CHIAMATE CLINT EASTWOOD! – L’AMERICA NON RIESCE PIÙ A SALVARE GLI OSTAGGI – WASHINGTON CONTINUA A NON TRATTARE CON I SEQUESTRATORI ANCHE QUANDO LA POSSIBILITÀ DI SUCCESSO DI UN RAID NON VA OLTRE IL 15% – ATTRITI E SCARICABARILE TRA INTELLIGENCE E GOVERNO

Maurizio Molinari per “La Stampa

 

BARACK obamaBARACK obama

Attriti fra intelligence e amministrazione, complessità operative e la tendenza ad accettare alti rischi di insuccesso: sono i motivi dietro la sequenza di fallimenti che distingue i tentativi americani di ricorrere ai raid per liberare gli ostaggi. Nell’aprile 1980 l’operazione «Eagle Claw» non riesce a porre fine al sequestro dei 52 ostaggi detenuti nell’ambasciata Usa a Teheran perché Pentagono e Cia immaginano un piano disseminato di difficoltà che muore sul nascere quando tre degli otto elicotteri non riescono ad atterrare nel deserto di Yazd.

 

Lo smacco è tale da spingere il Pentagono a creare il Comando Congiunto per le Operazioni Speciali (Jsoc) per risolvere i problemi di coordinamento militari-intelligence. Sono truppe speciali che, dopo l’11 settembre 2001, colgono numerosi successi, decimando Al Qaeda fino al blitz di Abbottabad in cui viene eliminato Bin Laden. Ma i tentativi di liberare ostaggi continuano a fallire: nell’ottobre del 2010 Londra approva un blitz Usa per salvare la scozzese Linda Norgrove ma il raid si conclude con la sua morte così come nel febbraio 2011 l’assalto allo yacht SY Quest, catturato dai pirati somali, non porta al salvataggio dei rapiti.

 James Foley James Foley

 

L’ultimo tentativo riuscito risale al 2012, quando i Navy Seals liberano un americano in mano ai pirati. Sono sintomi di un vulnus operativo che diventa di dominio pubblico con il flop dell’«Independence Day» quando Delta Force manca la liberazione degli ostaggi in mano allo Stato Islamico (Isis).

 

Il 4 luglio si svolge un’operazione complessa con jet, elicotteri e truppe: l’obiettivo è «Camp Bin Laden» nei pressi di Raqqa, in Siria, la capitale del Califfo. Ma quando le truppe arrivano lo trovano vuoto: James Foley e Steven Sotloff sono stati spostati e saranno decapitati nelle settimane seguenti. L’intelligence si difende affermando di aver dato per tempo «informazioni operative» ma il Pentagono si è mosso tardi e a Washington c’è chi sospetta che aspettare l’«Independence Day» sia stata una scelta politica, rivelatasi un boomerang.

James Wright FoleyJames Wright Foley

 

L’ex ostaggio David Rohde, fuggito ai talebani saltando da una finestra, accusa Washington e Londra di «non trattare con i rapitori a differenza di quanto fanno altre capitali della Nato» e il «New York Times» rivela che Isis aveva recapitato richieste per Foley - 125 milioni di dollari e la liberazione di un pakistano detenuto in Texas - prima del blitz.

 

Entrambi contestano la politica della Casa Bianca di non trattare con i sequestratori. Robert Baer, veterano della Cia in Medio Oriente, ricorda che «Reagan negoziò con gli Hezbollah per gli ostaggi in Libano» negli Anni 80 per rimproverare a Obama di non fare altrettanto con Isis. Ma è il Segretario di Stato John Kerry a ribadire che «non abbiamo trattato nè tratteremo». Il riferimento è a Isis perché nel caso dei taleban l’America trova invece l’intesa per riavere il soldato Bowe Bergdahl, facendo uscire da Guantanamo cinque super-terroristi.

 

Steven Sotloff iSteven Sotloff i

Dopo la beffa di Raqqa, per il Pentagono l’occasione di rifarsi arriva il 25 novembre, con l’operazione per liberare Luke Somers ma, ancora una volta, non lo trovano. Il 6 dicembre il raid-bis identifica il luogo giusto ma non sorprende i sequestratori che feriscono a morte Somers. Il Comando delle Operazioni Speciali fa trapelare che aveva sottoposto il piano per il primo raid yemenita quando Somers era ancora nella grotta, ma altri ufficiali smentiscono.


Il duello nell’«intelligence community» è anche sui tempi del blitz a Raqqa. E ancora: fra i militari c’è chi imputa al presidente Obama di aver aspettato troppo perché il «Jsoc» disse di agire il 17 novembre ma avvenne solo 8 giorni dopo. La polemica investe Lisa Monaco, capo del controterrorismo, perché condusse più videoconferenze sul raid, perdendo tempo prezioso, sottoponendo a Obama la richiesta solo il 23 novembre, quando era in viaggio verso Las Vegas. La Casa Bianca ribatte: «Abbiamo dato l’ordine quando ci hanno fatto avere un piano da eseguire». Ovvero: il ritardo è stato del «Jsoc».

Steven Sotloff Steven Sotloff

 

Dietro l’attrito c’è il fatto che i militari tendono a suggerire i raid anche quando la possibilità di successo è solo del 15 per cento. C’è dunque un eccesso di rischio da parte del Pentagono che si spiega con le stime secondo cui un raid di salvataggio di ostaggi ha in media il 50 per cento di possibilità di fallire perché somma troppe variabili negative: «Intelligence insufficiente o inaccurata», «ostaggi spostati o uccisi», «soccorritori uccisi o vittime di imprevisti».

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....