yuval harari

“LA COLLABORAZIONE GLOBALE È BUON NAZIONALISMO, PERCHÉ È FATTA NELL’INTERESSE DELLA TUA NAZIONE” - LO STORICO YUVAL NOAH HARARI: “I POPULISTI VINCONO LE ELEZIONI ESASPERANDO LE DIVISIONI MA IL CORONAVIRUS CI SBATTE IN FACCIA CHE L’UMANITÀ HA UN SOLO DESTINO - VIVIAMO UN DOPPIO PERICOLO: CHE SI INSTAURI UN REGIME DI CONTROLLO GIUSTIFICATO DALL’EMERGENZA, CREANDO NUOVI STATI TOTALITARI; E CHE AZIENDE GLOBALI DIGITALI ACCUMULINO UN POTERE ENORME DI CUI NON DEVONO RISPONDERE A NESSUNO…”

Luca Mastrantonio per www.corriere.it

 

yuval noah harari 8

In apparenza la vita dello storico israeliano Yuval Noah Harari non è cambiata molto. Vive a Tel Aviv in un moshav, una comunità agricola simile al kibbutz, con il marito Itzik Yahav (la loro società Sapienship ha donato un milione di dollari all’Organizzazione mondiale della sanità dopo la notizia che Trump ha bloccato i fondi americani all’OMS): «Qui in tanti hanno perso il lavoro, io sono fortunato, posso lavorare da casa». Prima del lockdown, andava a Gerusalemme per l’università. Ora, didattica online: «Utile, ma mi manca il confronto dal vivo».

 

«SÌ, FINIREMO NEI LIBRI DI STORIA»

Ancora più acuta è l’assenza di contatti fisici con i cari e gli amici: «Parlo con mia madre, facciamo un diario della giornata, ma vorrei abbracciarla». La novità, per il celebre autore di best-seller come Sapiens e Homo Deus (Bompiani), è il boom di interviste: «Prima ne davo una ogni due, tre settimane. Ora anche 4-5 al giorno. Perché?». La risposta, forse, è dentro ognuno di noi: vogliamo sapere se ciò che stiamo vivendo, i lutti, i sacrifici e le sofferenze hanno un senso. In sintesi: finiremo nei libri di Storia? «Sì, perché le decisioni che stiamo prendendo adesso avranno effetti profondi sul nostro futuro», ci risponde Harari, al telefono.

yuval noah harari 21 lezioni per il xxi secolo

 

Un mese fa sul Financial Times lei descriveva un bivio: da una parte la crescita di nazionalismi autoritari, dall’altra una globalizzazione più solidale. A che punto e in che direzione siamo?

«L’Europa ha bisogno di più unità ma rispetto a un mese fa i segnali incoraggianti ci sono: c’è meno cinismo, si è capito che non bastano gli aiuti, serve solidarietà. Tra i segnali negativi, il governo americano che ha deciso di cancellare i fondi Usa per l’OMS. Roba da pazzi. Trump sta cercando di deviare l’attenzione dalla sua pessima gestione della crisi, vuole un capro espiatorio, vuole coprire i suoi errori».

 

Oggi più che mai sentiamo il bisogno di leader con una visione.

«Sono emersi i limiti strutturali del tipico leader populista che ha vinto le elezioni esasperando le divisioni: ha sostenitori che gli danno ragione anche se dice che il sole sorge a ovest e oppositori che lo criticano anche se dice che il sole sorge a est. Così puoi vincere in democrazia, ma non governi la crisi. I leader populisti che fanno?

yuval noah harari 6

 

Esasperano le divisioni, fomentando l’odio per gli stranieri e le minoranze. In India accusano gli islamici, i Paesi islamici accusano Israele, Trump accusa i cinesi... Ma il coronavirus ci sbatte in faccia che l’umanità è globale, ha un solo destino. Non abbiamo bisogno di nuove ideologie o religioni per capirlo. Agli occhi del virus fa differenza se sono israeliano o italiano? No. Siamo tutti prede. Le uniche differenze, anagrafiche, valgono in ogni Paese».

 

In una delle sue 21 lezioni per il XXI secolo criticava l’arroganza degli apocalittici, parlano come se sapessero cosa sta succedendo. Serve più l’umiltà per capire ciò che ancora non sappiamo.

mark zuckerberg

«Nessuna apocalisse e non stiamo vivendo la fine del mondo, abbiamo fronteggiato epidemie più violente per tasso di mortalità, nell’ordine dei milioni: la peste nera nel Medioevo e la spagnola a inizio ‘900. Anche l’Aids, se lo prendevi negli Anni 80 eri spacciato, ora non è così, dopo anni di studi e cure sperimentali. Del Covid abbiamo isolato in poche settimane il codice, sappiamo come si trasmette, in 1-2 anni potremmo trovare il vaccino. Il tempo sembra non passare mai perché siamo chiusi in casa».

