lavanda

O LA VA(NDA) O LA SPACCA – PROFUMA, PULISCE E CICATRIZZA, CHE VUOI DI PIU'? NOTA AGLI ERBORISTI FIN DALL’ANTICHITÀ, PRESENTE DAL MEDITERRANEO FINO ALL'INDIA E NORD AFRICA, IN EUROPA SI CONTANO 22 SPECIE, DI CUI 5 IN ITALIA E L’OLIO ESSENZIALE RICAVATO DALLA LAVANDA È NOTO PER I VARI EFFETTI BENEFICI – VIENE USATA DA MOLTI CHEF, SIA COME GUARNIZIONE CHE COME VERA E PROPRIA PROTAGONISTA DEI PIATTI…

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Gemma Gaetani per “La Verità”

 

La lavanda è uno di quei prodotti della natura con mille e più proprietà benefiche e un uso letteralmente poliedrico, sulla quale non si scherza mai. Scherziamo allora, una volta, per infrangere il tabù e l'aura seria che circondano questa bella pianta dai profumatissimi fiori violetti. 

 

Sappiate che se dite: «La Vanda chi, non la conosco, come fa di cognome?», magari rispondendo a qualcuno che vi ha chiesto se vi piace la lavanda, state sì ironizzando sul nome comune della nostra trasformandolo in nome proprio di donna pronunciato alla settentrionale con articolo determinativo davanti. 

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Ma state anche citando Vanda, un genere di piante della famiglia delle Orchidacee cui appartengono circa 80 specie originarie di India, Cina, Malaysia, Indonesia e Australia, la maggior parte delle quali presentano fiori del bel color lavanda: c'è la Vanda alpina, la Vanda foetida, la Vanda nana e così via. 

 

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Anche l'ametista ha il bel colore violetto della lavanda: si tratta di una varietà violacea di quarzo, il cui nome deriva dal greco améthystos che vuol dire «non ebbro», poiché i Greci ritenevano che l'ametista fosse un rimedio contro i fumi dell'alcol. Idem i Romani: i commensali dovevano bere vino ogni volta che l'ospite beveva dal suo calice. 

 

Solo che il calice dell'ospite conteneva acqua e non era di cristallo come quello dei commensali, ma d'ametista, i cui riflessi viola davano all'acqua la parvenza cromatica del vino. L'ospite restava sobrio e i commensali no. Fino a qualche tempo fa il corindone viola era noto come «ametista orientale», poi, per non ingenerare confusione col quarzo ametista, si è passati alla denominazione «zaffiro viola».

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TONALITÀ DI MODA

Le tonalità di color lavanda sono tante e prendono sempre più piede. Nell'arredamento, nell'abbigliamento, nelle palette cromatiche di smalti per le unghie e di ombretti per le donne e in quelle di cravatte e calze per gli uomini, sono molto gettonate anche per la tintura dei capelli delle più eccentriche (la Fata Turchina di Pinocchio con la chioma celeste oggi sembrerebbe normale) e, in generale, si fanno sempre più strada nella cultura di massa. 

 

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Nel 2018 l'Istituto Pantone ha decretato colore dell'anno l'ultra violet, il 18-3838, affermando: «Vogliamo un colore che sappia risvegliare la speranza e trasmettere un messaggio ottimista». In effetti, la lavanda infonde fiducia, speranza e entusiasmo se ne ammiriamo il bel colore e anche se la annusiamo o la assumiamo sotto forma di fiore secco o di olio essenziale.

 

 Altro che legalizzazione della cannabis e poterla coltivare in vaso in casa per fumarsela, come auspicano i promotori del referendum e del disegno di legge dedicati al suo sdoganamento. Coltiviamo in casa una bella pianta di lavanda, piuttosto, puntiamo ogni tanto il naso verso le sue caratteristiche infiorescenze a spiga e inebriamoci del suo odore. 

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La lavanda appartiene al genere Lavandula, l'unico di piante dell'omonima tribù - categoria tassonomica intermedia tra famiglia e sottogenere che riunisce i generi con simile evoluzione in una sottofamiglia - della famiglia delle Lamiaceae. Il nome deriva dal latino lavandum, sì, il gerundio del verbo lavare e il suo nome vuol dire «che deve essere lavato»: nell'antichità ci si detergeva con infusi in acqua della pianta.

