
LA ROMA DEI GIUSTI - MALGRADO IL GRAN POLVERONE DI QUESTO ROME FILM FEST, TROPPI FILM, TROPPI DOCUMENTARI, TROPPE COSE DA SEGUIRE, VI SEGNALO “HEDDA”, CON LA MERAVIGLIOSA TESSA THOMPSON – È UNA RILETTURA MODERNA, ULTRAFEMMINISTA, UN BEL PO’ LESBO E NERA DELLA FONDAMENTALE “HEDDA GABLER” DI HENRIK IBSEN, DRAMMA TEATRALE CHE ANTICIPÒ I MOVIMENTI PER LA LIBERAZIONE DELLA DONNA CHE DEBUTTÒ A MONACO NEL 1891 – LA REGISTA NIA DACOSTA E TESSA THOMPSON NE FANNO UNA SUPERBITCH, UNA MANIPOLATRICE, UN DIAVOLO IRRESISTIBILE - VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
Malgrado il gran polverone di questo Rome Film Fest, troppi film, troppi documentari, troppe cose da seguire, ma magari io non sono più all’altezza di percorsi troppo complessi e mi dice la direttrice Paola Malanga che tante proiezioni sono già sold-out, vi segnalo un gran bel film che ho visto stamane, in uscita in America, in sala, il 22 ottobre, e che troverete da noi il 28 ottobre direttamente su Amazon Prime.
Si tratta di “Hedda”, scritto e diretto dalla regista nera Nia DaCosta, autrice di “Little Woods”, “Candyman”, “The Marvels”, e magnificamente interpretato dalla meravigliosa Tessa Thompson di “Passing” e “Westworld”, anche produttrice, e Nina Hoss, attrice tedesca che avete visto in “Tar”.
Ovviamente è una rilettura moderna, ultrafemminista, un bel po’ lesbo e nera della fondamentale “Hedda Gabler” di Henrik Ibsen, dramma teatrale che anticipò i movimenti per la liberazione della donna che debuttò a Monaco nel 1891 e che diventò il cavallo di battaglia a teatro di attrice come Asta Nielsen, Eleonora Duse, Rossella Falk, Valeria Moriconi.
Al cinema ricordo una Hedda Gabler di Glenda Jackson e una di Diana Rigg. Nia DaCosta, forte di un grande arrangiamento musicale della compositrice e violoncellista svedese Hildur Guðnadóttir, e di una tensione sessuale tra le due attrici degno di star di altri tempi, ma con battute diciamo moderne ("leccamela") sposta l’azione dalla Oslo di fine 800 all’America di inizio 900.
Hedda, interpretata appunto da Tessa Thompson, già diretta dalla regista in “Little Woods” e "The Marvels", è la figlia bastarda, esplosiva, e mezza nera, del defunto generale Gabler, che le ha lasciato le sue pistole, con le quali spara all’inizio del film e di poco non prende uno dei suoi amanti e protettori, il ricco giudice Brack, Nicholas Pinnock. E’ malamente sposata a un accademico bianco scialbo e non troppo furbo, GeorgeTesman, cioè Tom Bateman, che non ama affatto e ha obbligato a indebitarsi per comprare una casa faraonica che non può permettersi che ospiterà il cuore di tutta la storia.
tom bateman e tessa thompson in hedda
Una festa dove arriveranno professori e ogni genere di accademici perché Hedda spinge il marito, Tesman, a vincere un concorso che permetterà loro di mantenere la casa e un certo tenore di vita che lei non vuole proprio perdere. Che siano un po’ degli straccioni lo spiega perfino la cameriera lingualunga di Kathryn Hunter, presenza ormai costante dei film di qualità internazionali. E ce lo spiega anche il giudice, pazzo di Hedda.
Alla festa arrivano anche Thea Cliffon, Imogen Poots, vecchia compagna di scuola di Hedda, e Eileen Lovborg, cioè Nina Hoss, adesso amante di Thea, ma un tempo amante proprio di Hedda, che lasciò perché si era resa conta che con lei non poteva che esserci un legame distruttivo. Eileen, alcolizzata che ha smesso di bere, è decisa a prendere il posto al quale aspira il modesto George Tesman, grazie a un libro che raccoglie esperienze di tutta una vita sulla sessualità.
Nel corso della festa, tra fiumi d’alcol e scopate, Hedda gioca le sue carte per dominare tutti i presenti, dal giudice Brack alla vecchia amante che dice di non amarla più e far vincere il concorso al marito. In fondo il personaggio di Hedda Gabler non cambia tanto rispetto al modello dipinto da Ibsen. La sua scalata sociale è parte del suo desiderio di emancipazione, il suo muoversi da femmina pazza è scatenato dalla sua condizione di donna in un mondo di maschi.
Nia DaCosta e Tessa Thompson ne fanno una superbitch, una manipolatrice, un diavolo irresistibile, potrebbe essere una Bette Davis, una Joan Crawford, una Barbara Stanwyck, una Anne May Wong degli anni ’30. Cambiando però il sesso a Lovborg, facendone cioè una professoressa lesbica con amante fragile, Thea, ancora incredibilmente legata a Hedda e al vizio del bere, che prima o poi esploderà, raddoppiano la carica del dramma moltiplicando il desiderio assoluto di superare gli ostacoli che il fatto di essere donna in un ambiente maschile comporta.
Se Hedda è obbligata a giocarsi la sua sessualità per poter progredire nella scala sociale, Eileen Lovborg, ha dalla sua solo lo studio e il testo che ha scritto. Inutile dire che, così concepito, diventa un film per due attrici, Tessa Thompson e Nina Hoss, che vogliono in fondo la stessa cosa. Emanciparsi. E non cedere ai ricatti e al potere maschile. Probabile che Tessa Thompson e Nia DaCosta ottengano delle giuste nomination agli Oscar per un film che hanno fortemente voluto fare.
La DaCosta, dopo due anni e mezzo di lavoro su “The Marvels”, prima regista nera e più giovane in assoluto, 31 anni, a dirigere un film Marvel, inoltre tutto al femminile, dovette mollare, con gran casino produttivo, e non girò i rifacimenti finali richiesti dalla Disney, per non perdere la preparazione, fin troppo rimandata, di “Hedda”. Con un budget di 220 milioni di dollari e un incasso di 205 milioni, “The Marvels” fu un flop. Ma “Hedda”, che non costa certo la stessa cifra, è un film di grande fascino, e non è così lontano rispetto a quel che voleva descrivere col suo personaggio Ibsen. In sala dal 28 ottobre.