m&z bolzano novarese

ITALIA, UN PAESE SPACCIATO – 134 LAVORATORI DELLE RUBINETTERIE M&Z DI BOLZANO NOVARESE STANNO VIVENDO UN INCUBO. L’AZIENDA IL 7 MARZO È FALLITA E I DIPENDENTI NON POSSONO ACCEDERE ALLA CASSA INTEGRAZIONE STRAORDINARIA PERCHÉ SONO STATI SCALZATI DALLE RICHIESTE PER IL CORONAVIRUS – NON POSSONO ESSERE LICENZIATI, E QUINDI ACCEDERE ALLA “NASPI”, PERCHÉ IL “CURA ITALIA” HA CONGELATO TUTTO, E CAMPANO CON DUECENTO EURO SCARSI…

Marcello Giordani per “la Stampa”

 

«Se non arriva la cassa integrazione dateci almeno la possibilità di essere licenziati». Il coronavirus può avere effetti kafkiani: è quello che accade a 134 lavoratori delle rubinetterie M&Z di Bolzano Novarese, a due passi dal lago d' Orta. È qui, nel polo europeo della rubinetteria, dove tutte le fabbriche hanno riacceso le macchine e sono pronte a tornare a esportare rubinetti in tutto il mondo, che l' industria vive una situazione paradossale.

 

La M&Z è incappata nel fallimento il 7 marzo, nel momento peggiore per cacciarsi in un problema così grosso: la richiesta di cassa integrazione straordinaria è in fila, in una coda infinita, preceduta da tutte le richieste di ammortizzatori per il Covid; M&Z non rientra in nessuna delle categorie per cui è prevista una copertura economica per l' emergenza sanitaria, quindi i lavoratori devono attendere. Non si sa se e quando la cassa potrà essere pagata, ma se gli operai chiedessero di essere licenziati per potere usufruire almeno della Naspi, il sussidio di disoccupazione, la richiesta non potrebbe essere accettata, perché il decreto «Cura Italia» del 17 marzo ha congelato tutte le procedure di licenziamento.

 

Gualtieri Conte

Un bel guaio per tante coppie che lavoravano nella fabbrica di Bolzano Novarese da una vita, rimaste senza lavoro e reduci da un 2019 per loro complicatissimo, anche senza virus. «L' azienda - racconta Giovanna D' Accardo, delegata Rsu - aveva già avuto problemi, e siamo stati messi in contratto di solidarietà. Dal mese di maggio dell' anno scorso abbiamo cominciato ad avere il 60 per cento dello stipendio, che poi si è ridotto al 40% fino a diventare una cifra irrisoria.

 

Eppure eravamo convinti di uscire da questa situazione: anche quando a fine anno la società ha chiesto l' ammissione al concordato, ci era stato detto che c' era un imprenditore disposto a rilevarla, e quindi ci sarebbe stata la continuità aziendale. Poi invece l' azienda ha deciso di rinunciare e siamo arrivati al fallimento».

 

Il 15 gennaio i lavoratori avevano organizzato un sit in davanti al Tribunale di Novara per sollecitare il giudice ad accogliere la richiesta di concordato e il piano industriale presentato dalla società; il giudice non ha considerato la proposta adeguata e un mese dopo, il 14 febbraio, la fabbrica ha chiuso i battenti. È ancora l' era pre-Covid, quando l' iter burocratico viaggia a velocità da Formula Uno rispetto a oggi, e tutti sono convinti che arriverà subito la cassa integrazione straordinaria.

 

«Per la M&Z - precisa Andrea Todero, dirigente sindacale della Cisl metalmeccanici - è stata richiesta la cassa del cosiddetto "decreto Genova", emanato nel 2018, dopo il crollo del ponte Morandi. Il decreto ha ripristinato la cassa integrazione straordinaria per i lavoratori lasciati a casa dalle imprese in crisi o che hanno cessato l' attività. La richiesta è stata presentata, ma poi è arrivata la tegola del Covid, che ha fatto passare in seconda linea tutto il resto. Fra l' altro, i dipendenti della M&Z non rientrano in nessuna delle misure di tutela per i lavoratori colpiti dalla crisi dell' epidemia».

 

Roberto Gualtieri e Giuseppe Conte al lavoro sul Def

Davanti allo stabilimento ci sono dei lavoratori che mostrano l' ultimo «stipendio»: «Duecento e 80 euro - dicono marito e moglie che alla M&Z hanno trascorso una vita - poi più nulla, con l' affitto da pagare e i figli. Non compriamo più nulla se non il cibo, ma fino a quando possiamo resistere? O ci diano la cassa o ci permettano di usufruire della Naspi». Il sindaco Giulio Frattini e il consigliere comunale Palmerino Vescio, che si occupa del Bilancio e dei Rapporti coi cittadini, lanciano un appello: «Si faccia subito qualcosa perché non è ammissibile che 134 famiglie vengano lasciate senza nessun aiuto. Ci rivolgiamo poi agli imprenditori locali, perché qualcuno possa subentrare e fare ripartire l' azienda. Adesso tutti pensano all' emergenza Covid, ma pochi si stanno rendendo conto dello tsunami che sta per abbattersi con l' emergenza economica: dobbiamo batterci per salvare tutti i posti di lavoro e le aziende che avevano ancora un buon portafoglio di ordini come questa».

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO