VITA DURA DI PROCURA - TRE ANNI DI DOSSIER, POLPETTE, INTERCETTAZIONI, SULLO SFONDO DELLA GUERRA TRA ROBLEDO E BRUTI LIBERATI. CHE SI È SCUSATO PER AVER “DIMENTICATO” UN’INCHIESTA IN CASSAFORTE (MA ORA DECIDERÀ IL CSM)

Paolo Biondani per "l'Espresso"

Nel menù del grande scontro fra magistrati che sta lacerando la procura di Milano, ci mancavano solo le polpette avvelenate dei servizi segreti di Cl. La Procura di Brescia ha aperto un'inchiesta su una manovra diretta a screditare il procuratore aggiunto Alfredo Robledo, capo dei pm milanesi anti-corruzione, accusandolo falsamente di spifferare scottanti segreti investigativi ad amici ed estranei. L'indagine, in corso da mesi, è condotta personalmente dal pm Fabio Salamone, il numero due della procura di Brescia.

Il reato ipotizzato è la calunnia ai danni di Robledo. È il segno che l'esperto magistrato bresciano ha già accertato la totale falsità delle insinuazioni contro il collega, che furono travasate anche in un dossier diffamatorio spuntato a sorpresa negli archivi della stessa procura di Milano.

Ora l'inchiesta continua, per smascherare non solo gli effettivi esecutori, ma anche i possibili mandanti dell'operazione di dossieraggio. L'inchiesta si sta concentrando su personaggi che in base ad altre indagini sono risultati in stretto contatto con l'ex presidente ciellino della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, pluri-indagato per corruzione proprio dalla procura di Milano.

Alfredo Robledo è l'alto magistrato che, con una iniziativa senza precedenti, ha denunciato il suo procuratore capo, Edmondo Bruti Liberati, accusandolo di averlo escluso da una serie di indagini di sua competenza, per privilegiare altri pm. Nella lettera-esposto inviata al Csm e alla procura generale (pubblicata integralmente sul sito de "l'Espresso"), Robledo cita apertamente le indagini sulla bancarotta dell'ospedale San Raffaele e sui diversi tronconi del caso Ruby: anche quando sono emersi fatti di corruzione o concussione, che in teoria sarebbero spettati ai pm del suo dipartimento (l'equivalente del vecchio "pool" di Mani Pulite), Bruti Liberati ha deciso di affidarli ad altri gruppi di magistrati, guidati dagli "aggiunti" Ilda Boccassini, Francesco Greco e Pietro Forno, competenti rispettivamente per l'antimafia, i reati economici e gli abusi sessuali.

A differenza di quanto era avvenuto in passato in altre procure, però, in nessuno di questi casi la denuncia ha mai messo in discussione i risultati delle indagini, che hanno portato alla condanna in primo grado dell'ex premier Berlusconi e al rinvio a giudizio di Formigoni per corruzione. Il problema è solo il presunto aggiramento delle regole generali di assegnazione delle indagini, aggravato dal mancato scambio di atti e informazioni tra pm che non si parlano più.

Malumori, rivalità e lamentele covavano da mesi, come in molti ambienti di lavoro, ma la denuncia è partita solo quando il pm Robledo ha chiuso l'inchiesta sulla vendita di una quota della Sea, la società controllata dal Comune di Milano che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa. Questa indagine era nata da un'intercettazione trasmessa da Firenze a Milano il 25 ottobre 2011, prima che si svolgesse la gara ritenuta truccata, fissata il 16 dicembre. Il fascicolo però è rimasto nella cassaforte del procuratore capo fino al 16 marzo 2012: Robledo se l'è visto assegnare solo dopo che "l'Espresso" aveva pubblicato le prime indiscrezioni su quell'intercettazione.

Pochi giorni più tardi, Bruti Liberati ha scritto una lettera di scuse a Robledo, assumendosi tutta la colpa di aver «dimenticato» l'inchiesta in cassaforte, ma precisando che lo stesso aggiunto non gliene aveva più accennato. Lo scontro fra toghe a questo punto verrà deciso dal Csm.

Potrebbe chiudersi senza vinti né vincitori, con un impegno per il futuro a collaborare e rispettare i criteri di assegnazione, oppure costare il posto a entrambi: Bruti Liberati, leader della corrente progressista di Md, deve ottenere la riconferma a procuratore e potrebbe essere attaccato dai consiglieri di centrodestra; ma anche Robledo, che non fa parte di alcuna corrente, rischia di trovarsi isolato dalle toghe di centrosinistra e vedersi trasferire anche senza alcuna colpa, per la cosiddetta «oggettiva incompatibilità ambientale». Di certo, mentre si avvicinano le elezioni per il nuovo Csm, attorno a questo scontro tra personalità e impostazioni giudiziarie diverse, si giocano le cariche di vertice di una procura simbolo come Milano.

