alessandro di battista l'altro mondo

"DIBBA" DA (NON) PRENDERE SUL SERIO – CHE COSA C’È DI COSÌ INTERESSANTE NE “L’ALTRO MONDO” A PARTE IL NOME DI ALE DI BATTISTA? NIENTE! - NON RACCONTA UNA STORIA, NON MOSTRA IL REALE, NON DICE NULLA CHE POSSA APPASSIONARE LO SPETTATORE – NON C’È NESSUN TENTATIVO DI DIVULGARE, DI MOSTRARE ALTRO CHE NON SIA DIBBA CHE SCATTA FOTO E CHE PARLA – UN QUASI-REALITY FINTO E PIATTO. UNA COSA DI CUI POTEVAMO FARE TRANQUILLAMENTE A MENO...

Gianmaria Tammaro per Dagospia

 

alessandro di battista l'altro mondo 1

Prima de “L’altro mondo – In viaggio con Alessandro Di Battista”, parte un pre-roll che dice: “queste sono storie che meritano d’essere raccontate […] e questa sera diamo voce a chi le ha vissute”. Il riferimento è al ciclo del Racconto del Reale, una delle operazioni più belle, interessanti e intelligenti che Sky abbia fatto negli ultimi anni. Non è giornalismo, ma non è nemmeno intrattenimento; e non sono solo reportage, perché no, ma anche docu-film. Una via di mezzo. Per raccontare storie e dare voce a chi le ha vissute – proprio come dice la reclame.

 

alessandro di battista l'altro mondo 7

Perché ci sia anche Di Battista e il suo “film” – virgolette d’obbligo –, però, è un mistero. Non racconta una storia, non mostra il reale; non dice assolutamente niente che possa appassionare lo spettatore. È un diario. Il video-diario di un ex-parlamentare che ha deciso, a mandato concluso, di partire con moglie e bambino, e di visitare l’America. Nord, centro, sud. E in ogni momento, in ogni singolo istante, tutto ritorna a loro, alla coppia d’oro, alla coppia purissima, i Di Battista.

alessandro di battista l'altro mondo 6

 

alessandro di battista l'altro mondo 2

Ci sono solo due momenti in cui parla qualcun altro. Il primo è con delle ragazzine che guardano in camera e posano per farsi fotografare. Il secondo, proprio alla fine, con la testimonianza di un panamense che racconta l’invasione degli Stati Uniti del 20 dicembre 1989. Una testimonianza, ecco, interrotta, che si conclude nel nulla, costruita e scritta male. Ma non è questo il punto. Il punto è tutta l’operazione. Che non ha nessun senso.

alessandro di battista l'altro mondo 9

 

Dice Sky: abbiamo trovato qualcosa d’interessante nella proposta di Di Battista e di Loft, e per questo, solo per questo, abbiamo deciso di produrla. Allora chiedi: che cosa c’è di così interessante in questo “film” a parte, appunto, il nome Di Battista? E loro ti citano caratteristiche su caratteristiche: una famiglia che lascia tutto e che parte, e la prospettiva su un mondo diverso, povero, un mondo pieno di problemi. Un mondo, però, che non viene mai – mai – mostrato. Non veramente, non sinceramente. Non ci sono voci, né testimonianze.

alessandro di battista l'altro mondo 13

 

Tutto è girato dal punto di vista dei Di Battista – di lui, Alessandro, e della sua compagna, Sahra Lahouasnia. Sembra un video-vacanze. Ogni cosa, dicono, è stata fatta per loro figlio, Andrea, che non ha nemmeno un anno. Un modo, insistono, per dargli una lezione. Ma allora, via, qual è l’interesse di Sky? E, soprattutto, qual è l’interesse per il pubblico di abbonati? Come può, se può, questo contenuto inserirsi in una cornice felice, interessante e – di nuovo, lo ripetiamo – intelligente come quella del Racconto del Reale?

