1. IL FOLLE FILM SUL PORNO CHE DOVREBBE RILANCIARE LA CARRIERA DI LINDSAY LOHAN 2.UN FILM CHE NON VEDRETE AI FESTIVAL, NEANCHE AL CINEMA, MA IN VIDEO ON DEMAND 3. E NON SI TRATTA DI TRASH: IL REGISTA SI CHIAMA PAUL SCHRADER (“TAXI DRIVER” E “TORO SCATENATO”) E LO SCENEGGIATORE E’ L’AUTORE DI “AMERICAN PSYCHO” BRET EASTON ELLIS 4. I DUE PAZZI CON QUATTRO SOLDI RACCOLTI ONLINE HANNO MESSO INSIEME L’ATTORE PORNO PIÙ AMATO DALLE RAGAZZINE (JAMES DEEN), UNA VILLA A MALIBU E UNA STAR ALLO SBANDO ACCUSATA DAL PADRE DI FARE L’ESCORT (UN MILIARDARIO AMERICANO AVREBBE PAGATO 100.000 DOLLARI PER FESTEGGIARE LA FINE DELL'ANNO CON LA LOHAN) 5. IL RACCONTO DELLE RIPRESE: PER CONVINCERE LA SUA PROTAGONISTA (NERVOSA AL CONFRONTO CON TRE PORNOSTAR) A GIRARE LA SCENA DI SESSO CLOU, IL 65ENNE SCHRADER HA DOVUTO SPOGLIARSI COMPLETAMENTE E POI DIRIGERE IL TUTTO NUDO PURE LUI

1- VIDEO: "THE CANYONS", TRAILER IN STILE ANNI ‘50
http://bit.ly/10bQAmX

2- VIDEO: "THE CANYONS", TRAILER RETRO
http://bit.ly/10bRiRb

3- VIDEO: "THE CANYONS", TRAILER-OMAGGIO A LOS ANGELES
http://bit.ly/10bQXOv


4- IL PADRE DELLA LOHAN: «MIA FIGLIA FA LA ESCORT: LE SERVONO SOLDI PER PAGARE I SUOI DEBITI"
Corriere.it

Il padre di Lindsay Lohan Michael accusa la figlia di essere diventata una escort d'alto bordo per pagare i suoi debiti. Lo rivela il sito «Radar online». «Resta per giorni con gli uomini con cui esce che le pagano qualsiasi cosa, dai viaggi agli hotel e persino gioielli o altri regali» sottolinea Michel Lohan. Una cosa quest'ultima però non molto diversa da quanto fanno altre modelle ed attrici che vengono pagate per apparire accanto a uomini famosi, senza per questo necessariamente rientrare nell'ambito della prostituzione. Tra i possibili clienti della Lohan il sito cita il principe Haji Abdul Azim, terzo in linea di successione al trono del Brunei. Recentemente un miliardario americano avrebbe raccontato di aver pagato 100.000 dollari per festeggiare la fine dell'anno con la Lohan.

5- IL FOLLE E IMPERDIBILE FILM DI SCHRADER E EASTON ELLIS CON LINDSAY LOHAN E JAMES DEEN, IL PORNOSTAR DELLA PORTA ACCANTO
Giulia d'Agnolo Vallan per Dagospia

Un film che piu' indipendente di così si muore, ma che non vedrete al Sundance Festival. Frutto di una bizzarra congiunzione dei pianeti, che ha allineato lo sceneggiatore di "Taxi Driver" e "Raging Bull", l'autore di "American Psycho" e l'esempio piu' pirotenico di giovane promessa allo sbando, si intitola "The Canyons" e, prima ancora di essere visibile (difficilmente "in un multiplex vicino a casa tua"), il suo dietro le quinte e' gia' una grande parabola sui tormenti del cinema d'autore made in Hollywood oggi, e un viaggio (nostalgico?) in un tipo di underground che il rispettabile universo indie reso possibile (e vendibile) dal festival di Robert Redford espelle d'istinto.

La storia di come Paul Schrader sia finito in un mondo alla Ed Wood, in compagnia di Bret Easton Ellis e di Lindsay Lohan è raccontata in un magnifico articolo di Stephen Rodrick uscito sul "New York Times Magazine", all'altezza della miglior letteratura da backstage del cinema - Lillian Ross sui making of di ‘'Il segno rosso del coraggio'', di John Huston, e ‘'Il sogno lungo un giorno'' di Francis Coppola, Eleanor Coppola dal set di "Apocalypse Now" e Daniel Zalewski nella giungla birmana insieme a Werner Herzog che gira "L'alba della liberta'". Anche nel caso di Schrader si tratta di un racconto di ‘ubris', tracotanza ma a bassissimo costo.

