marco travaglio bettino craxi

BETTINO? BOTTINO! - TRAVAGLIO RINFRESCA LA MEMORIA: “COMPLICE IL FILM “HAMMAMET” DI GIANNI AMELIO, È RIPARTITA LA RUMBA PER LA BEATIFICAZIONE DEL FU BETTINO CRAXI. DA VENT'ANNI LE PROVANO TUTTE PER CANCELLARE LE SENTENZE CHE LO ISSAVANO SUL TRONO DI RE DI TANGENTOPOLI. VOGLIONO FARCI CREDERE CHE SÌ, MAGARI CRAXI RUBACCHIAVA, MA FU COMUNQUE UN GRANDE POLITICO MODERNO. INVECE IL "RIFORMISMO" CRAXIANO È UNA LUNGA GALLERIA DI ORRORI…”

Marco Travaglio per “il Fatto quotidiano”

 

MARCO TRAVAGLIO

Complice il film Hammamet di Gianni Amelio, è ripartita la rumba per la beatificazione del fu Bettino Craxi. Che poi, in realtà, è l' ennesimo, disperato tentativo dei politici ladri purtroppo viventi di autosantificarsi. Da vent'anni le provano tutte per cancellare le sentenze che lo issavano sul trono di Re di Tangentopoli. Ora, fallita l'Operazione Amnesia, si contentano di farci credere che sì, magari Craxi rubacchiava, ma fu comunque un grande politico moderno, uno statista europeo, un padre del riformismo e un leader innovatore.

HAMMAMET

 

Ora, anche volendo giudicare l'ex segretario del Psi ed ex premier al netto delle mazzette (50 miliardi di lire scovati nel '93 da Mani Pulite sui suoi conti svizzeri, per tacere degli altri rimasti intatti in giro per il mondo), quello che emerge è un concentrato dei vizi e dei malvezzi della peggior politica, corresponsabile primario dei disastri che la Prima Repubblica ci ha lasciato in eredità.

HAMMAMET

 

Durante i quattro anni del suo governo (1983-87) il debito pubblico passò da 400 mila a 1 milione di miliardi di lire e il rapporto debito-Pil dal 70 al 92%, di pari passo con l'impazzimento della spesa pubblica e dell' abusivismo selvaggio (anche grazie al suo mega-condono edilizio). Per il resto, il "riformismo" craxiano è una lunga galleria di orrori.

 

BETTINO CRAXI E PAOLO PILLITTERI

In politica interna: la trattativa con le Br per liberare Moro contro la fermezza del fronte Dc-Pci-Pri; l'opposizione a ogni risanamento dei carrozzoni delle Partecipazioni statali, gestiti dai boiardi craxiani (Di Donna, Bitetto, Cagliari, Necci) come vacche da mungere a spese dello Stato con passivi miliardari; la feroce lottizzazione della Rai, l'attacco ai giornalisti e persino ai comici scomodi (da Alberto Cavallari a Beppe Grillo) e, sotto la presidenza di Enrico Manca, la pax televisiva con la Fininvest; i due decreti ad personam del 1985-'86 per neutralizzare le ordinanze dei pretori che pretendevano di far rispettare la legge all'amico Silvio e, nel '90, la legge Mammì, monumento al monopolio della tv privata; l'ostilità alle poche privatizzazioni giuste e necessarie (come quella della Sme, che produceva panettoni di Stato con voragini nei conti pubblici, tentata dall'Iri di Prodi nel 1985; e quella dell'Alfa Romeo, che Prodi nell' 86 voleva vendere alla Ford, mentre Craxi preferì regalarla alla Fiat); l' assalto alla Mondadori tramite l' apposito B., col contorno di tangenti ai giudici; l' ingaggio come consulente giuridico del giudice corrotto Renato Squillante, che garantiva i socialisti da indagini e arresti.

BETTINO CRAXI SILVIO BERLUSCONI

 

E, in compenso, i primi attacchi politici ai migliori magistrati e i progetti piduisti per assoggettare le procure al governo. Il referendum del 1987 sulla responsabilità civile dei magistrati per intimidire quelli che già allora stavano scoprendo le mazzette craxiane. Il proibizionismo sul consumo delle droghe leggere, che portò all' assurda legge Vassalli-Iervolino.

 

BETTINO CRAXI 2

Le prime picconate alla Costituzione in nome di una "Grande Riforma" cesarista, affidata al fido Giuliano Amato e poi ripresa anni dopo da Berlusconi. La gestione satrapica del partito, con congressi plebiscitari e antidemocratici (quando Norberto Bobbio, nel 1984, denunciò la "democrazia dell' applauso" dopo la rielezione per acclamazione di Craxi al congresso di Verona, questi lo zittì sprezzante: "Quel filosofo ha perso il senno").

 

BOBO E BETTINO CRAXI 8

Il nepotismo sfrenato, che lo portò a piazzare il giovane figlio Bobo al vertice del Psi milanese e il cognato Paolo Pillitteri a sindaco di Milano. La repressione di ogni dissenso interno, culminata nella cacciata di Codignola, Bassanini, Enriques Agnoletti, Leon, Veltri e altri, bollati nell' 81 come "piccoli trafficanti della politica" e accusati di intelligenza col nemico (il Pci di Berlinguer) per aver osato sollevare la questione morale sullo scandalo Ambrosiano. Le porte spalancate a "nani e ballerine" dell' assemblea socialista. Le candidature in Parlamento di statisti del calibro di Gerry Scotti e Massimo Boldi. E, tutto intorno al Capo, preclari figuri da museo Lombroso come Larini, Mach di Palmstein, Tradati, Troielli, Raggio, Giallombardo, Parretti, Fiorini, Chiesa &C..

bettino craxi al mare

 

Senza dimenticare i traffici con Gelli e Calvi e i rapporti persino con l' entourage di Epaminonda. Tutti personaggi piuttosto lontani dalla tradizione "riformista", tant' è che nella "Milano da bere" si diceva che il Psi era passato "da Turati a Turatello".

 

In politica estera, si ricorda sempre Sigonella, dove nel 1985 Craxi si sarebbe opposto intrepido alla tracotanza di Reagan. In realtà sottrasse al blitz Usa i terroristi palestinesi che avevano appena sequestrato la nave Achille Lauro e assassinato un ebreo paralitico, Leon Klinghoffer, gettandone il cadavere in mare; si impegnò a farli processare in Italia; poi fece caricare il loro capo Abu Abbas su un aereo dei servizi segreti recapitandolo prima nella Jugoslavia di Tito e poi in Iraq, gradito omaggio a Saddam Hussein. Fu l' acme di una politica filoaraba e levantina che portò all' appoggio acritico all' Olp di Arafat (ben prima della svolta moderata), paragonato da Craxi addirittura a Mazzini in pieno Parlamento.

 

bettino craxi al mare con silvio berlusconi

Quanto all' europeismo craxiano, basta ricordare l' appoggio dato a regimi sanguinari e corrotti come quelli del tagliagole somalo Siad Barre in cambio di leggendarie ruberie sulla "cooperazione". E il capolavoro della guerra delle Falkland, nel 1982, quando Bettino si schierò col regime dei generali argentini (quelli che avevano fatto sparire migliaia di oppositori) contro la Gran Bretagna appoggiata da tutto l' Occidente. Ecco quel che resta, al netto delle mazzette, di Craxi. Lasciatelo riposare in pace, ché è meglio.

gianni de michelis bettino craxibettino craxi gianni de michelisbettino craxi gianni de michelis 1

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”