silvio20

TESTE DI BERLUSCONI - IL BANANA TESTIMONIA A NAPOLI AL PROCESSO LAVITOLA E S’INGUAIA CON L’AFFIDO IN PROVA AI SERVIZI SOCIALI – ATTACCA LA MAGISTRATURA, DEFINENDOLA “INCONTROLLATA, INCONTROLLABILE E IRRESPONSABILE” – IL BOTTA E RISPOSTA CON IL GIUDICE DONNA

1. BERLUSCONI TESTE A NAPOLI, ATTACCO AI GIUDICI IN AULA: MAGISTRATURA INCONTROLLATA

 

Virginia Piccolillo per ‘Il Corriere della Sera’

berlusconi al tribunale di napoli per il processo lavitolaberlusconi al tribunale di napoli per il processo lavitola

 

«La magistratura è incontrollata, incontrollabile, irresponsabile». Non era iniziata bene, ma è finita peggio l’udienza a Napoli che ha riportato faccia a faccia Silvio Berlusconi e il suo «facilitatore» Valter Lavitola, in cella da Natale.
 

L’ex presidente del Consiglio, convocato come testimone sulla tentata estorsione dell’ex direttore dell’Avanti ai danni dell’Impregilo, non avrebbe voluto proprio parlare. Una volta però che gli è stato imposto non si è fermato più. Accusando la magistratura di «immunità piena» (ma c’è chi è convinto abbia detto «impunità»).
 

Segnali di nervosismo, Berlusconi, ne aveva già dati nel corso della deposizione, che aveva voluto priva di telecamere: le gambe che saltellavano, le risposte che si inasprivano un po’, e qualche strappo alla procedura. Come quell’«aspetta lasciami finire», detto al difensore di Lavitola, Maurizio Paniz, suo ex deputato Pdl. Ma la tensione è salita ancor di più durante le domande della presidente Giovanna Ceppaluni sulla sua telefonata con il presidente Impregilo Massimo Ponzellini.

berlusconi al tribunale  di napoli per il processo lavitolaberlusconi al tribunale di napoli per il processo lavitola

Un colloquio nel quale l’allora premier riferiva di aver saputo da Lavitola l’intenzione del premier di Panama di fare «allarmanti dichiarazioni che causeranno un grave tracollo in borsa di Impregilo» a causa del mancato rispetto degli accordi per la costruzione di un ospedale. E, Berlusconi si è lasciato andare: «Non capisco il senso di queste domande». Suscitando la protesta del pubblico ministero Vincenzo Piscitelli: «Signor giudice non può intervenire così il teste».
 

«Non c’è alcun bisogno che lei capisca. Funziona così», gli aveva replicato secca la Ceppaluni. A quel punto l’affondo contro la magistratura «incontrollata», «...ma ancora tutelata dal codice» aveva rimarcato la presidente. Lasciando l’aula, l’ultima ironia, restituendo al giudice la formula di rito del giuramento, il leader FI ha chiosato: «Gliela consegno affinché il decoro della giustizia venga tutelato».
 

 berlusconi al tribunale  di napoli per il processo lavitola berlusconi al tribunale di napoli per il processo lavitola

Sassolini che l’ex premier si è tolto a dispetto delle regole imposte dal regime speciale. E ora potrebbero costargli la revoca dell’affidamento ai servizi sociali.
Prospettiva che non gli ha guastato affatto la trasferta a Napoli, dove dopo l’udienza, si è concesso pizza, mozzarella, pomodorini e bagno di folla dal predellino. Come ai tempi in cui era premier, e qui raccoglieva l’entusiasmo del «Meno male che Silvio c’è». Ieri però in tribunale non c’erano supporter, né «papi girls», né la fidanzata napoletana Francesca Pascale. Solo Lavitola, visibilmente dimagrito per la permanenza a Poggioreale.
 

Berlusconi ha negato di aver avuto un ruolo in quelle pressioni sul manager Impregilo: «Ambasciator non porta pena», aveva detto nella telefonata. Lo ha ripetuto in aula. Sostenendo di aver caldeggiato la costruzione dell’ospedale solo per beneficenza. «Ho realizzato anche un ospedale in Amazzonia, un orfanotrofio in Thailandia e avrei voluto farne altri con Bertolaso — ha raccontato Berlusconi — ma sono dovuto tornare in campo in prima fila perché avevo lasciato ad altri ma erano scesi dal 37,8% all’11% dei consensi».