alessandro di battista l'altro mondo 10

 

Qui non c’è nessun tentativo di informare gli spettatori. Di divulgare. Di mostrare altro che non sia Alessandro Di Battista che scatta foto, e che parla – perché sì, lui e la sua compagna ritornano, rappresentano l’ossatura del “film”, le voci narranti, e vengono intervistati anche dopo, ripuliti e truccati, inseriti ad hoc tra un passaggio e un altro.

alessandro di battista l'altro mondo 3

 

“Non ho mai capito se viaggio per scrivere, o se scrivo per viaggiare”, dice Di Battista. Onestamente? Nemmeno noi. E poi: “Io dico sempre che è l’alba a fare il programma”. Perché no, lui e la sua compagna non hanno organizzato niente, zero, un solo biglietto d’andata e poi la fortuna in spalla. Ma ancora, confessiamo, non è chiaro che cosa vogliano mostrare. Il confine tra Stati Uniti e Messico? E però non si vede niente, non parla nessuno; un campo profughi, di madri e figli, viene mostrato come un posto felice. Ripetiamo: un posto felice.

alessandro di battista l'altro mondo 11

 

Poi, proprio quando non te l’aspetti, arriva la pillola più importante e saggia di tutte: “Per conoscere un paese ci sono tre modi, per me. Innanzitutto, prendere i mezzi pubblici, gli autobus”. Non gli consigliamo di farlo a Roma. “Andare a comprare ai mercati. E andare a visitare i cimiteri”. Perché, dice Di Battista, così conosci la gente, la gente vera, quella verace, di pancia, quella che ti racconta le storie. E lui è bravo a raccoglierle, le storie. “Perché mi ci infilo, mi ci butto, da questo punto di vista non ho paura”.

 

alessandro di battista l'altro mondo 12

E va benissimo. Ma qui qual è la storia? Che cos’è che vuole mostrare agli spettatori, cos’è che vuole raccontare? L’America latina? Si vede e non si vede.  In meno di quaranta minuti, è praticamente impossibile raccontarla. Specie se non c’è nemmeno uno del posto, uno, che dica la sua. Allora, forse, vuole parlare della sua esperienza, del suo viaggio – ma anche qui non è chiarissimo. Perché in parte parla al plurale, riferendosi alla sua famiglia; in parte dice che sta facendo tutto per suo figlio (è uno dei tormentoni del “film”).

alessandro di battista l'altro mondo 14

 

La dimensione del racconto si allarga e si stringe, si espande e si innalza, e poi sfuma, sfuma via, una nebbia di chiacchiere e banalità.  Da Sky fanno sapere che gli ascolti sono stati in linea con la media della serie – giusto qualche migliaio in meno di spettatori ma ehi, sono pochi. Dicono che c’era potenziale, che c’era un motivo, che Di Battista e Loft avevano disegnato un’idea precisa, l’avevano proposta bene, avevano convinto tutti.

alessandro di battista l'altro mondo 5

 

E però, ora, dopo la messa in onda su Sky Atlantic, non resta niente. Solo decine e decine di minuti in cui Di Battista parla di sé stesso, mostra sé stesso (la carrellata finale, prima della conclusione, è una mazzata non da poco: lui, lui, lui; sempre e solo lui; lui che scatta, che sorride; lui che accarezza i capelli del figlio), e dice quello che, secondo lui, è veramente interessante. E via a snocciolare l’elenco di chi ha fatto male, chi malissimo, dei posti di cui avere paura.

 

Non è il racconto del reale; è il reale che si piega alla prospettiva del singolo, che diventa finzione, un quasi-reality, finto, troppo finto, e piatto, visceralmente piatto. Una cosa di cui, siamo onesti, potevamo tranquillamente fare a meno. Sia in questo mondo sia, poi, nell’altro.

alessandro di battista l'altro mondo 4alessandro di battista l'altro mondo 8

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO