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L'EROINA CHIESTA DA UNA BAND, RENATO ZERO COL BRACCINO CORTO AL RISTORANTE E LA GRAPPA CON BRUCE SPRINGSTEEN - LE CONFESSIONI DI CLAUDIO TROTTA, PRODUTTORE ARTISTICO E ORGANIZZATORE DI CONCERTI: "I JESUS AND MARY CHAIN CI HANNO CHIESTO LA DROGA. LI ABBIAMO RIMESSI SUL PRIMO VOLO. I SEX PISTOLS? DIFFICILI DA SOPPORTARE - RENATO ZERO È SIMPATICISSIMO MA DI PAGARE IL CONTO AL RISTORANTE NON SE NE PARLA...” - QUELLA VOLTA CHE CON BRUCE SPRINGSTEEN HANNO  BALLATO IL TWIST IN UN ALBERGO E... - VIDEO!

 

Estratto dell'articolo di Alessandra Arachi per “il Corriere della Sera”

 

Claudio TROTTA

Claudio Trotta, era così buona l’amatriciana della mamma?

«Molto. Piaceva a tutti gli artisti che portavo in tour in Italia. Li facevo venire a casa e mia mamma cucinava per loro. Anche lei era un’artista, Lucy Darbi il nome d’arte. Era una ballerina acrobatica, una contorsionista, una showgirl: ad appena 23 anni ha abbandonato la carriera per la famiglia. E con mio padre mi ha aiutato ad avviare la mia di carriera, era il 1979».

 

La sua carriera, ovvero la costruzione della Barley Arts, quasi 45 anni di organizzazione di concerti, più di quindicimila concerti organizzati. Il meglio della musica, nazionale e internazionale. Chi sono stati i suoi primi artisti, quelli che hanno beneficiato dei bucatini?

«Artisti non estremamente famosi ma di grande sostanza e qualità. Penso a John Martyn, uno dei più grandi cantautori scozzesi, John Renbourn, David Bromberg e Bruce Cockburn, cantautore canadese. Il primo dei Bruce della mia vita».

CLAUDIO TROTTA BRUCE SPRINGSTEEN

 

Già. L’altro si chiama di cognome Springsteen. Come comincia l’avventura con il Boss?

«Con una bicicletta, in un concerto che non ho organizzato io».

 

Cioè?

«Era il 1985, fu Franco Mamone il primo a portare Bruce Springsteen in Italia, a San Siro, un concerto rimasto nella storia. A me per l’organizzazione aveva voluto dare un ruolo piuttosto ridicolo: dovevo girare in bicicletta attorno allo stadio e controllare che quelli del servizio d’ordine non prendessero soldi sotto banco da chi voleva entrare».

 

Poi però...

«Poi quando Franco se ne è andato, nel 1999 i concerti di Bruce ho cominciato a organizzarli io. E da lì è una storia che va avanti con trentasei concerti fatti in Italia, con tanti momenti passati insieme, anche divertenti».

 

Claudio TROTTA

Ce ne racconta qualcuno?

«Dopo il concerto di Padova, nel 2016 alloggiavamo ad Abano Terme, in un hotel pieno di tedeschi. C’era un’orchestrina che suonava il twist. Bevevamo grappa, io mi sono messo a ballare, lui rideva, mi ha detto: “Sei il king of twist”. Bruce è così».

 

Così come?

«L’antitesi di qualsiasi genere di follia divistica. Bruce è uno che sta lì a salutare i pompieri, i facchini. Oppure in piena notte prende e va in giro e si mette a chiacchierare con i fan. È estroverso, ma non quando lavora. È molto rispettoso del lavoro che fa ed è rispettoso verso il pubblico. Come quella volta a Napoli». […]

renato zero a che tempo che fa 1

Quali per esempio?

«I Sex Pistols con le loro bizze erano veramente pesanti da sopportare. I Jesus and Mary Chain una volta quando sono scesi dall’aereo la prima cosa che hanno chiesto è stata l’eroina. Li abbiamo rimessi sul primo volo. E i Motley Crue? Avevano come supporter i Guns N’ Roses: il concerto venne annullato perché tre sere prima di partire avevano avuto una notte eccessiva e hanno rischiato di morire. […]

 

Qualcosa anche di Van Morrison?

«Era pieno di idiosincrasie. Voleva per contratto che lo portassi in giro io con l’automobile e ascoltavamo insieme tanta musica. Dopo il concerto mi chiedeva sempre di organizzare per fare delle jam con i suoi musicisti. Poi quando era tutto pronto guardava sdegnato e se ne andava. Però un artista al top».

 

[…]

 

Renato Zero - Circo-Massimo

Era effettivamente così?

«Bisogna contestualizzare. C’erano stati gli anni delle contestazioni, non si voleva pagare duemila lire per un biglietto, l’equivalente di un euro, viene da ridere oggi. C’erano sì le multinazionali ma nella discografia non ce n’era una dominante come invece adesso, con una concentrazione di potere senza precedenti. C’erano promoter indipendenti territoriali».

 

E i nostri artisti italiani? In tanti sono passati per la Barley Arts.

«Alcuni sono partiti con la Barley Arts».

mika 9

 

Chi per esempio?

«Tiziano Ferro. Gli abbiamo insegnato a stare sul palco. Anche Mika l’ho lanciato io in Italia. Il suo primo concerto a Milano doveva essere ai Magazzini Generali, capienza mille persone. Poi è stato spostato all’Alcatraz, dove i posti sono tremila. Era entusiasta. Aveva sguinzagliato i collaboratori per cartolerie e laboratori teatrali in cerca di abbellimenti scenografici dell’ultimo momento. Ha una grande vocazione teatrale».

 

Anche per Renato Zero c’è stata la Barley.

«Renato è simpaticissimo, un artista straordinario. Direi che ha un rapporto particolare con i soldi, riesce ad avere lo sconto anche sui fiammiferi dal tabaccaio. Ama la buona cucina, conosce in tutta Italia ristoratori di grande qualità, ma di pagare il conto non se ne parla. Se a una cena con 50 persone 48 erano suoi ospiti voleva sempre che pagassi io. In questo è il contrario di Bruce, che non mangia mai dopo i concerti e se capita è sempre generosissimo». […]

Patti Scialfa e Bruce Springsteen paul mccartney e bruce springsteen 5paul mccartney e bruce springsteen 1little steven bruce springsteen 7bruce springsteen riceve la narional medal of arts da joe biden 4

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