 

2. QUELLA DOMANDA SU LAVITOLA CHE HA FATTO IRRITARE L’EX PREMIER

Fulvio Bufi per ‘Il Corriere della Sera’

 

 

Appena sarà pronta la trascrizione integrale dell’udienza di ieri mattina, la Procura di Napoli ne invierà una copia alla Procura generale di Milano affinché questa possa valutare se Berlusconi abbia usato espressioni in contrasto con il divieto di diffamare i giudici, impostogli contestualmente alla concessione dei servizi sociali.

 

Secondo quanto sostenuto dal sostituto pg di Milano Antonio Lamanna, nel momento in cui espresse parere favorevole alla pena alternativa con cui l’ex premier sta scontando la condanna per frode fiscale, il beneficio avrebbe potuto essergli revocato se si fosse reso protagonista di espressioni ingiuriose nei confronti di magistrati.
 

berlusconi napoli ansaberlusconi napoli ansa

Una valutazione in questo senso, dopo l’episodio di ieri in aula, tocca quindi alla Procura generale di Milano, e non alla Procura della Repubblica di Napoli, che potrà invece valutare autonomamente se con quella frase («magistratura incontrollata, incontrollabile, irresponsabile» e salvaguardata da «impunità») Berlusconi abbia commesso il reato di oltraggio alla corte. In questo caso sarebbe direttamente Napoli ad aprire un fascicolo nei suoi confronti. Anche questo sarà valutato a trascrizione avvenuta, ma l’ipotesi appare già da ora piuttosto remota.

 

In caso di incriminazione Berlusconi diventerebbe automaticamente indagato in un procedimento connesso a quello in cui Valter Lavitola è imputato per tentata estorsione nei confronti di Impregilo, e questo renderebbe inutilizzabile la testimonianza che l’ex premier ha dovuto rendere ieri dopo aver tentato fino all’ultimo di essere già considerato imputato in un procedimento connesso (quello per la compravendita dei senatori, in cui è coimputato di Lavitola) per potersi avvalere della facoltà di non rispondere.
 

2 berlusconi al tribunale  di napoli per il processo lavitola2 berlusconi al tribunale di napoli per il processo lavitola

Invece per due ore ha dovuto rispondere alle domande del pubblico ministero Vincenzo Piscitelli e del presidente Giovanna Ceppaluni e spiegare non solo quali erano i suoi rapporti con Lavitola, ma anche con l’ex presidente di Panama Ricardo Martinelli, e quanto lui, in qualità di capo di governo, fu a conoscenza dell’operazione che Impregilo stava portando a termine con l’appalto per i lavori nel Canale di Panama e con il relativo impegno a realizzare nel Paese centroamericano un ospedale pediatrico.
 

VALTER LAVITOLA A FIUMICINO jpegVALTER LAVITOLA A FIUMICINO jpeg

Centrale in questo senso è la telefonata che Berlusconi fece il 2 agosto 2011 all’ex amministratore di Impregilo Massimo Ponzellini per riferirgli quanto gli aveva appena chiesto di fare Valter Lavitola. E cioè invitare Impregilo a trovare una soluzione per la realizzazione dell’ospedale, altrimenti Martinelli avrebbe bloccato le opere sul Canale con gravi conseguenze in Borsa per il titolo del gruppo industriale italiano.
 

È con questa minaccia, di cui Berlusconi è stato già riconosciuto dalla Procura «vettore inconsapevole», che si sarebbe consumata la tentata estorsione nei confronti di Impregilo per cui Lavitola è ora sotto processo. Ovvio, quindi, che su questo episodio il Tribunale cercasse di fare chiarezza fino in fondo.

 

valter lavitola e mentanavalter lavitola e mentana

Perciò la presidente Ceppaluni ha insistito tanto, chiedendo ripetutamente a Berlusconi come mai, lui che era il capo del governo italiano, accettasse di trasferire asetticamente a Ponzellini (gli dice perfino «io ho fatto l’ambasciatore che non porta pena») una informazione così importante, soltanto sulla base di una richiesta giuntagli da Lavitola, che certo non era una figura istituzionale ma un imprenditore del settore ittico in Centro e Sud America, nonché il direttore di un giornale senza lettori, come era diventato l’Avanti , in Italia.
 

E su questa insistenza Berlusconi ha finito per tradire un nervosismo perfettamente celato nelle due ore precedenti. Oppure, con lui non si può mai dire, aveva programmato anche il fuori programma.
 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?