PROVA D’ONORE – RINUNCERANNO ALLA PRESCRIZIONE SCAJOLA E DE GENNARO, INDAGATI PER CONCORSO IN OMICIDIO COLPOSO SUL CASO BIAGI? – I PM: IGNORARONO L’ALLARME SUL GIUSLAVORISTA UCCISO DALLE BR

1. CASO BIAGI, INDAGATI SCAJOLA E DE GENNARO

Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera

 

«Di fronte alla gravità della situazione di pericolo al quale era esposto Marco Biagi, i due vertici dell’amministrazione centrale della Pubblica sicurezza, preposta a tutelare l’incolumità delle persone, rimasero del tutto inerti». Per questo Claudio Scajola, ministro dell’Interno quando le Brigate rosse assassinarono il giuslavorista, e Gianni De Gennaro, che nello stesso periodo era capo della polizia, sono indagati per «concorso in omicidio colposo».

 

BIAGI BIAGI

Il reato è prescritto già dal 2009, ma i magistrati di Bologna decidono comunque di procedere e trasmettere il fascicolo al tribunale che si occupa delle eventuali violazioni di legge compiute da uomini di governo. Biagi e De Gennaro dovranno adesso decidere se sottoporsi al giudizio o invece accettare la scadenza dei termini, dunque l’archiviazione dell’inchiesta. 
 

Sono svariate le testimonianze raccolte dai pubblici ministeri negli ultimi mesi per dimostrare quelle che ritengono le dieci omissioni da contestare a entrambi, parlando di una «sottovalutazione del rischio» e della mancata adozione di «adeguate misure di protezione in favore del professor Biagi nonostante le autorevoli segnalazioni circa l’elevata esposizione al pericolo di attentati anche omicidiari da parte delle Br-Pcc». 
L’indagine sulla mancata scorta avviata subito dopo l’agguato fu archiviata per mancanza di prove e riaperta la scorsa primavera dopo il ritrovamento di alcuni documenti a casa di Luciano Zocchi, l’ex segretario di Scajola, nel corso di una perquisizione ordinata dai magistrati romani nell’ambito delle verifiche sull’eredità dei Salesiani.

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In particolare gli «appunti» che Zocchi aveva consegnato proprio a Scajola per informarlo delle richieste di protezione urgente per Biagi fatte da Confindustria e ministero del Lavoro. Scritti che Zocchi ha così confermato in interrogatorio: «Il 15 marzo 2002, quattro giorni prima dell’omicidio di Marco Biagi, consegnai due lettere al ministro dell’Interno Claudio Scajola con le richieste dell’onorevole Maurizio Sacconi e del direttore generale di Confindustria Stefano Parisi perché fosse data la scorta al giuslavorista bolognese». 
 

Agli atti dell’inchiesta sono allegati i verbali di tecnici e politici convocati in questi mesi. In particolare i vice del capo della polizia concordi nel ritenere, come ha evidenziato il prefetto Giuseppe Procaccini, che «il ministro Scajola, quale autorità nazionale di Pubblica sicurezza, per risolvere il problema della protezione poteva convocare il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza oppure dare mandato al capo della polizia perché sensibilizzasse in tempo reale con un telegramma le autorità locali, organi abilitati ad attivare misure d’urgenza». 
 

DAVID THORNE ANDREA RICCARDI GIANNI DE GENNARO FOTO DA FLICKR AMBASCIATA USA DAVID THORNE ANDREA RICCARDI GIANNI DE GENNARO FOTO DA FLICKR AMBASCIATA USA

Procaccini è l’alto funzionario che «il 15 marzo 2002 informò De Gennaro che il capo della segreteria del ministro dell’Interno Scajola, Luciano Zocchi, gli aveva riferito di essere stato quel giorno stesso sensibilizzato dal direttore generale di Confindustria sulla necessità di attivare misure di protezione». Nel provvedimento i pm scrivono che quel giorno, durante il Comitato nazionale, «Scajola chiese “un punto di situazione per quanto concerne il pericolo di terrorismo” e De Gennaro affermò che “al riguardo non pervengono segnali specifici, né ci sono ulteriori elementi”, senza riferire quanto evidenziato dopo la precedente seduta del 27 febbraio 2002 di quel Comitato, dal Cesis, a proposito dei pericoli eversivi provenienti dalle Br-Pcc, che pure erano conosciuti dallo stesso ministro Scajola». 
 

