IL CINEMA DEI GIUSTI – “SI NU SPINGONE!” DICE PIÙ VOLTE AMEDO A PIO, NEL LORO NUOVO FILM, “OI VITA MIA”, UNA COMMEDIA SEMPLICE, PULITA, LONTANA DALLE SCORRETTEZZE PRECEDENTI, COI PUGLIESI FINALMENTE DE-MILANESIZZATI - C’È QUALSIASI ELEMENTO CHE POSSA DARE NOIA A UN PUBBLICO RADICAL O CHIC O SEMPLICEMENTE BORGHESE. DA LINO BANFI IN VERSIONE MALATO DI ALZHEIMER (SEMBRA GIÀ UN LAST MOVIE), AL BAMBINO DOWN CHE PENSA SOLO ALLA FIGA, ALLA TRUFFA COL DISABILE, AL VIAGGIO A SAN GIOVANNI ROTONDO DA PADRE PIO, AI POOH FINALI CHE SI ESIBISCONO A VIESTE - PENSO CHE IL LORO PUBBLICO GRADIRÀ QUESTA SEMPLICITÀ… - VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
“Si nu spingone!”, dice più volte Amedo a Pio, nel loro nuovo film, “Oi vita mia”, uscito oggi nelle sale italiane dopo una serie di anteprime. E’ una commedia semplice, pulita, a parte la battuta “E’ ora di tirar fuori le palle”, che si traduce nella scena di un vecchio signore che, inquadrato fortunatamente da dietro, le mostra – le palle - proprio ai due protagonisti.
Delle quattro commedie che Pio e Amedeo hanno interpretato, è anche quella che più gli somiglia, dove fanno i bravi ragazzi foggiani, un po’ scorretti, ma anche inclusivi, un po’ lontani dal modello barese trasgressivo Zalone-Nunziante e dai loro sketch pesanti di Mediaset, e quella che li vede per la prima volta registi, oltre che protagonisti e sceneggiatori. Ma che vuol dire spingone? Leggo: “termine gergale diffuso nella provincia di Foggia e si riferisce al pene”. Cazzone, insomma.
Ma spingone, detta in foggiano, fa più ridere. Perché dà proprio il senso della battuta detta da Amedeo al più alto, e più spingone Pio. Finalmente, penso. Saranno secoli che i foggiani sognavano un film dove si parla davvero foggiano. Non è mai troppo tardi. Anche se questo “Oi vita mia”, dove per fortuna non fanno i pugliesi che vanno o tornano da Milano, la storia è tutta ambientata in quel di Vieste, sul mare, che sempre provincia di Foggia è.
lino banfi pio e amedeo oi vita mia
Che vi devo dire? Intanto, c’è qualsiasi elemento che possa dare noia a un pubblico radical o chic o semplicemente borghese. Da Lino Banfi in versione malato di Alzheimer dalla lacrima facile (sembra già un last movie), al bambino down che si porta a scopare perché pensa solo alla XX, alla truffa col disabile (“la 104”), al viaggio a San Giovanni Rotondo da Padre Pio, ai Pooh finali che si esibiscono a Vieste.
E tocca temi che possono dare noia e che il cinema borghese di solito nasconde, come i vecchi nelle rsa (“I vecchi puzzano”), il volontariato, che mettono in luce il lato buono, da parrocchia del sud dei due comici. Pio e Amedeo fanno gli amici di sempre dove, uno, Pio, si occupa di ragazzi da recuperare, l’altro, Amedeo, si occupa invece di vecchi.
Per una frana al palazzo dei ragazzi problematici, questi finiscono nel centro anziani, dominato da un Lino Banfi con l’Alzheimer che si chiama Mario, ma detto Monicelli perché ha sempre una telecamerina in mano e riprende tutto quello che vede per non scordare la vita che passa. E ci finisce anche Pio perché viene mollato dalla fidanzata che non vuole figli.
Da una parte c’è quindi il rapporto tra vecchi e giovani scapestrati, soprattutto, immigrati, da un’altra Pio innamorato che soffre di gelosia, perché la sua ragazza ha una storia col maestro di padel spagnolo Luca Argentero. Mettiamoci anche una bella psicologa, Ester Pantano, che molto piace a Amedeo.
E’ un film semplice, ripeto, lontano dalle scorrettezze precedenti, coi pugliesi finalmente de-milanesizzati, dove il pubblico si ritrova problemi di tutti i giorni, che riconosce, la ragazza che rimane incinta a sedici anni, il nonno malato. O la tirchieria di Amedeo, che scopre Pio al cesso con le mani piene di carta igienica e esplode in un “Che devi fare la mummia, la coreografia allo stadio? Per pulirti il culo devi distruggere la foresta amazzonica?”.
Siamo però in un mondo e in una dimensione diversi rispetto ai film precedenti di Pio e Amedeo, lontanissimi dai tentativi di Zalone e Nunziante di affrontare la realtà e i grandi problemi dei nostri tempi, ma seguiamo la storia e i personaggi con piacere. E penso che il loro pubblico gradirà proprio questa semplicità. In sala da oggi, 27 novembre.





