incendio notre dame

ECCO LE PRIME IMMAGINI DALL’INTERNO DELLA CATTEDRALE DI NOTRE DAME DOPO L’INCENDIO - GLI INTERROGATIVI SUBITO DOPO IL DISASTRO: PERCHÉ NON SI È RIUSCITI A SPEGNERE PRIMA L'INCENDIO? DI CERTO NON SI POTEVA INTERVENIRE CON I CANADAIR: OGNI AEREO HA UN CARICO DI 5 MILA LITRI D'ACQUA, E AVREBBE DOVUTO LANCIARE DA UN'ALTEZZA DI ALMENO 800 METRI. UNA BOMBA SIMILE AVREBBE DISTRUTTO ANCHE QUEL POCO CHE FORSE SI È SALVATO - FOTO - IL FUOCO SAREBBE PARTITO PROPRIO DA UN'IMPALCATURA, IN UN ORARIO IN CUI PERÒ...

Francesco Giambertone per il “Corriere della Sera”

 

incendio a notre dame 71

Se lo chiede l' uomo della strada che vede in tv le immagini del disastro nel cuore di Parigi, se lo chiede anche l' inquilino della Casa Bianca, a migliaia di chilometri da lì, e nonostante il ruolo non resiste alla tentazione di improvvisarsi pompiere su Twitter: perché - scrive Trump - non usano degli aerei per spegnere il fuoco? Il suggerimento rimbalza fino in Francia e solleva già polemiche, che la Protezione civile francese deve domare come se le fiamme, quelle vere, non bastassero: i Canadair, spiegano, «rischierebbero di distruggere tutto» con una bomba d' acqua troppo potente per una cattedrale con novecento anni di Storia.

incendio a notre dame 66

 

È l' unica certezza, per ora, in un turbine di domande che da oggi - finito il calcolo dei danni - vorticheranno sulla Francia: perché non si è riusciti a spegnere prima l' incendio? I parigini e le centinaia di turisti hanno assistito per troppi minuti allo spettacolo del fuoco che devastava il tetto della cattedrale, abbatteva la guglia, faceva collassare la copertura. Non si sa cos' abbia fatto scoppiare il fuoco, probabilmente un incidente: sarà la procura di Parigi a chiarire le responsabilità.

 

incendio a notre dame 4

E a stabilire se c' entri qualcosa quel cantiere così unico, piazzato intorno alla guglia a 92 metri da terra, un' altezza proibitiva per un intervento tempestivo ed efficace: «Siamo bravi quando possiamo entrare nell' edificio e lavorare dall' interno - racconta un ex funzionario della Protezione civile italiana, Piero Moscardini - ma in una situazione del genere non potevano fare più di così. I pompieri sparavano acqua con lo snorkel, un cannone: al tetto quasi non ci arrivavano».

 

Alla Parigi ancora in lacrime qualcuno dovrà spiegare se esisteva o meno un adeguato piano anti-incendio, per uno dei monumenti più importanti e fragili d' Europa, già bersaglio delle mire dei terroristi. Dovrà chiarire se in quel cantiere sono state seguite tutte le norme di sicurezza e sulla prevenzione, se ci fosse o meno un addetto a controllare che la ditta utilizzasse i materiali giusti, e se i fondi stanziati fossero sufficienti. Risposte che spetteranno, inevitabilmente, anche alla politica. Mentre Macron, a tarda sera, può solo complimentarsi coi cinquecento pompieri applauditi dalla folla: «Coraggio leonino, grande professionalità e tenacia: grazie».

incendio a notre dame 55

 

Sui siti francesi c' è spazio anche per il tweet della belga Opaline Meunier, consigliera comunale, che scatena la rabbia bipartisan: «Sono mattoni. Si ricostruiranno. Non ci sono feriti. Ci sono così tanti altri drammi per cui mi piacerebbe vedere qualcuno piangere». Lo cancellerà, comunque troppo tardi.

 

2 - TRE NODI

Francesco Giambertone per il “Corriere della Sera”

 

GLI AEREI NON SERVIVANO SAREBBE STATA UNA BOMBA

Sull' incendio divampato a Notre Dame non potevano intervenire i Canadair, gli aerei utilizzati spesso per spegnere i roghi nei boschi, al contrario di quanto suggerito su Twitter da Donald Trump. «Ognuno di quei velivoli - spiega al Corriere Piero Moscardini, ex funzionario della Protezione Civile - ha un carico di 5 mila litri d' acqua, e avrebbe dovuto lanciare da un' altezza di almeno 800 metri. Non si può sganciare una bomba simile su un edificio: avrebbe distrutto anche quel poco che forse si è salvato».

