chris evans, dakota johnson, pedro pascal material love

IL CINEMA DEI GIUSTI SE AVETE AMATO “PAST LIVES”, LA BELLISSIMA OPERA PRIMA DI CELINE SONG, AMERETE ANCHE QUESTA DIVERSA, PIÙ FACILE (MA NON TROPPO), SOFISTICATISSIMA COMMEDIA NEWYORKESE “MATERIAL LOVE”, SCRITTA DALLA REGISTA DIECI ANNI FA E COSTRUITA SULLE SUE STESSE ESPERIENZE DI MATCHMAKER, CIOÈ DI SENSALE DI MATRIMONI - UN MESTIERE, QUELLO DI MATCHMAKER, AMATO DAL MONDO DELLO SPETTACOLO NEWYORKESE - NON VE LO PERDETE. DAKOTA JOHNSON È FAVOLOSA E LA SCENEGGIATURA SUPER. IN SALA… - VIDEO

Marco Giusti per Dagospia

 

chris evans, dakota johnson, pedro pascal material love

Se avete amato “Past Lives”, la bellissima opera prima di Celine Song, sceneggiatrice e regista nata in Corea, cresciuta in Canada, ma da anni americana, anzi newyorkese, amerete anche questa diversa, più facile (ma non troppo), sofisticatissima commedia newyorkese “Material Love”, ma il tiolo vero è “The Materialists”, scritta dalla regista dieci anni fa, quindi prima di “Past Lives”, e costruita sulle sue stesse esperienze di matchmaker, cioè di sensale di matrimoni.

dakota johnson material love

 

Girato in un luccicante e ricco 35 mm, il direttore della fotografia è ancora Shabier Kirchner, segue i sentimenti di una bella trentenne, Lucy, interpretata da una luminosa Dakota Johnson, mai così brava, che di professione cerca di trovare le anime gemelle per persone, soprattutto della sua età, che da soli non ci riuscirebbero. Un mestiere, quello di matchmaker, molto amato dal mondo dello spettacolo newyorkese, soprattutto da quello legato al mondo del teatro jiddich.

dakota johnson material love

 

La commedia chiave fu quella scritta da Thornton Wilder nel 1938, “The Merchant of Yonkers”, nata da una rilettura di un tetso austriaco di Johann Nestroy del 1842, che a sua volta riprendeva un atto del 1835, scritto da John Oxenford. Ma la commedia del 1938, malgrado la regia di Max Reinhardt, fu un flop pesantissimo (solo 39 repliche). Invece, quando Wilder la riscrisse nel 1953, dando spazio da protagonista, cioè alla matchmaker Dolly Levi, interpretava dalla straordinaria Ruth Gordon, fu un successo clamoroso. 486 repliche!

 

Venne poi riproposto nel 1964 con Carol Channing protagonista e si trasformò in un musical come “Hello Dolly” diretto da Gene Kelly con Barbra Streisand come Dolly Levi. Non so quanto della tradizione teatrale newyorkese, e perfino del cinema jiddisch degli anni ’40, anche se in “American Matchmaker” di Edgar G. Ulmer, il sensale è Leo Fuchs, un uomo, Celine Song, ragazza di buone letture, inoltre sposata a un altro sceneggiatore importante, il Justin Kuritzkes di “Challengers”, abbia ripreso nel suo film.

dakota johnson pedro pascal material love

 

Certo la matchmaker di Dakota Johnson, giovane, bella, determinata, intelligente, che non cerca per sé un matrimonio costruito sui soldi, lo avrebbe con il ricco spasimante Harry di Pedro Pascal, che lavora nel mondo della finanza, ma non vorrebbe neanche fare una vita da poveri con l’uomo che ha sempre amato, il John di Chris Evans, attore spiantato che ha già mollato una volta, non ha nulla di una Ruth Gordon o di Carol Channing o di una Thelma Ritter, che ricordiamo nello stupendo “”The Model and the Matchmaker” di George Cukor, scritto da Charles Brackett. Ma ne riprende in pieno lo spirito ironico, la consapevolezza degli anni che passano, in qualche modo il “materialismo” che dà il titolo al film.

 

chris evans dakota johnson material love

Il fatto che la matchmaker, sia sempre in grado di “pesare” i valori degli uomini e delle donne che ha di fronte, la rende cinica nel pesare se stessa e i suoi uomini. Per questo torna al buffo materialismo della cornice iniziale, col matrimonio fra uomini preistorici. Una gag che ci porta all’ironia sulla storia di un Billy Wilder piuttosto che di un Thornton Wilder. Non ve lo perdete. Dakota Johnson è favolosa e la sceneggiatura super. In sala.

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