CHIAMALI I “SOLITI IDIOTI”! – ARIECCOLI PER PAPPARSI IL CINEPANETTONE IN BARBA AI CRITICONI IN PARRUCCA E AI VANZINA: “HANNO DETTO CHE, DOPO DI NOI, NON LI POSSONO PIÙ ACCUSARE DI ESSERE VOLGARI? SÌ, PERÒ NOI NON ABBIAMO MAI MESSO UN CACTUS NEL SEDERE A UN PERSONAGGIO PER UNA GAG” – BOTTE AI GAY E ALLA VENTURA: ‘’NON MI PIACE COME PARLA, COME SI VESTE, LA TV CHE FA”….

Valerio Palmieri per "Chi"

All'inizio I soliti idioti era un fenomeno televisivo di seconda serata per i teenagers di Mtv. Dopo una fase di rodaggio, grazie anche al passaparola sul web e a Youtube, i loro tormentoni sono diventati universali. Come il "Sono subito da lei" dell'impiegata alle poste e il "Dàicazzo!" di Ruggero De Ceglie, viveur con parlata romanesca che passa la vita a tormentare il figlio Gianluca, imbranato come il Verdone di In viaggio con papà.

Così, con la loro collezione di mostri fin troppo reali, Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio hanno conquistato Pietro Valsecchi, l'asso pigliatutto delle serie cult di Mediaset nonché creatore del fenomeno cinematografico Checco Zalone, che con la sua Taodue li ha lanciati sul grande schermo lo scorso Natale. Il risultato è stato di oltre 11 milioni di euro di incassi accompagnati da una guerra fra i critici. Ora tocca a I 2 soliti idioti e Mandelli e Biggio sono carichi a pallettoni.

Domanda. Quest'anno siete voi il cinepanettone?
Mandelli. «Il cinepanettone mi sembra un po' scaduto, preferiamo definirci il cinepandoro, per quelli che non amano i canditi. Ci fa ridere che una galleria di personaggi antipopolari come la nostra, di mostri terribili, di schifosi, sia diventata pop».
Biggio. «Il nostro film ha un'altra storia e un altro pubblico. Trovo i cinepanettoni divertenti ma ripetitivi, triti e ritriti, non li condanno ma non amo la logica commerciale: il cinema è passione e rispetto del pubblico, non un calcolo "minimo sforzo-massimo rendimento"».

D. Gli intellettuali non vi hanno accolto a braccia aperte.
Mandelli. «Gli intellettuali sono una cerchia ristretta che ha paura di dover dividere la torta. Si sono limitati a contare le parolacce nel film quando i nostri personaggi offrivano altri spunti: un padre diseducativo, due preti che parlano di marketing, una postina sadica, due bambini che vanno a comprare la droga. Si sono limitati a dare una "pettinata al novellino", della serie "stai al tuo posto"».
Biggio. «Il paradigma che parolacce è uguale a film di Vanzina è superficiale. Ora qualcuno si spinge oltre perchè ha visto che il fenomeno dura».

D. E senza satira politica.
Mandelli. «Perché devo fare satira su Fiorito che è già al di là delle nostre caricature? Il mio Ruggero De Ceglie, che parla solo di donne e si crede furbo è già politica».
Biggio. «Scilipoti supera ogni invenzione e la poltica, quando le cose vanno male, non fa nemmeno ridere. Non distinguo la sinistra dalla destra, non vedo differenza fra Bersani e Alfano, è tutto una buffonata, ci vorrebbe la rivoluzione con i forconi»

D. Il vignettista e autore Stefano Disegni ha scritto che il vostro era un film per subumani.
Mandelli. «La sua era la peggior recensione in assoluto perché era fatta di niente, forse abbiamo realizzato il suo sogno, quello di portare al successo una comicità cattiva, che lui ha cercato di fare per anni».

D. I Vanzina hanno detto che, dopo di voi, non li possono più accusare di essere volgari.
Mandelli. «Sì, però noi non abbiamo mai messo un cactus nel sedere a un personaggio per una gag, i nostri sono dei cartoni animati, siamo ragazzi di trent'anni che mettono una maschera. Forse Vanzina ce l'ha con chi lo ha criticato per anni. Ma gli dico: "Non te la prendere, hai fatto i miliardi, perché devi avercela con noi?"».
Biggio. «Non so se sia invidia ma, anzichè parlare dei loro film e dei loro lavori, parlano di noi».

D. Chi vi ha apprezzato?
Biggio. «I grandi come Renato Pozzetto e Teo Teocoli. Teo è anche nel nostro film e ha fatto una cosa geniale: per non ripetere una scena dieci volte, come accade nel cinema, ha rotto la scenografia dopo un solo ciak: "buona la prima" e tutti a casa».