De Gennaro De Gennaro

Tra i testimoni, anche Roberto Maroni, all’epoca responsabile del dicastero del Welfare, che ha dichiarato ai pm: «Nel gennaio 2002 scrivere che i neobrigatisti esaltavano l’omicidio D’Antona voleva dire che il prossimo obiettivo dei movimenti neobrigatisti era Biagi, cosa che chi seguiva la sicurezza nazionale poteva facilmente capire. Leggendo la nota del Sisde del 26 febbraio 2002 si comprende che, nell’ordine, obiettivo delle neobrigate rosse erano Biagi, Sacconi e io. Trovo incredibile che sulla base di tali informative al ministero dell’Interno non si siano resi conto del rischio mortale che correva Biagi, in quanto continuo era il riferimento a D’Antona, nel cui ruolo era succeduto». 

 

 

2. SCAJOLA: Sì, CI FU SOTTOVALUTAZIONE MA DIRLO ORA é TROPPO FACILE

Marco Preve per “la Repubblica

 

Il lato sprezzante dell’ex ministro Claudio Scajola, per sempre u ministru per i suoi concittadini, salta fuori quando dice che «inanellerà un’altra assoluzione », ma l’antica prudenza democristiana non gli fa rispondere d’impeto sulla scelta riguardante la prescrizione: «deciderò se avvalermene dopo aver parlato con i miei avvocati».

Claudio Scajola Claudio Scajola

 

Claudio Scajola è in mezzo agli ulivi del parco di villa Ninina, la bellissima casa della famiglia della moglie che domina la collina di Imperia, trasformatasi da luogo di pellegrinaggio di politici di mezza Italia in una cella di lusso in cui scontare gli arresti domiciliari per il suo aiuto alla moglie di Amedeo Matacena latitante a Dubai («altra fantascienza l’accusa di aggravante mafiosa».) 

 

Onorevole, ancora un avviso di garanzia e un’accusa pesante.

«Vede quella baracca? Dentro c’era una vecchia anfora che stava lì prima del mio arrivo. Sono riusciti a indagarmi perché l’avrei comprata da un sub che depredava relitti romani. Da cinque anni sono bersagliato in un modo che non ha precedenti in Italia».

 

Anfore dei secoli passati e ora una vicenda di tredici anni fa.

«Affronteremo anche questa, anche se ho l’animo molto turbato, l’affronteremo con la forza della ragione. È una ricostruzione fantasiosa, sconcertante, io mi sono sempre mosso e comportato rispettando quello che è il dovere di un ministro in tutte le funzioni in cui mi sono trovato ».

 

Ricorrerà alla prescrizione o chiederà il processo?

Claudio Scajola e Paola Severino Claudio Scajola e Paola Severino

«Leggero le carte, mi consulterò con gli avvocati, cercherò di capire e poi prenderemo una decisione ».

 

L’accusa è pesante, era nell’aria da tempo ma ora è stata formalizzata.

«Solo una cosa sento davvero in questo momento, un sentimento per questo povero uomo che non c’è più ed è morto in questo modo. Provo un dolore personale. Ma io non ho nessuna responsabilità e mi sono sempre comportato con correttezza».

 

Nessun rimorso?

«È una ferita la mia, sicuramente imparagonabile con la sofferenza di sua moglie e dei suoi figli, ma è vergognoso far credere che qualcuno non abbia voluto dare la scorta a Marco Biagi. Le scorte non si negano. C’è stata una sottovalutazione, allora, ma è facile dirlo dopo. Quelli che si riempiono la bocca con questo argomento potevano farsi parte attiva, prima. Si vergogni chi vuole speculare sui morti ».

 

CLAUDIO SCAJOLA CLAUDIO SCAJOLA

A livello giudiziario può aver avuto un peso la sua celebre e infelice battuta su Biagi “rompicoglioni”?

«Quella battuta infelice va inquadrata in un ambito diverso, ed è stata ahimè estrapolata da un discorso. Non era assolutamente un giudizio. All’epoca su questa vicenda ci furono giochi politici sporchi».

 

In questo periodo ha in corso anche altri processi, come si spiega tutti i suoi guai?

«Finmeccanica, e prima la casa del Colosseo, il porto di Imperia, tutte bolle di sapone. Ho inanellato archiviazioni e assoluzioni ma la cosa che ho maggiormente assommato è un grande dolore per essere stato oggetto, ormai da cinque anni, di un bersagliamento senza precedenti. Ora dicono che mi avrebbero finanziato illecitamente facendomi lo sconto sui lavori di casa o che avrei ricettato un documento riservato su un mio avversario politico. Le sembra serio? Però riesco a sopportare tutto perché so di essermi sempre comportato correttamente, quindi anche questa finirà come le altre».

 

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