L'idea di un film autoprodotto a microbudget è venuta allo sceneggiatore/regista di "American Gigolo" (e di altri 16 titoli, apprezzati specialmente fuori dagli USA) dopo aver tentato invano di cavalcare la love story tra Hollywood e l'India facendosi finanziare un thriller con Leonardo Di Caprio dalla Reliance (il mega-studio di Mumbai che possiede anche una grossa fetta della DreamWorks). E basta pensare agli ultimi tre film di Coppola per capire coma anche un autore "arrivato" e di una certa età possa scegliere (o decidere per disperazione) di autofinanziarsi e lavorare liberamente in marginalita' pressoche' totale.

Facilitata da un giovane produttore, la connection tra Schrader (alla regia) e Bret Easton Ellis (sceneggiatore) ha la sua logica: un calvinista attratto da pornografi, spacciatori di droga, gigolo' e tassisti psicopatici e un ateo moralista che scrive di serial killer che torturano pornografi, spacciatori, gigolo'...

Per realizzare ‘'The Canyons'', Schrader, Ellis e il produttore hanno messo di tasca loro 30.000 dollari a testa. Il resto dei 250.000 e' stato raccolto grazie a una campagna Kickstarter i cui premi in palio includevano consulenze di sceneggiatura da parte di Schrader (a $ 5.001 per copione), un fermabanconote regalatogli da De Niro sul set di "Taxi Driver" ($ 10.000) e una settimana di work out con Bret Easton Ellis e il suo personal trainer ($ 3.000).

Per il cast, I due avevano idee precise: come protagonista maschile Ellis voleva a tutti I costi "la pornostar della porta accanto", James Deen. Mentre, per la parte femminile, Schrader e il produttore si erano fissati sul coup de teatre che avrebbe suscitato scritturare la piu' irriducibile bad girl del momento, un'attrice "cresciuta" dalla Disney, apprezzata da Robert Altman e Meryl Streep, ma i cui ultimi credits includono solo, oltre a un brutto telefilm su Elizabeth Taylor, una serie infinita di segmenti scandalistici sulla rete gossip TMZ, alcune apparizioni in tribunale e vari incidenti d'auto.

"Non dobbiamo salvarla, solo farla durare tre settimane di luglio", sosteneva pragmaticamente il regista. Pare che Ellis non fosse convinto anche se (parlando di Charlie Sheen) solo qualche mese prima aveva pontificato sul "Daily Beast": "Ma gli americani vogliono veramente le buone maniere? Civilta', cortesie imperiali? No, vogliono la realta'. Non importa quanto fuori di testa sia le celebrity che la porta".

Realta' (magari grottesca e dolorosa, come e' lei adesso) e' una cosa che Lindsay Lohan comunica naturalmente alla pellicola. Quindi, effetto shock a parte, Schrader non aveva avuto un'idea sbagliata. E poi deve essere un'aspirazione romantica di molti registi quella di filmare un natural born star, autodistruttiva. Sul set di The Canyons aleggiava infatti il fantasma della lavorazione di "Gli Spostati", il capolavoro di Arthur Miller e John Huston, con l'ultima, ipertormentata, interpretazione di Marylin Monroe.

Rispetto a quei novanta giorni di riprese nel deserto (in parte con Monroe all'ospedale), le tre settimane di The Canyons, girate con una troupe minimal e in gran parte in una villa di Malibu, sembrano una cosa gestibile. Ma, a sentire Rodrik, mentre James Deen era un modello di professionalità, Lohan di filo da torcere ne ha dato parecchio.

A parte ritardi, no show e piccole insubordinazioni, all'ordine del giorno per una grande maggioranza di attori (anche poco famosi e meno disturbati di lei), il racconto delle riprese include anche il momento in cui per convincere la sua protagonista (nervosa al confronto con tre pornostar) a uscire da un armadio e a girare la scena di sesso clou, il sessantacinquenne Schrader ha dovuto spogliarsi completamente e poi dirigere il tutto nudo pure lui.

Nonostante momenti del genere, alla fine e' stato all'altezza del gioco (di forza), e ha finito il suo film. Tra le righe su questa gimcana, Lohan emerge a tratti come un personaggio capace di passione, interesse, curiosità, e di risorse. Spesso e' affilata e simpatica.

Non ci sono state, per ora, proiezioni pubbliche di The Canyons, per il quale si sta ipotizzando una distribuzione americana via Video on Demand. Ma il suo DNA lo rende di per sè imperdibile. Ed e' impensabile che il cinema non abbia catturato almeno qualcosa di vitale, affascinante, dalla stranezza stessa dell'operazione. Certo, molti diranno che, per il regista che scrisse una tesi di laurea dedicata alla trascendenza nel cinema di Ozu, Bresson e Dreyer, questo e' veramente un destino assurdo. Ma forse nemmeno tanto.

 

 

 

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