 

incendio a notre dame 30

Inoltre, con una tale colonna di fumo non ci sarebbe stata la visibilità necessaria a uno sgancio preciso, e si sarebbero messe in pericolo le vite di chi si trovava intorno all' edificio. Nemmeno gli elicotteri, che aiutarono a domare il fuoco che devastò La Fenice di Venezia nel 1996, avrebbero potuto fare nulla: «Era del tutto impossibile operare dall' alto». La Protezione civile

 

IL TELAIO DEL TETTO IN LEGNO: BASTAVA SOLO UNA SCINTILLA

incendio a notre dame 39

Il motivo principale per cui l' incendio è divampato così velocemente è l' enorme quantità di legno del XIII secolo presente nella struttura della cattedrale, in particolare nel telaio di sostegno della copertura del tetto: il punto che ha preso fuoco più in fretta ed è collassato sulla navata della chiesa. «Si tratta di legno vecchio, secco, è bruciato tutto violentemente», racconta Piero Moscardini, ex funzionario della Protezione Civile. «In uno scenario del genere basta veramente una scintilla».

 

Anche il portavoce di Notre-Dame, Andre Finot, ha dovuto ammettere che «della struttura in legno non rimarrà nulla». L' incendio si è sviluppato intorno alle impalcature montate per i lavori di restauro: strutture composte per la maggior parte in metallo, ma non è escluso che anche lì vi fossero delle travi in legno - quelle su cui avrebbero potuto passare gli operai - e che potrebbero aver contribuito ad alimentare le fiamme. L' inchiesta della procura chiarirà anche questo.

incendio a notre dame 27

 

FUOCO DALLE IMPALCATURE? GLI OPERAI NON C' ERANO

È possibile che il cantiere di ristrutturazione della guglia gotica - crollata per l' incendio - abbia avuto un ruolo. Secondo le prime indicazioni dei pompieri (ancora da confermare) il fuoco sarebbe partito proprio da un' impalcatura, in un orario in cui però il cantiere - posizionato a circa 90 metri da terra - non era in funzione. I lavori sono gestiti dalla società Socra, della regione del Périgord, attiva anche a livello internazionale.

 

incendio a notre dame 3

La ristrutturazione, iniziata mesi fa, si era resa necessaria per far fronte ai danni sempre più gravi portati dall' acqua e dall' inquinamento a una struttura vecchia di 856 anni a cui il restauro del 1844, con l' utilizzo di pietre di bassa qualità e di cemento, non aveva portato grandi benefici. Con i nuovi lavori si sarebbe dovuto sostituire il piombo del tetto e restaurare le grandi statue di rame collocate da 150 anni a un' altezza di 120 metri.

E proprio l' altezza a cui è divampato il fuoco ha reso una situazione critica quasi impossibile da gestire per i pompieri.

incendio a notre dame 22incendio a notre dame 14incendio a notre dame 11incendio a notre dame 20incendio a notre dame 2incendio notre dame parigi 3incendio notre dame parigi 1incendio notre dame parigi 5incendio notre dame parigi 7incendio a notre dame 89incendio a notre dame 9notre dame 66notre dame in fiammenotre dame in fiammeincendio a notre dame 1incendio notre dame parigi 6

 

incendio notre dame parigi 2notre dame in fiammeINCENDIO NOTRE DAMEincendio a notre dame 11 copia

Ultimi Dagoreport

FLASH! – SE URBANO CAIRO NON CONFERMA MENTANA ALLA DIREZIONE DEL TGLA7 ENTRO IL PROSSIMO 30 GIUGNO, CHICCO ALZA I TACCHI E SE NE VA – IL CONTRATTO SCADE A FINE 2026 MA A LUGLIO C’E’ LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI – PARE CHE QUESTA VOLTA NON CI SIA DI MEZZO IL DIO QUATTRINO, BENSI’ QUESTIONI DI LINEA POLITICA (GIA' NEL 2004 MENTANA FU PRATICAMENTE “CACCIATO” DAL TG5 DOPO UN VIOLENTISSIMO SCAZZO CON SILVIO BERLUSCONI E I SUOI “DESIDERATA”, E FU SOSTITUITO DAL SUO VICE MIMUN…)

meloni macron merz starmer trump iran usa attacco bombardamento

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI STA SCOPRENDO CHE VUOL DIRE ESSERE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI UN PAESE CHE NON HA MAI CONTATO UN TUBO: PRIMA DI PROCEDERE AL BOMBARDAMENTO DEI SITI IRANIANI, TRUMP HA CHIAMATO IL PREMIER BRITANNICO, KEIR STARMER, E POI, AD ATTACCO IN CORSO, HA TELEFONATO AL TEDESCO MERZ. MACRON È ATTIVISSIMO COME MEDIATORE CON I PAESI ARABI: FRANCIA, REGNO UNITO E GERMANIA FANNO ASSE NEL GRUPPO "E3", CHE TIENE IL PALLINO DEI NEGOZIATI CON L'IRAN  – L’AFFONDO DI RENZI: “LA POLITICA ESTERA ITALIANA NON ESISTE, MELONI E TAJANI NON TOCCANO PALLA”. HA RAGIONE, MA VA FATTA UN’INTEGRAZIONE: L’ITALIA È IRRILEVANTE SULLO SCACCHIERE GLOBALE, INDIPENDENTEMENTE DA CHI GOVERNA...

