CRONACHE DA UN POST-PAESE - LA STORIA DELL’AUTISTA ATAC, CHE DOPO AVER LITIGATO AL TELEFONO CON LA EX MOGLIE, SI METTE A PIANGERE, INSULTA I PASSEGGERI, LI FA SCENDERE E PORTA IL BUS AL DEPOSITO

1 - SPETTATORI PAGANTI
Massimo Gramellini per "La Stampa"

L'autista del 44 accosta il bestione e scende in strada a telefonare. I passeggeri, una cinquantina tra studenti e impiegati, seguono il dramma con gli occhi collosi delle otto del mattino. Siamo su un autobus a Monteverde Vecchio, quartiere di Roma immortalato nei film di Nanni Moretti, anche se la scena raccontata dal Messaggero.it ricorda di più i Cesaroni.

Attraverso le porte aperte del 44 risuona la voce dell'autista, alle prese con l'autopsia del suo matrimonio già declinato in divorzio con contorno avvelenato di alimenti: «Mi hai distrutto la vita! Lo vuoi capire che non c'ho una lira?» Seguono insulti mescolati ai lamenti. L'uomo chiude la telefonata con l'ex moglie, risale a bordo e scoppia in lacrime. «Scendete subito, brutti stronzi», intima alla pregiata clientela.

Nessuno si ribella, scendono tutti. L'autista accende la scritta Deposito e si allontana col suo destriero di latta verso Trastevere, mentre i passeggeri disarcionati si mettono in attesa del bus successivo, augurandosi che sia guidato da un single. Qualcuno si consola al pensiero che il divorziato fuori di testa ha avuto quantomeno il buon senso di non usare il telefono mentre guidava.

In qualche altra parte di mondo un dipendente che interrompe il pubblico servizio per una faccenda privata e ne scarica le conseguenze sui cittadini verrebbe linciato. Ma nella patria del melodramma e delle fiction sbrodolone la fragilità emotiva, purché platealmente esibita, è un'attenuante formidabile. Davanti allo spettacolo del suo dolore, quei passeggeri non si sentivano contribuenti defraudati, ma spettatori paganti. Almeno quelli che avevano pagato il biglietto.

2 - E L'AUTISTA LITIGA E FA SCENDERE TUTTI
Ester Palma per il "Corriere della Sera - Roma"

Una separazione non voluta, problemi economici, chissà. Chissà cosa c'era nella mente e nel cuore dell'autista Atac che ieri mattina ha litigato furiosamente al cellulare con una donna, dopo avere fermato il mezzo ed essere sceso a via Dandolo, Monteverde Vecchio, mentre stava guidando un autobus della linea 44.

La lite è stata furiosa, poi il conducente è risalito a bordo per urlare ai passeggeri di scendere, insultandoli anche pesantemente. E ha inserito la scritta «deposito», lasciando gli attoniti e malcapitati passeggeri a terra.

È successo alle 8 di ieri, su un autobus strapieno, come (quasi) tutti quelli del primo mattino: gente che va al lavoro, studenti. Improvvisamente l'autista ha fermato il mezzo ed è sceso. «M'hai rovinato la vita, che altro vuoi? Lo vuoi capire che non c'ho una lira?", ha iniziato, secondo i testimoni sempre più perplessi.

E il tono di voce che continua a crescere, insulti e alla fine le lacrime, di rabbia e sconforto. Quando è risalito a bordo, l'uomo era, sempre secondo i passeggeri, evidentemente in preda alla più classica delle crisi di nervi. «Ci ha insultato pesantemente e ci ha urlato di scendere tutti».

Cosa che i passeggeri, ormai preoccupati e decisamente a disagio, non si sono fatti ripetere, nonostante sapessero di andare incontro a ritardi a scuola o sul lavoro. Hanno abbandonato il bus, qualcuno ha cercato un taxi, altri si sono messi pazientemente in attesa alla fermata di via Dandolo del 44 successivo. Mentre il conducente era già ripartito, con la scritta «deposito» sul display.

Intanto Atac annuncia di avere «già avviato un'indagine interna per identificare il responsabile dell'episodio segnalato. Una volta conclusa l'indagine, l'azienda attiverà le conseguenti procedure necessarie per l'avvio dell'azione disciplinare». Mentre Davide Bordoni, consigliere comunale di FI, chiede «un'interrogazione urgente al sindaco su un episodio tanto grave».

 

 

ESNA atac conducente autista bus cellulare atac deposito autista telefonino

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”