big vita 122 anni

OI VITA, OI VITA MIA! GLI ULTIMI STUDI CERTIFICANO IL LIMITE MASSIMO DELLA LONGEVITA’ UMANA: 122 ANNI, L’ETA’ IN CUI E’ MORTA LA DONNA PIÙ ANZIANA DEL MONDO, LA FRANCESE JEANNE CALMENT. VATTIMO: “PENSO CHE SI DOVREBBE RINASCERE. NON ESSERE IMMORTALI. CHI SI INNAMOREREBBE DI UN IMMORTALE?”

1.“PROGETTATI PER VIVERE FINO A 122 ANNI” ECCO IL LIMITE ALLA LONGEVITÀ DELL’UOMO

Elena Dusi per “La Repubblica

 

JAN VIJGJAN VIJG

Vivremo “solo” 122 anni. Oltre non è possibile andare: è scritto nel nostro orologio biologico. La tesi arriva da Jan Vijg dell’Albert Einstein College di New York su Nature.

Come il nostro corpo non è costruito per correre a cento all’ora, così non riusciremo mai a superare il limite imposto dal nostro “metronomo biologico”, rafforza il concetto in un editoriale Jay Olshansky dell’università dell’Illinois.

 

JEANNE CALMENTJEANNE CALMENT

Lo studio parte dall’analisi demografica dell’oggi. La donna più anziana, la francese Jeanne Calment, è morta a 122 anni nel 1997. Da allora è aumentato il numero di centenari nel mondo, eppure nessuno ha superato il suo record, come ci si sarebbe, invece, attesi. Dal 1997 «i guadagni si stanno riducendo, in termini di aspettativa di vita dei superanziani» scrivono Vijg e colleghi. «Evidentemente esiste un limite alla lunghezza della vita umana». Anno dopo anno, dopo la morte di Jeanne Calment, il record di longevità si è andato abbassando. Oggi appartiene a un’italiana, Emma Morano, che ha “appena” 116 anni.

JEANNE CALMENT 2JEANNE CALMENT 2

 

Lo studio, basato su registri demografici, è stato accolto come una provocazione dalla vivacissima comunità dei biologi che da una ventina d’anni si dedica alla manipolazione di quel metronomo. «Esiste un muro? E noi proveremo a superarlo» replica Claudio Franceschi dell’università di Bologna, coordinatore del progetto europeo Nu-Age su cibo e invecchiamento e referente per l’Italia di quello Mark-Age per trovare un marcatore dell’età biologica rispetto a quella anagrafica.

 

«Nel verme C.elegans abbiamo allungato la vita di 10 volte, nel moscerino della frutta di 2, nel topo del 30%. L’uomo è un organismo più complesso, ma è ovvio che esistano strade per estendere la vita, soprattutto quella trascorsa in salute. Non esiste alcun programma genetico che a un certo punto ci ordini di morire».

JAY OLSHANSKYJAY OLSHANSKY

 

Le strade per abbattere il muro, o anche solo per spostarlo più in là, sono diverse. Una è la dieta: si è visto che in molte specie animali una restrizione calorica del 30% (un regime prossimo all’inedia, poco adatto agli umani) attiva meccanismi genetici che allungano la vita. Franceschi ha da poco pubblicato uno studio su Current Biology che dimostra come molti centenari abbiano una composizione particolare dei batteri intestinali, ricca di alcune specie e povera di altri: «Quando capiremo il perché, riusciremo forse a sintetizzare le sostanze prodotte da quei batteri buoni».

 

Delle pillole, come surrogati della restrizione calorica, capaci di attivare gli stessi meccanismi genetici, sono già in sperimentazione: le più importanti sono rapamicina e metformina. E prima ancora che la scienza abbia rischiarato il cammino, il business dei faramci allunga-vita è esploso. Google, nel 2013 ha fondato la Calico “per capire meglio la biologia che controlla la durata della vita”.

 

EMMA MORANOEMMA MORANO

Che il “metronomo biologico” non batta per tutti allo stesso ritmo - e che dunque ognuno abbia il suo muro individuale - è stato dimostrato da Steve Horvath. Il bioinformatico dell’università della California nel 2013 ha scoperto un metodo preciso quasi al 100% (basato sulla metilazione, ovvero sulla capacità di accendersi e spegnersi dei vari geni) per calcolare l’invecchiamento. «I 105enni che ho studiato - spiega Franceschi - avevano un’età biologica di 8 anni inferiore a quella anagrafica. Lo stesso valeva per i loro figli ».

EMMA MORANO 2EMMA MORANO 2

 

Per Luigi Fontana, esperto di restrizione calorica e invecchiamento all’università di Brescia e alla Washington University, ad allungare la vita dovremmo anzi dedicarci con più impegno: «Oggi siamo abituati a diagnosticare malattie e curarle con farmaci o chirurgia. Dovremmo invece imparare a conoscere i meccanismi molecolari dell’invecchiamento per prevenirli. Risparmieremmo soldi e guadagneremmo salute».

 

2.VATTIMO: “MEGLIO RINASCERE CHE ESSERE ETERNI”

Ottavia Giustetti per “la Repubblica

 

vattimo 1vattimo 1

«Penso che si dovrebbe rinascere. Non essere immortali. Chi si innamorerebbe di un immortale, chi vorrebbe averlo al proprio fianco? Rinascere invece sì, questo lo desidererei anche io». Gianni Vattimo, filosofo, 80 anni compiuti a gennaio, non rimpiange la scoperta dei biologi su Nature.

 

«Non mi pare affatto una cattiva notizia. Capiamoci: mentre le parlo tocco le chiavi di ferro che ho in tasca». Ironizza scaramanicamente: «Diciamo che questa sarà un’intervista “chiavi in mano”».

 

Quindi qualche rimpianto nel veder sfumare ogni speranza di immortalità è comprensibile?

«Scherzi a parte: non credo, onestamente. L’elemento della mortalità è così costitutivo della nostra natura che non si può neppure immaginare un mondo abitato da immortali. Io poi mi sono occupato tutta la vita di Martin Heidegger, un filosofo che pensava “l’essere per la morte”. Ho fatto allenamento».

 

Se le dicessero: “Si prepari, è tra mezz’ora”. Come la prenderebbe?

«Tra mezz’ora sarei terrorizzato. Diciamo così: desidero di non morire, e comunque non desidero di essere immortale. È così lontano da me questo sogno che pago ogni anno l’iscrizione a un’associazione di Zurigo per assicurarmi una morte dignitosa. Prima o poi».

VATTIMOVATTIMO

 

Cosa succede in un mondo dove l’uomo più anziano possibile è già morto? Non mancherà la spinta positiva verso il progresso?

«Continuerà come se niente fosse, mi creda. Nel campo della ricerca che genera il progresso. Sul piano scientifico e sociologico la fuga dalla morte resta una rincorsa inevitabile. E visto che nessuno si è arreso in passato, quando le notizie erano molto più pessimistiche, nessuno si arrenderà oggi».

 

E filosoficamente parlando?

«In quel caso è l’esatto opposto: i filosofi hanno sempre cercato il senso della vita di fronte all’ineluttabilità della morte. Sarà un sollievo, no?»

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