
“NON IMPORTA SE URLA, DOBBIAMO FARLA PIANGERE” – I MESSAGGI CHOC CHE HOWARD RUBIN, IL FINANZIERE 70ENNE CHE HA TORTURATO E STUPRATO DECINE DI DONNE IN UN ATTICO DI MANHATTAN, SCRIVEVA ALLA SUA ASSISTENTE 45ENNE JENNIFER POWERS: “HA ASSUNTO UN SACCO DI VALIUM. ODIA ESSERE SOTTOMESSA, MA È AL VERDE E FARÀ QUALUNQUE COSA” – IN UN ALTRO CASO SAREBBE STATO LO STESSO PORCONE A SEDARE UNA GIOVANE PER “POTER METTERE IN ATTO LA FANTASIA SESSUALE DI UNO STUPRO” – LE DONNE CHE FINIVANO NELLA SUA RETE ERANO IN DIFFICOLTÀ FINANZIARIA E FIRMAVANO UN ACCORDO DI RISERVATEZZA: ERA PREVISTA UNA PAROLA DI SICUREZZA PER INTERROMPERE LA TORTURA, MA LUI LE IMBAVAGLIAVA E…
Estratto dell'articolo di Filippo Chio per www.open.online
In cima alla Metropolitan Tower, a quattro passi da Central Park a New York, c’è un attico di lusso che si affitta con 18mila dollari al mese. Nel bel mezzo di una stanza, dipinta di rosso e con serrature a scatto, c’è una croce con quattro catene agli estremi e due cavi per dare la scossa. È solo uno degli strumenti di tortura che il finanziere Howard Rubin ha usato per torturare, seviziare e stuprare una decina di donne.
A coordinare questa rete di sfruttamento femminile durata circa dieci anni sarebbe stata la sua segretaria, Jennifer Powers, con cui il businessman discuteva apertamente delle sue pratiche: «Dobbiamo farla piangere, non mi importa se urla», le scrive lui. Powers e Rubin sono finiti in manette nella giornata di ieri, venerdì 26 settembre, e saranno trasferiti a Brooklyn per un processo che tanto assomiglia a quello celebre di Jeffrey Epstein.
emma hopper una delle accusatrici di howard rubin
Era iniziato tutto nel 2009 in una stanza di un hotel di lusso a Manhattan. Poi il 70enne – con un passato illustre tra Merrill Lynch, Bear Stearns e Soros Fund Management – si è spostato nell’attico dal 2011 al 2019. La stanza dell’orrore la chiamava “The Dungeon”, la prigione. Le pareti erano insonorizzate, all’interno una miriade di attrezzatura per pratiche Bdsm, atti sessuali estremi che comprendono la dominazione dell’altro, l’uso di corde e il dolore come piacere. […]
Il meccanismo era ben rodato. La scelta ricadeva su donne con problemi di tossicodipendenza, di alcolismo o di soldi. Venivano fatte arrivare via aereo a New York dietro alla promessa di denaro in cambio di atti sessuali. Nell’attico, dopo aver assunto alcol e droghe per essere stordite e per «sentire meno il dolore», subivano violenze ben oltre quanto pattuito.
mia lytell una delle accusatrici di howard rubin
Secondo gli inquirenti, pur avendo fornito alle ragazze una “parola di sicurezza” per interrompere l’atto, il finanziere le imbavagliava per impedire loro di parlare o semplicemente faceva finta di nulla. In mano all’assistente Powers, oggi 45enne, c’era tutta la logistica dei trasporti e della pulizia. Oltre che la parte più delicata: la conservazione degli “accordi di non divulgazione” firmati dalle vittime. Non potevano farne parola con nessuno, pena una multa di 500mila dollari.
[…] Il finanziere scriveva spesso alla fidata assistente, scherzando con lei riguardo a quanto accadeva nel “Dungeon”. Si parla di scosse alle parti intime, con annesse lamentele per la scarsa potenza dell’elettrocuzione.
Ma anche di una donna che ha ingerito «un sacco di Valium» per sopportare il dolore delle pratiche: «Odia essere sottomessa, ma è al verde e farà qualunque cosa. Dobbiamo farla piangere», scriveva Howard Rubin. E rivolto a un’altra vittima: «Non importa se urla, sarà divertente», si legge. Il 70enne avrebbe poi proceduto a sedare la giovane donna per poter «mettere in atto la fantasia sessuale di uno stupro».
[…] dovranno rispondere alle accuse di violenza sessuale, traffico sessuale e trasporto di persone a scopo di prostituzione oltre ai confini statali. Entrambi rischiano l’ergastolo.
jennifer powers con il marito
howard rubin con l ex moglie
howard rubin
jennifer powers
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