NON C’È NIENTE DI “PACIFICO” – TRUMP HA TELEFONATO ALLA PREMIER GIAPPONESE, SANAE TAKAICHI, INVITANDOLA A “NON PROVOCARE LA CINA SU TAIWAN”, DOPO LE MINACCE DI UNA MOBILITAZIONE MILITARE DI TOKYO IN CASO DI INVASIONE DELL’ISOLA DA PARTE DEL DRAGONE – TAIPEI SI PREPARA ALL’ATTACCO CINESE E ANNUNCIA 40 MILIARDI DI DOLLARI DI SPESE EXTRA PER LA DIFESA NEI PROSSIMI OTTO ANNI – IL PRESIDENTE LAI: “LA STORIA INSEGNA CHE CERCARE IL COMPROMESSO DI FRONTE ALLE AGGRESSIONI NON PORTA CHE SCHIAVITÙ”
TAIWAN: WSJ, 'TRUMP HA SUGGERITO A TAKAICHI DI MODERARE TONI, DI NON PROVOCARE XI'
donald trump sanae takaichi foto lapresse
(Adnkronos) - Non provocare la Cina su Taiwan, moderare i toni: sarebbe questo il suggerimento arrivato a Sanae Takaichi da Donald Trump nel mezzo delle tensioni diplomatiche tra Tokyo e Pechino innescate da parole della premier giapponese sull'isola di fatto indipendente, ma per la quale Pechino vuole la "riunificazione" senza escludere l'uso della forza. A rivelarlo è il Wall Street Journal.
La questione di Taiwan è stata al centro del colloquio telefonico di lunedì tra il leader cinese Xi Jinping e il presidente degli Stati Uniti e, quando all'indomani di quella telefonata - secondo la ricostruzione del Wsj con l'aiuto di fonti giapponesi e una fonte americana - Trump ha sentito Takaichi, le ha consigliato di non 'provocare' Pechino sul dossier della sovranità di Taiwan.
Un consiglio 'sottile', hanno rilevato le fonti, dal momento che da Trump non sono arrivate pressioni su Takaichi affinché ritiri le parole che hanno fatto salire le tensioni, ma comunque preoccupante per le fonti giapponesi. La premier, conservatrice, considerata un 'falco', a inizio mese ha lasciato intendere che il Giappone potrebbe intervenire militarmente in caso di attacco a Taiwan.
Secondo le fonti di Tokyo, il presidente non voleva che frizioni su Taiwan potessero intaccare quanto ottenuto nelle trattative con la Cina, a cominciare dalla promessa di acquistare più prodotti agricoli dagli Usa. Il Wsj parla di un episodio che mette in luce una nuova realtà nelle relazioni tra Cina e Stati Uniti, ovvero come la tregua commerciale con la Repubblica Popolare e la questione di Taiwan siano diventate indissolubilmente legate.
TAIWAN ANNUNCIA 40 MILIARDI DI DOLLARI DI SPESE EXTRA PER LA DIFESA
Estratto dell’articolo di Marco Masciaga per “Il Sole 24 Ore”
Il presidente taiwanese Lai Ching-te ha annunciato ieri che sottoporrà al Parlamento di Taipei un budget aggiuntivo da quasi 40 miliardi di dollari in 8 anni per dotare il Paese di sistemi di difesa più moderni e dissuadere la Cina da un’invasione.
La portata degli investimenti non ha precedenti ed è superiore alla somma dei 4 precedenti extra budget militari approvati da quando, negli anni 90, l’isola ha imboccato la strada della democrazia.
Rivolgendosi ai giornalisti, il presidente taiwanese ha detto che la Storia insegna che cercare il compromesso di fronte alle aggressioni non porta che «schiavitù» e che «in materia di sicurezza nazionale non c’è posto per i compromessi».
Il prossimo anno, il Paese asiatico spenderà l’equivalente di 30,3 miliardi di dollari nella Difesa, equivalenti al 3,32% del Pil, superando il tetto del 3% per la prima volta dal 2009. […]
Il presidente taiwanese ha ripetutamente chiesto a Pechino di poter aprire un dialogo, ma le sue aperture sono state sempre respinte in quanto provenienti da un «separatista». Prima ancora della conferenza stampa di Lai, un portavoce del governo cinese aveva accusato Taipei di «comprare armi, cercando di guadagnare il favore di potenze straniere con fondi che avrebbe potuto usare per migliorare le condizioni di vita dei propri cittadini e sviluppare l’economia».
Taiwan ha un reddito pro capite circa triplo di quello cinese.
Lai ha giustificato le maggiori spese spiegando che «le minacce cinesi a Taiwan e alla regione dell’Indo-Pacifico sono sempre più grandi» e sottolineando come «recentemente in Giappone, nelle Filippine e nello Stretto di Taiwan» ci siano state «incursioni militari e campagne di disinformazione che hanno suscitato profonda preoccupazione».
[…]
Da alcuni mesi Taiwan è sotto pressione dagli Stati Uniti per aumentare le sue spese militari. Non a caso Lai ha scelto un editoriale sul Washington Post per anticipare la decisione di accrescere gli investimenti nella Difesa e sottolineare come a beneficiarne sarà l’industria bellica americana.
Alla domanda se questi investimenti siano parte di una trattativa con Washington per ottenere una riduzione dei dazi applicati sulle esportazioni taiwanesi, Lai ha risposto che le due cose non sono legate.
Il compito di entrare nel dettaglio delle spese militari che saranno finanziate con i 40 miliardi messi a bilancio dal prossimo anno fino al 2033 è toccato al ministro della Difesa Wellington Koo che ha parlato di missili di precisione, droni e del Taiwan Dome, o T-Dome, un sistema di difesa antiaerea che dovrebbe consentire un salto di qualità nella capacità di individuare e intercettare le minacce provenienti dal cielo.
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Koo ha sottolineato che i 40 miliardi sono un tetto massimo di spesa e che i fondi serviranno anche a finanziare lo sviluppo di programmi comuni tra Taiwan e Stati Uniti.
TEMPTATION ISLAND - VIGNETTA BY ROLLI - IL GIORNALONE - LA STAMPA
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