 

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 Tipica dal Mediterraneo fino all'India, del Nord Africa e dell'Asia, nell'area europea ci sono 22 specie di lavanda, in Italia 5. In primo luogo, la Lavandula angustifolia, con foglie strette, anche detta lavanda officinale o lavanda vera. In Italia si trova, in maniera discontinua, lungo la costa tirrenica. Raggiunge i 3-12 decimetri di altezza, al massimo 18, mentre le spighe dell'infiorescenza (raggruppamento di rami che portano fiori) sono lunghe dai 3 agli 8 centimetri. 

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Arbusto tipico della macchia mediterranea, questa lavanda vive bene nel terreno arido e sassoso esposto al sole, per dirla dal punto di vista dei piani altitudinali, sia quello planiziale a livello del mare, sia quelli collinare, montano e subalpino, fino a un'altitudine di 1.800 metri. 

 

Abbiamo poi la Lavandula latifolia, con foglie, come indica il nome latino poiché latus vuol dire «largo», «esteso», e fólium significa «foglia». Sono foglie più grandi rispetto, per esempio, alla angustifolia (angustus vuol dire «stretto», «sottile»). 

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La lavanda latifolia sviluppa un'altezza tra i 30 e gli 80 centimetri, in Italia è abbastanza rara, si trova lungo la costa tirrenica e quella ligure, il suo habitat tipico è il pendio arido e cespuglioso e arriva fino a 1.000 metri di altezza nei piani altitudinali planiziale e collinare. 

 

SELVATICA SULLE COSTE

C'è poi la Lavandula multifida, anche detta «lavanda dell'Egitto», le cui piante sono alte da 30 centimetri a 1 metro e vivono bene nell'habitat delle garighe e incolti aridi, in Italia si trova a Sud-ovest e, a livello di altitudine, solo fino a 600 metri. 

 

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Poi abbiamo la Lavandula stoechas, anche nota come lavanda selvatica o stecade, con altezza dai 30 centimetri a 1,2 metri, presente in Italia sulle coste tirreniche fino a 600 metri, in Liguria, sulle coste occidentali dall'Apuania alla Calabria, in Sicilia, Sardegna, Corsica e isole minori, mancando completamente nelle regioni del versante adriatico. 

 

Secondo Dioscoride, il nome stecade deriva da Stoichades, nome con cui anticamente erano indicate le isole di Hyères, isole francesi della regione provenzale nelle quali la specie è molto diffusa. Infine, abbiamo la Lavandula dentata, cioè la lavanda dentata anche detta spigonardo, con altezza da 30 centimetri a 1 metro, coltivata per la profumeria e raramente rintracciabile selvatica. 

 

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Nonostante siano presenti 5 tipi di lavanda sul territorio, essa è ancora considerata un prodotto di nicchia: c'è chi la ignora completamente e non tutti coloro che, invece, ne conoscono le proprietà sfruttate dall'erboristeria la apprezzano in cucina e viceversa. 

 

Per la presenza e qualità di sostanze aromatiche, infatti, la lavanda è impiegata in cucina, in profumeria, in liquoreria e in farmacia. L'olio essenziale che si ricava dai suoi fiori è versatile e gli sono riconosciuti vari effetti: in primo luogo quello antistress, ansiolitico e antidepressivo, poi decongestionante contro raffreddore e influenza, poi digestivo.

 

olio essenziale di lavanda 1

Fatene cadere una o due gocce su un fazzolettino, e annusatelo ogni tanto nei giorni più impegnativi, oppure sul cuscino prima di andare a dormire. 

 

La lavanda contrasta anche l'ipertensione, ha attività antispasmodica e perciò rilassa anche la muscolatura contratta (si trova in molti oli e creme da massaggio e si può anche realizzare una crema alla lavanda al momento sciogliendo 3 gocce di olio essenziale in un poco di crema, di gel di aloe o di olio di oliva), calma il prurito da punture di insetti e disinfetta in virtù della sua capacità antibatterica di bloccare la generazione dei batteri e antisettica di impedire o rallentare lo sviluppo dei microbi. 

 

miele di lavanda 1

Un uso molto diffuso in Francia, e poco in Italia, è quello di assumere lavanda tramite il miele di lavanda. 

