I REUCCI DEL CINEMA ITALIANO – ZITTI ZITTI, FICARRA & PICONE NON SBAGLIANO UN COLPO: OGNI FILM, UN BUON INCASSO. E CON LORO C’È PAOLA CORTELLESI – IL COLMO: CONTRIBUTI PUBBLICI PER “MA TU DI CHE SEGNO 6?” CON BOLDI POICHÉ RITENUTA DI “INTERESSE CULTURALE”

Claudio Plazzotta per “Italia Oggi

 

ficarra e picone andiamo a quel paese 8ficarra e picone andiamo a quel paese 8

Ci hanno fatto una testa così con I soliti idioti, un duo comico che invece è svaporato nel giro di un paio di stagioni. Anche Paolo Ruffini sembrava chissà cosa, col suo Fuga di cervelli da cinque milioni di euro di box office nel 2013, ma il fenomeno pare già essersi eclissato, con appena 1,6 mln di incassi per il suo secondo film, Tutto molto bello, del 2014.

 

Ci sono invece tre attori di cui non si parla molto, ma che sono diventati inaspettate galline dalle uova d’oro del cinema italiano.

ficarra e picone andiamo a quel paese 5ficarra e picone andiamo a quel paese 5

 

La coppia di comici palermitani Ficarra e Picone detiene il record d’incassi per una pellicola tricolore da agosto a oggi, con il loro “Andiamo a quel paese” che ha portato a casa 7.670.000 euro, meglio di tutte le altre commedie uscite in questa stagione. E non è un caso. Il loro primo titolo, “Il 7 e l’8” del 2007, ha avuto un box office da 7,7 milioni di euro, e poi 7,5 milioni per “La matassa” del 2009, e sei milioni tondi tondi al botteghino per “Anche se è amore non si vede” del 2011.

 

Sempre nel 2011, volendo guardare pure ai film dove il duo comico è solo protagonista e non pure regista, va ricordato “Femmine contro maschi”, commedia corale di successo con incassi da 11,6 milioni di euro. Impressiona la costanza di risultati. Segno che i due attori, divenuti celebri prima a Zelig e poi alla conduzione di Striscia la notizia, sono riusciti a costruirsi un pubblico affezionato che li sceglie sempre, annullando così molti dei rischi per i produttori. 

 

scusate se esisto raoul bova paola cortellesiscusate se esisto raoul bova paola cortellesi

Altra regina del botteghino italiano è Paola Cortellesi. L’attrice è protagonista dei due migliori incassi italiani di tutto il 2014: “Un boss in salotto” (con Luca Argentero e Rocco Papaleo), che ha chiuso con un box office di 12,1 milioni di euro, e “Sotto una buona stella” (di e con Carlo Verdone), a quota 10,2 milioni.

 

In autunno è poi arrivata nelle sale una  terza pellicola con la Cortellesi protagonista: “Scusate se esisto” (con Raoul Bova), sesto incasso italiano del 2014 con un box office da 4,5 milioni. Anno d’oro, quindi, il 2014, dopo un crescendo di successi che, recentemente, aveva già visto la Cortellesi nel cast di “Maschi contro femmine” (13,6 mln di box office nel 2010), “Femmine contro maschi” (11,6 mln nel 2011, peraltro con Ficarra e Picone) e “Nessuno mi può giudicare” (7,9 mln nel 2011).

paola cortellesi cpaola cortellesi c

 

Chiaro, perciò, che se per molti altri attori nazionali le porte del cinema si aprono solo per film corali con sette-otto visi noti, sia per il duo siciliano, sia per la Cortellesi la strada è invece ormai avviata verso titoli rivolti al loro pubblico affezionato, che li vuole protagonisti assoluti.

 

Il cinema italiano, peraltro, non riesce a uscire dal tunnel un po’ comodo e molto ripetitivo della commedia di gruppo piena zeppa di comici. Da ottobre a oggi ne sono già uscite in sala almeno otto, e in questi giorni ci sarà una ulteriore infilata di nuovi titoli sul Natale. Tra gli altri, il cinepanettone “Ma tu di che segno 6?”con Massimo Boldi, Ricky Memphis, Gigi Proietti, Vincenzo Salemme, Angelo Pintus, Pio & Amedeo, per la regia di Neri Parenti.

 

I DUE SOLITI IDIOTI I DUE SOLITI IDIOTI

Un film di imbarazzante pochezza, che si gioca sul tema stantio dell’oroscopo. La cosa incredibile è che questa pellicola, prodotta tra gli altri da Maria Grazia Cucinotta, abbia ricevuto i contributi pubblici poiché ritenuta di “interesse culturale”. Il riferimento più colto, lo giuro, era al massimo il product placement della catena di elettronica Euronics.

paolo ruffini sotto le lenzuolapaolo ruffini sotto le lenzuola

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…