Non tutte le carte però sono ancora sul tavolo. Nella sua denuncia il pm Robledo accennava a un'inchiesta in quel momento segreta, quella che solo nei giorni scorsi ha portato agli arresti dei dirigenti formigoniani di Infrastrutture Lombarde, la cabina di regia dei grandi appalti della Regione, coinvolti anche nell'Expo 2015. Anche qui due gruppi di pm, guidati da Robledo e Boccassini, hanno indagato sulle stesse persone, senza coordinarsi né scambiarsi informazioni, con il risultato di non poter utilizzare le intercettazioni realizzate all'insaputa dei colleghi.

Ma nelle ultime righe della sua lettera-esposto, Robledo parlava anche di «ulteriori episodi» che avrebbero «turbato» la procura, che sembravano riferirsi solo a casi già noti come il presunto scontro con Bruti sull'iscrizione tra gli indagati di Guido Podestà, presidente berlusconiano della provincia di Milano, per le firme false presentate a sostegno del listino elettorale di Formigoni. In realtà, tra gli "ulteriori episodi" considerati più gravi, ora spunta la manovra calunniatoria ricostruita nell'inchiesta della procura di Brescia, di cui finora si ignorava l'esistenza.

Tutto parte da una relazione di servizio scritta da un maresciallo della procura, fino a prova contraria in buona fede: come agente di polizia giudiziaria, riferisce tutte le ipotetiche notizie di reato rivelategli da una fonte che è stato chiamato a seguire e che i magistrati non conoscono. Tra molte dichiarazioni dubbie e tutte da verificare, salta fuori un'accusa diretta a Robledo: il magistrato, giocando a golf in allegria con amici, si lascerebbe scappare segreti investigativi che riguarderebbero perfino le indagini su Berlusconi. Robledo in effetti, con il collega Fabio De Paquale, ha condotto anche le inchieste (caso Mills e frodi fiscali) che hanno portato alla prima condanna definitiva del leader di Forza Italia.

L'accusa è insidiosa anche perché la fonte del maresciallo non si presenta come ostile a Robledo: al contrario, sostiene di volerlo avvisare del rischio di fughe di notizie. La relazione del maresciallo viene consegnata a un pm del dipartimento reati societari, Luigi Orsi, che la trasmette al procuratore Bruti Liberati, senza avvertire Robledo. Fin qui è tutto normale: tocca al capo valutare l'ipotetica notizia di reato e trasmetterla a Brescia, ovviamente senza mettere in allarme il pm potenzialmente indagabile. Il fascicolo però resta a Milano. Secondo quanto ha potuto ricostruire "l'Espresso", viene archiviato nel cosiddetto "modello 45", tra i fascicoli che non contengono notizie di reato credibili. E proprio per questo non garantiscono la massima riservatezza.

Qualche mese dopo succede un imprevisto: a Milano finisce sotto inchiesta proprio la fonte, che perde l'anonimato e viene accusata di diffondere notizie e atti falsi. A quel punto il maresciallo si sfoga con un altro sottufficiale della procura: com'è possibile, protesta, che i superiori lo abbiano incaricato di coltivare i rapporti con quella fonte in realtà screditata e già inquisita da altri pm milanesi? Nel trambusto che ne segue nella polizia giudiziaria, la strana vicenda arriva alle orecchie di Robledo, che solo allora viene a sapere della relazione-trappola. E va su tutte le furie: tra l'altro, non ha mai giocato a golf, per cui si sente vittima di una falsità facilmente accertabile.

Probabilmente è proprio per questo che Bruti Liberati l'aveva archiviata sul nascere. Ma Robledo si sente spiato di nascosto: se il capo l'avesse denunciato o almeno informato, lui avrebbe potuto difendersi e sbugiardare la manovra calunniatoria; invece nel modello 45 è rimasta solo la relazione con la falsa accusa, senza alcuna smentita dell'aggiunto ingiustamente denigrato.

L'incidente è aggravato dalla circostanza che il maresciallo ha qualche amico nei servizi segreti (com'è normale tra ex colleghi) e in quei mesi Robledo sta indagando su personaggi che vantano entrature con spioni di Stato ostili alle procure. Fin qui, sembra andare in scena una specie di commedia degli equivoci tra magistrati che, in un clima di sfiducia, interpretano negativamente ogni mossa dell'altro.

