato il 16 aprile senza gara alla società Dama spa di suo cognato Andrea Dini (al 90%) e di sua moglie Roberta Dini (al 10%) una fornitura di 75.000 camici e 7.000 set da 513.000 euro.

 

Il telefonino di Dini, infatti, mostra che già quel 16 aprile alle 15.22 l'imprenditore informa subito via sms la sorella Roberta (moglie di Fontana) che «ordine camici arrivato», ma «ho preferito non scriverlo ad Atti», e la moglie di Fontana concorda: «Giusto, bene così».

Attilio Fontana e Giulio Gallera mejo di Bob Behnken e Doug Hurley di Space x by lughino

 

Se ne ricava appunto che il presidente della Regione, salvo ora intenda dire che la moglie quella sera a casa non gli parlò di quanto il cognato aveva fatto attenzione a non scrivergli, seppe subito del conflitto di interessi innescatosi.

 

E per i pm è anche indice della «volontà di evitare di lasciare traccia del suo diffuso coinvolgimento mediante messaggi scritti». Ma un altro sms di Dini sembra retrodatare la consapevolezza di Fontana addirittura a prima del contratto (non 16 ma 6 aprile), e persino rivelarne un aiuto diretto a favore del cognato.

BERGAMO - STRISCIONE CONTRO ATTILIO FONTANA

 

I pm, infatti, nello spiegare che l'assessore Raffaele Cattaneo (responsabile della task force regionale) ebbe «un ruolo decisivo per consentire a Dama spa di riconvertirsi e poter formulare una offerta», additano gli sms da cui traspare la sua «intermediazione nel trovare nell'interesse di Dini i tessuti da utilizzare per confezionare i camici» da proporre poi alla Regione, «anche intervenendo sui fornitori». Uno di essi, Paolo Maria Rossin di Indutex spa, il 6 aprile alle 9.50 si scusa con Dini perché ha già venduto ad altri tutti i tessuti che Dini cercava.

 

«Non capisco - reagisce male Dini -. È stato Cattaneo e mio cognato il governatore Fontana a dirmi di contattarLa. Dirò che si sono sbagliati». Dini avvisa Cattaneo. Cattaneo chiama Rossin. Che alle 13.32, «facendo seguito al colloquio odierno con l'assessore Cattaneo», comunica a Dini che si sono liberati 50mila mq di tessuto.

ATTILIO FONTANA E LA FIGLIA MARIA CRISTINA

 

Fontana avrebbe dunque finto meraviglia ancora l'11 o 12 maggio (secondo le versioni contrastanti tra il direttore di Aria spa, Filippo Bongiovanni, e il capo segreteria di presidenza Giulia Martinelli): cioè il giorno in cui, stando alla versione ufficiale riportata da Martinelli alle indagini difensive del legale di Fontana, il presidente apprese dal proprio staff l'incresciosa scoperta. «Fontana mi chiese: "Ma non è una donazione?". Io risposi: "No".

 

i movimenti del conto svizzero di fontana - fonte domani

Fontana ebbe una reazione attonita. Rimase in silenzio per un paio di minuti, poi mi disse: "Mia moglie ha il 10% di questa società". Prese le sue cose e se ne andò». Moglie e cognato appaiono talmente consapevoli del conflitto di interessi che Dini il 21 aprile (5 giorni dopo il contratto regionale) giunge a prospettare a Paolo Zanetta, procuratore della sua Dama spa, di precostituirsi una sorta di alibi (donazioni di mascherine anti Covid a vari ospedali) da opporre a chi in futuro avesse arricciato il naso sulla fornitura di camici: «Dobbiamo donare molte più mascherine ed averne però prova certa. Se ci rompono per le forniture di camici causa cognato, noi rispondiamo così».

 

GALLERA E ATTILIO FONTANA

La molla dei Dini fratello e sorella è per i pm la «grave tensione patrimoniale» della società di abbigliamento (con in pancia il marchio Paul & Shark) causata dalla cancellazione per il Covid di tutti gli ordini, tanto che il 29 febbraio lui profetizza cosa rischierà: «Che per la prima volta in tre generazioni parlerò con i sindacati per ridurre il personale, minimo 50 ma anche 100. Poi si chiudono se possibile (i negozi di, ndr ) New York e Montenapoleone».

 

attilio fontana si mette la mascherina 1

Dopo due giorni è la moglie di Fontana a suggerire il salvagente: «Bisogna cercare di riconvertirsi in mascherine». Ed è sempre lei a dare a Dini il 25 maggio (5 giorni dopo la rinuncia del fratello al pagamento dei primi 49.000 camici consegnati alla Regione) la notizia che Fontana, per ristorare il cognato della perdita, ha bonificato alla Dama spa 250.000 euro, poi respinti dalla fiduciaria come operazione sospetta: «Mi chiama Attilio (già ti dice il cervello) per chiedermi numero fattura perché ti ha fatto bonifico ma manca il numero della fattura».

 

roberto maroni attilio fontana matteo salvini

Notizia che, per la sua improponibilità, getta nello sconforto il pur teorico beneficiario cognato: «Non va bene un bonifico tra privati. Digli di non farlo. Fa più danni». «Spero non l'abbia già fatto», risponde la moglie, «aspetto stasera cerco di capire», e Dini concorda: «Importante è che almeno a casa abbia degli amici», altrimenti «così è anche peggio, mica posso fatturarglieli. Mette l'azienda nei casini». Come è accaduto.

 

 

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