PROVA A PRENDERMI, SONO MALATO! - OGGI DELL’UTRI, IERI GELLI, SINDONA E CARBONI - I RICERCATI D’ITALIA SI SONO SPESSO RIFUGIATI IN OSPEDALE - IL MITICO BUSCETTA, PER USCIRE DI CELLA SI FECE INIETTARE I BACILLI DELLA TBC NELLE URINE

Francesco Bonazzi per Dagospia

C'è sempre un passaggio in ospedale in tutte le grandi vicende giudiziarie italiane. Il Dell'Utri che un giorno viene trovato "bene" dai familiari, e un altro finisce ricoverato in ospedale a Beirut, è solo l'ultimo di una lunga serie. Dalla Loggia P2 al crac dell'Ambrosiano, da Mani Pulite ai cinque bypass di Pacini Battaglia, "il banchiere un gradino sotto Dio", per dirla con Di Pietro, le cronache sono piene di potenti in disgrazia che si sentono male.

Quando si parla di latitanze, è d'obbligo partire da un mito assoluto del genere come il "Venerabile". Il 21 settembre del 1987, Licio Gelli si costituisce alle autorità elvetiche che lo volevano arrestare per aver corrotto una guardia giudiziaria, allo scopo di fuggire dal carcere, dove era in attesa dell'estradizione in Italia. Il capo della Loggia P2, che lunedì compie 95 anni e ha lodato Giulio Andreotti perché "un vero uomo porta i suoi segreti nella tomba", si presenta ai suoi avvocati mezzo morente.

Sull'Unità, Vladimiro Settimelli racconta che il Venerabile "si è presentato ai suoi avvocati scuro in volto, vestito dimessamente e con in un mano un grande fascicolo pieno di radiografie, certificati medici, analisi e dichiarazioni di specialisti". I suoi legali dicono che "è stanco e malato, ha bisogno di un delicato intervento al cuore e non vuole morire da esule".

Due giorni dopo la drammatica costituzione alla Procura di Ginevra, un cardiologo svizzero trova a Gelli "una cardiopatia evolutiva che merita ricovero e intervento", riscontra tracce di un vecchio infarto e gli prescrive la trinitrina. I giornali parlano di "ricovero d'urgenza", ma la polizia svizzera perde la pazienza e un suo portavoce dichiara alle agenzie di stampa: "In realtà il signor Gelli è gravemente malato solo nell'ottica dei suoi avvocati".

Il massone che custodiva mille misteri, in effetti, forse era un po' ipocondriaco. In alcune intercettazioni telefoniche pubblicate nel 1982 dal settimanale "L'Espresso", racconta che era stato convinto di avere un tumore alla gola e di essersi fatto assistere a Houston da Umberto Ortolani, suo braccio destro nella P2, ma poi ammette di aver scoperto che era tutta colpa di una lisca di pesce.

Un altro buon amico di Gelli, il faccendiere sardo Flavio Carboni, classe 1932 e abbronzatura perenne, ha accusato problemi di salute nel pieno delle inchieste che lo riguardavano. Nel giugno del 1996, tre giorni prima che de Londra venga estradato il boss Di Carlo (che era accusato dell'omicidio Calvi), Carboni si fa ricoverare in una clinica romana.

Poco tempo dopo, il gip di Roma lo fa arrestare per "il falso edema polmonare che si è fatto attestare il 18 giugno 1996 da Mario Spallone (il medico di Togliatti)". A Carboni è fatale il telefono, perché nelle intercettazioni, scrivono i magistrati, "si evince una certa ansia per l'esito non proprio favorevole del processo d'appello milanese sul Banco Ambrosiano". E allora vai di edema.

E a proposito dello scandalo dell'Ambrosiano, il finanziere Michele Sindona, ricercato in Italia per bancarotta, viene localizzato il 9 ottobre 1981 a New York e descritto dalla stampa locale come "molto malato, pallido, l'ombra di se stesso". E si parla di "continui ricoveri".

Ma nella commedia dei messaggi incrociati, è la sua famiglia, il 24 ottobre seguente, a smentire su tutta la linea: Sindona "non ha intenzione di tornare in Italia e sconterà la sua pena in America, inoltre sta bene e non è mai stato ricoverato". Invece poi in Italia ci torna nel 1986 e dopo pochi giorni muove avvelenato in carcere, ovviamente portando con sé tutti i suoi segreti.

Malattie più o meno vere sbucano anche in tutte le vicende più misteriose d'Italia. Ali Agca, il cittadino turco che sparò a Papa Giovanni Paolo II, da recluso entrava e usciva continuamente dall'ospedale per vari disturbi, compresa una stramba forma di tubercolosi. E chi segue le faccende di mafia ricorderà probabilmente che anche il pentito Tommaso Buscetta si divertiva con i certificati medici, prima di collaborare con la giustizia.

Lo racconta Buscetta stesso ai magistrati il 24 aprile 1995, una volta che il medico compiacente viene scoperto: "Quando mi trovavo in carcere, il medico Gioacchino Pennino mi procurava i bacilli della tubercolosi, che poi lui stesso mi metteva nelle urine, e così risultavo malato".

Anche ai tempi di Mani Pulite, le patologie degli indagati erano numerose. Era vero il diabete di Bettino Craxi, che morì da latitante in Tunisia e sul quale si ironizzò con pessimo gusto da parte di molti. E nel 1994, quando il socialdemocratico Giovanni Aldo Moro (omonimo del leader Dc) rientrò da Santo Domingo (dove oggi ha casa Dell'Utri) per costituirsi nell'ambito dell'inchiesta sulla Metropolitana di Milano, dichiarò che era stato latitante così a lungo "perché aveva paura del carcere ed era molto malato".

Innumerevoli certificati medici, poi, sono stati presentati per far slittare udienze da altri imputati eccellenti come Leonardo Di Donna, ex vicepresidente dell'Eni (processo "Conto Protezione") e dal banchiere "Chicchi" Pacini Battaglia, che si sottopose a un intervento di angioplastica. Dopo cinque bypass e 17 anni di processi, Pacini è stato assolto. Dell'Utri ha nove anni di meno e spera ovviamente di scamparla anche senza così tanti interventi al cuore.

 

 

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