GLI SPARI SOPRA SONO PER ROMA - ALL’INTERNO DEL ‘GRANDE RACCORDO AMORALE’ SI SPARA SENZA PIETÀ, COME NEL FAR WEST - QUELLO DI ANTONIO RINALDI È IL TERZO OMICIDIO NELLA CAPITALE DALL’INIZIO DELL’ANNO, IL TRENTASEIESIMO DA GENNAIO 2011 (DI QUESTI, 12 NON HANNO ANCORA UN COLPEVOLE) - LA ‘ROMA SICURA’ DI ALE-DANNO È FINITA CON LA CRISI, CRIVELLATA DAL PIOMBO DI FAIDE E REGOLAMENTI DI CONTI, USURA E RICICLAGGIO…

Luca Lippera per "il Messaggero"

Il primo colpo a uno zigomo, il secondo a una tempia, tanto per essere certi che la pratica fosse chiusa e archiviata. Due proiettili sparati a bruciapelo al viso e un uomo liquidato in un condominio bene della periferia ovest via del Fontanile Arenato, tra la Pisana e Bravetta, meravigliosa veduta su una pacifica vallata della campagna romana aggiungono sangue e sconcerto a un crescendo criminale che a Roma non conosce più soste.

La vittima si chiama Antonio Maria Rinaldi, aveva sessantaquattro anni, si occupava di aste immobiliari e nonostante i modi per bene, nonostante i vicini non ne sapessero nulla, nonostante l'insospettabile esistenza con mamma e badante all'attico del fabbricato, aveva alcuni precedenti per droga. Un killer lo ha aspettato nel garage dell'edificio e non ha fatto preamboli: pistola a tamburo, canna puntata al viso e fine di un'altra esistenza.
Per Roma, bande o non bande, infiltrazioni mafiose o meno, è il terzo omicidio dall'inizio dell'anno, il trentaseiesimo dal gennaio del terribile 2011.

Antonio Maria Rinaldi è rientrato a casa su una «Smart» attorno alle due di ieri pomeriggio. Al volante della macchina Martino Tosti, un factotum. Il guidatore, sceso lungo un passo carrabile in via del Fontanile Arenato 310, ha parcheggiato. Rinaldi è uscito ma ha fatto un solo metro. Dall'oscurità, secondo il testimone, è uscito «un uomo con un cappuccio» che ha sparato subito dopo un'esclamazione: «Dammi i soldi!».

L'assassinio di Rinaldi, titolare all'Eur di un'agenzia di aste immobiliari, arriva a venti giorni dalla feroce uccisione del cinese Zhou Zheng e della figlia Joy nella rapina di Tor Pignattara. Là, almeno, c'era un chiaro movente. Qui, di nuovo, ci sono solo ipotesi. Le indagini sono nelle mani della Squadra Mobile della polizia. I soldi, pare scontato, c'entrano. Ma i soldi possono condurre ovunque.

C'è chi intravede sullo sfondo del delitto l'usura, chi una serie di «bidoni» legati alle vendite immobiliari e non si esclude neppure il riciclaggio. Certezze, però, non ce ne sono, una costante che ha caratterizzato molte delle indagini dell'ultimo anno: dodici degli omicidi compiuti a Roma dai primi del 2011 non hanno ancora un colpevole.

L'assassino, stando al testimone, è uscito a piedi dalla rampa del garage. Alcuni passanti hanno descritto un «tipo strano che si è infilato in una traversa di via del Fontanile Arenato». Lo sconosciuto potrebbe essere la stessa persona che ha fatto fuoco. Una telecamera davanti al condominio avrebbe ripreso la fuga e la polizia ha prelevato il nastro con le immagini per esaminarle.

L'uomo accanto a Rinaldi, sentito a lungo in Questura, ha parlato di una valigetta portata via alla vittima. Ma gli investigatori dubitano del racconto e sono convinti che l'omicidio sia l'epilogo di un agguato preparato con cura. La precisione dei colpi fa pensare a un professionista, anche se «verranno fatte verifiche» sull'ipotesi rapina. Nelle indagini è entrata anche la Direzione distrettuale antimafia che vede «analogie» con alcuni degli episodi che hanno costellato l'escalation criminale degli ultimi mesi.

Ma la Squadra Mobile per ora sembra concentrarsi sugli affari della vittima. Rinaldi, prima di andare all'Eur, aveva gestito un'agenzia in Prati vicino al Tribunale. La polizia sta cercando di capire se l'immobiliarista fosse in affari con qualche familiare. L'uomo, separato, aveva un figlio ormai grande.

L'attuale compagna vive anche lei a Bravetta. Via del Fontanile Arenato, coincidenze della cronaca, è una strada di cui si è parlato a lungo in passato. Il 20 marzo del 1987, all'altezza del civico 147, le Brigate Rosse uccisero il generale Licio Giorgieri. Venticinque anni fa, in una Roma diversa ma attonita quanto oggi.

 

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