 

Essa, infatti, è un'ottima pianta mellifera e le api sono profondamente attirate dai suoi fiori. Il miele di lavanda non è però così facile da produrre perché per poter realizzare un monoflora sono necessarie grandi coltivazioni di lavanda che in Italia, rispetto per esempio alla Francia, terra elettiva di produzione di lavanda e di miele di lavanda, non ci sono. 

miele di lavanda 2

 

Qui da noi si produce pochissimo miele di lavanda, per lo più dalla lavanda selvatica, mentre quello di lavanda angustifolia si trova solo nelle regioni nelle quali essa è presente. I due mieli sono differenti anche nel gusto: quello di lavanda selvatica è meno aromatico e ha un gusto più delicato rispetto a quello di angustifolia e, volendoli provare, a nostro avviso sono ottimi entrambi. 

 

biscotti alla lavanda

BISCOTTINI E GELATO

I fiori della lavanda sono commestibili e si espande sempre più la loro presenza in cucina. Se fino a poco tempo fa li vedevamo al massimo nei biscottini, adesso li troviamo ovunque, dal gelato alle carni. Anche le foglie sono commestibili: provate a usarne un rametto al posto del rosmarino, magari quando preparate le patate al forno. Vi stupiranno. 

 

Come ci si stupisce scoprendo come già in passato la lavanda fosse una complice erboristica di tanti momenti della vita umana. Il bel libretto Mille usi. Lavanda di Simonetta Bosso, Gribaudo editore, spiega come fosse: «Impiegata dagli Egizi come balsamo nel processo di mummificazione» e «sia i Greci sia i Romani ne conoscevano i pregi e la usavano per confezionare rimedi, prodotti di bellezza, per aromatizzare i piatti. 

gelato alla lavanda

 

Nell'antichità si apprezzavano anche le proprietà calmanti, antisettiche e battericide della lavanda. Le levatrici la usavano nell'acqua per lavare il neonato e la madre. Nel Medioevo era coltivata nei giardini dei monasteri e, insieme con le altre piante aromatiche, era uno degli ingredienti principali della farmacopea; inoltre, i suoi balsamici effluvi erano considerati benefici contro morbi e affezioni. 

gnocchi alla lavanda

 

I fumenti di lavanda erano utilizzati nelle chiese e nelle case come disinfettante durante le terribili epidemie di peste; la lavanda era anche uno degli ingredienti del famoso rimedio "aceto dei 4 ladri" e le proprietà medicamentose che le si attribuivano erano svariate: analgesiche, balsamiche, cicatrizzanti, vermifughe eccetera.

 

 La pianta era considerata anche un talismano contro la malasorte. Durante il Rinascimento si comincia a distillare l'essenza: è il momento in cui la lavanda entra definitivamente nel campo della profumeria. Particolarmente celebri sono i profumi inglesi. Nella tradizione popolare si mettono spighe di lavanda nel corredo della sposa come augurio di buon auspicio».

 

olio essenziale di lavanda 2

AMBIENTI CHIUSI

Per non trovare odore di chiuso nelle case delle vacanze al momento della riapertura, si possono lasciare vasetti di pot-pourri con fiori secchi di lavanda sparsi nelle stanze. Per convincere le formiche a cambiare strada, se vi sono entrate in casa, preparate una soluzione con 250 millilitri di alcol denaturato e 10 gocce di olio essenziale di lavanda e spruzzatela più volte al giorno laddove si sono insediate. 

lavanda 5

 

Aspirate un po' di fiori secchi di lavanda con l'aspirapolvere dopo aver messo il sacchetto nuovo, vi si depositeranno ed elimineranno futuri odori sgradevoli. Cucendo un sacchettino pieno di fiori secchi di lavanda potrete realizzare un efficiente e profumato puntaspilli, cucendone uno più grande (due quadrati di stoffa di 25x25 centimetri) avrete un cuscino «perfetto per conciliare il sonno di grandi e piccini» da usare sopra o dentro il vostro abituale cuscino. 

 

Ponendo 2 o 3 gocce di olio essenziale di lavanda su una o due pietre porose in bagno e rinnovandole ogni 10 giorni, si avrà un deodorante ecologico e naturale. Gli usi della lavanda, dei suoi fiori, secchi e freschi, e dell'olio essenziale sono infiniti (se ne trovano tanti altri nel libriccino già citato dal quale abbiamo estratto questi).

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