LO SQUALO GIRA INTORNO – SILVIO BERLUSCONI HA VISTO MURDOCH MA IL FIGLIO PIERSILVIO GIURA CHE IL CONTROLLO DI MEDIASET “NON È IN DISCUSSIONE” – SU MEDIASET PREMIUM “APERTI A PARTNERSHIP DI MINORANZA” – “OGGI NON ESISTE INGRESSO DI MEDIASET IN TELECOM”

1. MEDIASET:P.S.BERLUSCONI,CONTROLLO NON IN DISCUSSIONE

piersilvio berlusconipiersilvio berlusconi

 (ANSA) - "Il controllo di Mediaset non è in discussione". Lo afferma il vice presidente del Biscione, Pier Silvio Berlusconi, commentando gli incontri in corso con Vivendi e con Sky, aggiungendo che il vertice tra suo padre e Rupert Murdoch non è avvenuto ieri ma "nei giorni scorsi".

 

"I rapporti tra la nostra famiglia e quella di Murdoch sono buoni e di lunga data - aggiunge Pier Silvio Berlusconi rispondendo ai giornalisti dopo l'assemblea di Mediaset - e gli incontri si sono tenuti anche nei mesi scorsi". "Anche con il gruppo Vivendi i rapporti sono ottimi e gli ambiti di possibile collaborazione" diversi: "Dalla pay tv ai contenuti televisivi all'offerta 'Tripleplay'" sulla banda larga. "Ma voglio essere chiaro: non ci sono progetti che a brevissimo vedranno il via, ma ci sono buone possibilità di lavorare insieme.

 

Secondo il vice presidente di Mediaset "con Telecom sono in corso dialoghi, non trattative: in ogni caso gli accordi commerciali sono interesse soprattutto delle compagnie telefoniche e noi preferiamo rimanere indipendenti, neutrali" rispetto ai diversi soggetti tlc, quindi potendo offrire "contenuti" a tutti, conclude Pier Silvio Berlusconi rispondendo alle domande dei giornalisti.

PIERSILVIO BERLUSCONIPIERSILVIO BERLUSCONI

 

2. TELECOM: P.S.BERLUSCONI,OGGI NON ESISTE INGRESSO DI MEDIASET

 (ANSA) - "Oggi questo tema non esiste". Così il vice presidente di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi, risponde ad una domanda sull'ipotesi che il Biscione, in questa fase di rimodulazione dell'azionariato Telecom possa entrare nel capitale della società di Tlc, magari con uno 'swap' azionario con Vivendi. "Tutto è possibile" ma anche per fare chiarezza al mercato "questo tema oggi non esiste", aggiunge Pier Silvio Berlusconi a margine dell'assemblea Mediaset.

 

3. P.S.BERLUSCONI, SU PREMIUM NON SIAMO VENDITORI

 (ANSA) - Per Premium "non siamo venditori, siamo aperti a partnership di minoranza ma mi chiedo: a loro potrebbe interessare?". Così Pier Silvio Berlusconi, vice presidente di Mediaset risponde ad una domanda sugli incontri in corso con Sky e anche con Vivendi. "Non fatevi film che non ci sono", dice Pier Silvio Berlusconi aggiungendo che i diritti di Champions League non sono in vendita: "Saranno un'esclusiva assoluta" di Mediaset Premium.

 

 

SILVIO E PIERSILVIO BERLUSCONISILVIO E PIERSILVIO BERLUSCONI

4. BERLUSCONI, MILAN E MEDIASET SUL MERCATO: FINITA L'ERA DELLE PASSIONI, SI FA CASSA PER IL FUTURO

Ettore Livini per www.repubblica.it

 

Mani thailandesi (quelle di Mister Bee) sul Milan. Mire australiane (leggi Rupert Murdoch) e francesi (la Vivendi di Vincent Bolloré) su Mediaset. La rivoluzione della Fininvest accelera il passo. E nel nome del profitto - l'unica cosa che conta in economia - Silvio Berlusconi si prepara a sacrificare un pezzo del suo cuore e della sua storia come la squadra rossonera e a cercare un partner con cui traghettare le tv di Arcore nell'era della convergenza tra tlc e media.

 

"Fininvest è sana ed è uscita da quattro anni di crisi molto solida finanziariamente e pronta a cogliere opportunità di sviluppo", ha spiegato oggi Pier Silvio Berlusconi. Per ora, però, vende. L'addio al Milan è una pura questione di soldi. Il giocattolo del calcio è costato all'ex Cavaliere qualcosa come 600 milioni di perdite in 30 anni. Le soddisfazioni sportive non sono più quelle di una volta e per costruire lo stadio è necessario aprire di nuovo il portafoglio. L'assegno di Bee (o quelli che metteranno sul tavolo i possibili rivali cinesi) ha una fila di zeri - si parla di una valutazione vicina ai 500 milioni - in grado di annacquare il dolore anche del tifoso più inconsolabile.

 

rupert murdoch al party forupert murdoch al party fo

Diverso il discorso per le televisioni. Mediaset è reduce da un periodo difficilissimo: "La pubblicità è crollata del 40%", ha ricordato Pier Silvio e solo una pesantissima politica di tagli ai costi ha consentito al gruppo di uscire dal tunnel e tornare in utile dopo aver perso nel 2012 ben 235 milioni. Cologno però è troppo piccola per fare tutto da sola in un mondo dove servono grandi investimenti - solo per i diritti Champions 2015-2018 ha dovuto pagare quasi 700 milioni - e dove l'arrivo di Google, Facebook & C. sta obbligando i re dell'etere ad andare a nozze con i colossi delle tlc.

 

La visita di Murdoch a Villa San Martino e la corte serrata al Biscione di Bolloré ("Siamo in ottimi rapporti, ci sono tanti campi in cui potremmo lavorare assieme") dimostrano come i network di casa Berlusconi e la presenza del gruppo in Spagna siano merce appetibile in questo risiko. La Borsa l'ha capito da tempo. E ha spinto le quotazioni di Mediaset al rialzo del 35% da inizio anno: in questi minuti le azioni vengono scambiate a Piazza Affari a 4,7 euro e l'azienda vale 5,5 miliardi di euro, il 300% in più di quel novembre 2011 in cui Silvio fu costretto dallo spread a mollare la poltrona di Palazzo Chigi. Da allora il valore della sua quota nella società è cresciuto da 400 milioni a 1,8 miliardi. E quasi 400 milioni li ha già incassati vendendo il 7,79% sul mercato a inizio anno.

 

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"Siamo corteggiati da tanti. Ma qualsiasi cosa faremo, il controllo di Mediaset non è in discussione", ha garantito oggi Pier Silvio. Sarà. Ma intanto Fininvest continua a far cassa. Tra Milan e collocamenti di Mediolanum e Mediaset ha già in portafoglio quasi 1 miliardo di liquidità. Se dovrà vendere un altro 20% della società di Ennio Doris, come chiede Banca d'Italia dopo la condanna per evasione fiscale dell'ex premier, si metterà in tasca un altro miliardo, cosa farà di tutti quei soldi? Verranno divisi tra i figli o serviranno per chiudere l'era dei saldi e iniziare davvero quella della crescita? La risposta arriverà nei prossimi mesi. Ma sicuramente sono un gruzzolo più che sufficiente a consolare Berlusconi dei guai di Forza Italia e della fine ingloriosa dell'era del Patto del Nazareno.

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