donald trump mondo terra brucia guerra iran nucleare

DAGOREPORT – BENVENUTI AL CAOS MONDIALE! AL DI LA' DEL DELIRIO DI PAROLE, ANNUNCI E BOMBARDAMENTI DI TRUMP, C’È LA DURISSIMA REALTÀ DEI FATTI. L’ATTACCO ALL’IRAN AVRÀ CONSEGUENZE POTENZIALMENTE DEVASTANTI IN OGNI ANGOLO DEL MONDO – UN'EVENTUALE CHIUSURA DELLO STRETTO DI HORMUZ FAREBBE SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, CON CONTRACCOLPI ENORMI SULLA CINA (PRIMO CLIENTE DEL GREGGIO IRANIANO) E DANNI PESANTI SULL'EUROPA – I TRE POSSIBILI SUCCESSORI DI KHAMENEI SONO TUTTI PASDARAN: SE MUORE LA GUIDA SUPREMA, IL REGIME DIVENTERÀ ANCORA PIÙ OLTRANZISTA – UN'ALTRA FACCIA DEL BUM-BUM TRUMPIANO E' LA FRATTURA NEL PARTITO REPUBBLICANO USA: L'ALA “MAGA” CAPITANATA DA JD VANCE SI SENTE TRADITA DAL TRUMP BOMBAROLO (L’HA VOTATO PERCHÉ SI OCCUPASSE DI FAR TORNARE "L'ETA' DELL'ORO" IN AMERICA, NON PER BUTTARE MILIARDI DI DOLLARI PER ARMI E INTELLIGENCE IN UCRAINA E ISRAELE)

giorgia meloni francesco acquaroli antonio tajani matteo salvini donald trump

DAGOREPORT: A CHE PUNTO È L'ARMATA BRANCA-MELONI? TORNATA SCORNATA DAL G7 MENO UNO (TRUMP SE NE FOTTE DI LEI E DELL'EUROPA), I PROBLEMI REALI BUSSANO ALLA PORTA DI PALAZZO CHIGI. A PARTIRE DALL'ECONOMIA: LA GUERRA IN MEDIORIENTE POTREBBE FAR SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, E CONSEGUENTE AUMENTO DI OGNI PRODOTTO - AGGIUNGERE LA LOTTA CONTINUA CON SALVINI, LA PIEGA AMARA DEI SONDAGGI NEI CONFRONTI DEL GOVERNO E LA POSSIBILE SCONFITTA NELLE MARCHE DEL SUO FEDELISSIMO ACQUAROLI: IL PD CON MATTEO RICCI E' IN VANTAGGIO DI 5 PUNTI E LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA DI ANTICIPARE IL VOTO NELLE MARCHE A SETTEMBRE – SULLE ALTRE QUATTRO REGIONI, LA FIAMMA E' INDECISA SUL TERZO MANDATO CHE FAREBBE FELICE ZAIA IN VENETO, DESTABILIZZANDO IL PD IN CAMPANIA. MA IERI, PRESSATO DA VANNACCI, SALVINI HA PRESO A PRETESTO IL "NO" DI TAJANI, PER SFANCULARE VELOCEMENTE (E SENZA VASELINA) I SUOI GOVERNATORI, ZAIA E FEDRIGA - IL ''NO'' DI TAJANI ERA TRATTABILE: L'OBIETTIVO E' LA FUTURA PRESIDENZA DELLA REGIONE LOMBARDIA (IL CANDIDATO ''COPERTO'' DI FORZA ITALIA È..)

tommaso inzaghi

DAGOREPORT - IL TRASFERIMENTO DI SIMONE INZAGHI IN ARABIA? UN AFFARE DI FAMIGLIA. L’ARTEFICE DELL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO L’EX ALLENATORE DELL’INTER ALLA CORTE DELL’AL-HILAL È STATO TOMMASO INZAGHI, IL FIGLIO DI SIMONE E DI ALESSIA MARCUZZI, PROCURATORE CHE FA PARTE DELL'AGENZIA DI FEDERICO PASTORELLO, LA P&P SPORT MANAGEMENT – LE LAUTE COMMISSIONI, LA TRATTATIVA CHE ANDAVA AVANTI DA TEMPO (GIÀ PRIMA DEL RITORNO CON IL BARCELLONA SIMONE INZAGHI AVEVA PROPOSTE DALL’ARABIA), LO STRANO MESSAGGIO SOCIAL DI TOMMASO INZAGHI E LE VOCI SU UNO SPOGLIATOIO IN TENSIONE PRIMA DELLA FINALE DI CHAMPIONS PER...