 

Com’è la didattica online?

«Semplifica aspetti organizzativi come assegnare i compiti, dividere in gruppi... Schiacci un tasto e via. Però ignoro l’atmosfera della classe, il grado di interesse e il livello di attenzione. Gli studenti seguono ore e ore di lezioni davanti allo stesso schermo, saranno esausti. Spero di tornare presto alla classe fisica, anche se molti insegnamenti resteranno online. Mi manca la vita sociale dell’università e manca agli studenti. L’università non è un solo un insieme di aule, è fatta di incontri, intervalli, appuntamenti».

TRUMP ZUCKERBERG

 

Da storico, cosa pensa quando si usa la metafora della guerra?

«Chi contrasta il virus non sono soldati che sparano, ma infermieri che cambiano le lenzuola negli ospedali. Se usi la metafora della guerra poi diventa naturale dare poteri speciali a uomini forti, alla polizia e all’esercito, ai generali, come alcuni vorrebbero qui in Israele. Ma quali competenze ci servono? Quelle di chi sa uccidere o di chi sa curare? Di un generale o un primario? Rinunciare alla democrazia perché solo un leader forte può salvare il genere umano? No. Servono leader più umani. Sa qual è il pericolo maggiore?».

 

yuval noah harari 7

In termini politici?

«No, in termini assoluti. Il pericolo vero non viene dal virus ma dai demoni interiori del genere umano, come l’odio e la cupidigia. L’odio è frutto di una falsa soluzione: il pericolo sono gli altri. La cupidigia arricchisce pochi, danneggia molti e favorisce il virus».

 

In molti Paesi certi settori produttivi dicono che il contenimento delle perdite umane non può bloccare l’economia. Diamo un prezzo alla vita umana?

«È difficile da ammettere, ma lo facciamo sempre. Non esistono budget illimitati, van ripartiti: quanto spendo per nuovi farmaci rari e quanto per l’educazione? Quanto per sistemare le strade, e ridurre gli incidenti, e quanto per gli ospedali che curano? Servono priorità. Ora la priorità è sconfiggere il virus, i cui danni sono anche economici, ma non è limitando i danni economici che si sconfigge il virus. Per ora nessun Paese ha sacrificato la salute per l’economia, è un segnale incoraggiante».

 

La crisi che mette in ginocchio interi Paesi sta arricchendo le grandi aziende digitali come Facebook e Amazon.

stanford university e la silicon valley

«Oggi viviamo un doppio pericolo: che si instauri un regime di controllo giustificato dall’emergenza che resterà in funzione dopo l’emergenza, creando nuovi stati totalitari; e che aziende globali digitali accumulino un potere enorme di cui non devono rispondere a nessuno. Sia chiaro, senza il digitale si sarebbero chiuse le università, niente telelavoro, famiglie in frantumi. Ma c’è un tema politico: come regolamentare chi possiede le infrastrutture tecnologiche che stanno mandando avanti il mondo e invadono le nostre vite? Oggi Zuckerberg è potenzialmente più potente di Trump».

 

yuval noah harari 5

La sua speranza maggiore?

«Che con la crisi la gente capisca l’importanza della solidarietà globale per le sfide comuni: la salute nostra e del pianeta sono connesse; spero che si inverta la crescita delle destre populiste: la crisi ha rivelato che i populisti non sono in grado di difendere il loro popolo. Serve un nazionalismo migliore».

 

In che senso migliore?

«Molti mi fraintendono: se incoraggio la solidarietà globale non sto attaccando i nazionalismi. Cos’è il nazionalismo? Amare i tuoi compatrioti. Ma per amarli e difenderli oggi devi cooperare: devi condividere i dati del virus, far collaborare i ricercatori, devi mutualizzare i rischi economici e per evitare ondate di ritorno devi aiutare Paesi restati indietro: se vanno al collasso son guai per tutti. La collaborazione globale è buon nazionalismo, perché è fatta nell’interesse della tua nazione e dei tuoi compatrioti».

MESSICO CITY SILICON VALLEY

 

Cosa farà, finita la quarantena?

«Vorrei rivedere e abbracciare mia madre e le mie due sorelle. Ho bisogno di stare assieme a loro. Non ce la faccio più a vederle solo attraverso uno schermo».

Ultimi Dagoreport

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")