D. Vi hanno proposto di fare pubblicità dopo il vostro boom?
Mandelli. «Sì, ma non ci hanno proposto abbastanza soldi. La pubblicità va fatta con intelligenza, visto che è una marchetta il gioco deve valere la candela. E devo farla a modo mio, con il mio personaggio che insulta lo sponsor. Ma quelli del marketing temono i personaggi negativi, pensano che sia meglio usare Manuela Arcuri per vendere. Hanno ragione, ma se fai le scarpe di Ruggero De Ceglie ne vendi miliardi! (ride, ndr)».

D. Ci credete che Fabio Volo ha rinunciato a 500 mila euro pur di non fare pubblicità?
Mandelli. «Può essere, perché ne guadagna già abbastanza, e penserà: "Aspetto, poi quando finisce la cosa dei libri faccio un contratto per il caffè da un milione l'anno!". Se tu non hai mai fatto pubblicità il tuo valore cresce, è come tenersi un pezzo di antiquariato che si rivaluta con il tempo».
Biggio. «Certo che ci credo, lo farei anch'io. Ti posso dire che lo abbiamo già fatto e i soldi erano anche di più».

D. Chi piace di più alle donne fra di voi?
Mandelli. «Lui è il bello, ma in generale un comico non deve mai darti l'impressione di potersi trombare la tua ragazza, altrimenti non lo vai a vedere».
Biggio. «É ovvio che è più facile conoscere le ragazze ma, se sei uno come me che non ci sa fare, quella cosa ti rimane».

D. Avete fatto satira sui gay e sui cinesi. Perché i cinesi non se la sono presa?
Mandelli. «Perché non sono una casta. Infatti noi siamo stati attaccati dall'arcigay, non dai gay. Loro pensano di poter essere i soli a parlare di omosessualità. Così si ghettizzano».

D. Un ragazzo di 15 anni si è tolto la vita dopo pesanti prese in giro sulla sua sessualità.
Mandelli. «Purtroppo il bullismo esiste tutti i giorni, ci sono ragazzi presi di mira per mille motivi. C'è chi è forte e chi lo è meno, qui c'è stata una contingenza di fattori che ha provocato esiti drammatici».
Biggio. «La strada non è smettere di ironizzare, ma farlo finchè non diventa una cosa così normale che non fa nemmeno ridere parlarne».

D. Wilde diceva: "Datemi una maschera e vi dirò la verità".
Mandelli. «Quando ho iniziato questo lavoro per me era un cruccio mettere la mia faccia: dovevo fare il veejay, lanciare le canzoni su Mtv. La prima settimana mi arrivavano e-mail di insulti fra i peggiori. Avevo vent'anni, venivo da un paesino, Osnago, e gente che non conoscevo mi fermava per strada per dirmi "sei un grande" o "mi fai cagare". Da allora ho iniziato a usare piccoli travestimenti per distinguere la persona dal personaggio televisivo».

D. Andreste a Raidue a fare uno show di seconda serata?
Mandelli. «Se mi dicessero "fai quello che vuoi", accetterei. Nel mio futuro ci sono anche impegni singoli, a fine gennaio esce un film di Fausto Brizzi dove sono protagonista con la mia faccia. Ho fatto anche Squadra antimafia, ma sono dovuto morire perché avevo troppi impegni!».
Biggio. «Per ora non uscirei dal mondo de I soliti idioti».

D. Qualche anno fa Mandelli disse che non le piaceva un programma con la Ventura e lei la punzecchiò: vi siete chiariti?
Mandelli. «Non ho niente da sistemare, non è un personaggio televisivo che mi piace. Tu mi devi dire: cosa sa fare?».

D. É una delle migliori conduttrici italiane.
Mandelli. «Non mi piace come parla, come si veste, la tv che fa, ha riportato in auge personaggi come Malgioglio. Quando la vedo che pontifica a X Factor mi chiedo: perché? Morgan è un genio, Elio pure, Arisa ha una voce pazzesca. Simona è lì perché è la Ventura. Funziona, è vero, non lo metto in dubbio, ma mi chiedo perché, così come molti si chiedono perché noi abbiamo successo: è una domanda lecita».

D. Qual è stata la più grossa soddisfazione degli ultimi mesi?
Mandelli. «Sapere che Adriano Celentano e Claudia Mori, quando si salutano per andare a letto, ripetono una mia battuta (e imita una faccetta estasiata di Ruggero De Ceglie, ndr). Mi manca solo che Mina reciti con noi e poi posso smettere!».

 

 

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