Il vero problema nasce quando le indagini svelano l'identità della fonte, che si rivela una dottoressa ciellina legatissima a Formigoni, che l'8 ottobre 2011 è stato addirittura suo testimone di nozze: è Maria Vicario, una cardiologa del Niguarda inquisita proprio dalla procura di Milano con l'accusa di aver falsificato lettere di "raccomandazione", in realtà inesistenti, da lei attribuite nientemeno che al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e al suo segretario generale. Con credenziali fasulle del Quirinale è riuscita a contattare persino Giovanni Bazoli e farsi concedere da Banca Intesa mutui per un milione di euro. Ma per questo è stata denunciata proprio dalla presidenza della Repubblica.

La dottoressa Vicario era già citata negli atti dell'inchiesta sul San Raffaele come presunta spia delle indagini sulla bancarotta del grande ospedale privato. Nella seconda metà del 2011, dopo il clamoroso suicidio del manager Mario Cal, la cardiologa è stata intercettata mentre riferiva i presunti sviluppi dell'inchiesta (allora segretissima) a Mauro Villa, il segretario di Formigoni, che poi girava i messaggi al presidente «con linguaggio criptico». Un'interferenza costante, documentata da sms espliciti e da 139 contatti con il cellulare di Villa e altri 65 con telefoni fissi della Regione.

Proprio in quei mesi l'inchiesta sul San Raffaele ha portato i magistrati a scoprire i fondi neri utilizzati dal faccendiere ciellino Piero Daccò (ormai condannato in appello) anche per le presunte corruzioni di Formigoni a colpi di benefit da otto milioni di euro. Allora però restava un mistero come una cardiologa del Niguarda potesse vantarsi di spiare la procura.

Mentre ora, dalle indagini sulla calunnia ai danni di Robledo, si scopre che la dottoressa Vicario, strumentalizzando il suo rapporto con la polizia giudiziaria, riusciva davvero a infilarsi nelle segrete stanze della Procura. E addirittura a partecipare ai brindisi tra magistrati organizzati nell'ufficio del procuratore per festeggiare un collega. Ora resta solo da capire se le sue bugie contro Robledo avessero qualche suggeritore eccellente.

 

EDMONDO BRUTI LIBERATI EDMONDO BRUTI LIBERATI ALFREDO ROBLEDO jpegILDA BOCCASSINIRUBY RUBACUORI LA CONDANNA DI BERLUSCONI PELLEGRINAGGIO A PALAZZO GRAZIOLI ROBERTO FORMIGONI formigoni berlusconi rullo IL PM DI MILANO FRANCESCO GRECO AL CELLULARE FORMIGONI TESTIMONE DI NOZZE TRA MARIA VICARIO E IL MARITO

Ultimi Dagoreport

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…

giorgia meloni incontra george simion e mateusz morawiecki nella sede di fratelli d italia sergio mattarella frank walter steinmeier friedrich merz

DAGOREPORT –LA CAMALEONTE MELONI NON SI SMENTISCE MAI E CONTINUA A METTERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE: IERI HA INCONTRATO NELLA SEDE DI FDI IN VIA DELLA SCROFA L’EURO-SCETTICO E FILO-PUTINIANO, GEORGE SIMION, CHE DOMENICA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE ROMENO. UN VERTICE CHE IN MOLTE CANCELLERIE EUROPEE È STATO VISTO COME UN’INGERENZA – SABATO, INVECE, LA DUCETTA DEI DUE MONDI INDOSSERÀ LA GRISAGLIA PER PROVARE A INTORTARE IL TEDESCO FRIEDRICH MERZ, A ROMA PER LA MESSA DI INIZIO DEL PONTIFICATO DI PAPA LEONE XIV, CHE E' GIÀ IRRITATO CON L’ITALIA PER LA POSIZIONE INCERTA SUL RIARMO EUROPEO E SULL’AZIONE DEI "VOLENTEROSI" A DIFESA DELL'UCRAINA - MENO MALE CHE A CURARE I RAPPORTI PER TENERE AGGANCIATA L'ITALIA A BRUXELLES E A BERLINO CI PENSANO MATTARELLA E IL SUO OMOLOGO STEINMEIER NELLA SPERANZA CHE LA MELONI COMPRENDA CHE IL SUO CAMALEONTICO EQUILIBRISMO E' ORMAI GIUNTO AL CAPOLINEA (TRUMP SE NE FOTTE DEL GOVERNO DI ROMA...)