IL CASO GAROFANI NON È CHIUSO – L’IMPROVVIDA USCITA DEL PRESIDENTE DEL SENATO, IGNAZIO LA RUSSA, A UNA SETTIMANA DALL’ARTICOLO DELLA “VERITÀ” SUL PRESUNTO “COMPLOTTO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI”, È STATA SUBITO RITRATTATA. MA AL COLLE C’È CHI RITIENE CHE NON SIA CASUALE: IL SOSPETTO È CHE SIA PARTITA UNA CAMPAGNA PER TENERE SULLE SPINE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA” – PERSINO IL “CORRIERE DELLA SERA” SI SBILANCIA: “RESTA IL TIMORE CHE AI PIANI ALTI DI VIA DELLA SCROFA ABBIANO CONCERTATO UNA STRATEGIA PER GRAFFIARE L’IMMAGINE SUPER PARTES DEL CAPO DELLO STATO. E FORSE, PERSINO PER INDEBOLIRE L’ISTITUZIONE DELLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA IN VISTA DELLA RIFORMA DEL PREMIERATO…”
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1. IL COLLE DECIDE DI NON REAGIRE I SOSPETTI SU UNA STRATEGIA DI FDI PER TENERE ALTA LA TENSIONE
Estratto dell’articolo di Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”
Al Quirinale si aspettavano una giornata tranquilla. Un lunedì sereno, dopo la bufera della settimana scorsa innescata dall’articolo del quotidiano La Verità sul consigliere Francesco Saverio Garofani.
E invece, poco prima di mezzogiorno, ecco che le agenzie di stampa rilanciano le variopinte dichiarazioni con cui Ignazio La Russa getta nuovo sale su una ferita che ancora non si era rimarginata del tutto.
Il presidente del Senato […] critica Garofani per essersi «lasciato andare improvvidamente a tutta una serie di valutazioni sul governo e su Meloni». E lo invita a lasciare «a qualcun altro» il ruolo di segretario del Consiglio Supremo di Difesa. Una sberla al Colle, un’altra.
Che arriva proprio nel giorno in cui, sui quotidiani, Giorgia Meloni parla da Johannesburg, conferma di avere «un ottimo rapporto» con Sergio Mattarella e dichiara chiuso lo scontro istituzionale: «Non penso sia il caso di tornare su questa cosa». […]
GIORGIA MELONI - IGNAZIO LA RUSSA - SERGIO MATTARELLA
La risposta del Quirinale è un silenzio denso, stupefatto. Occhi sbarrati e bocche cucite in un glaciale «no comment». Si registra sorpresa e preoccupazione per la scelta di riacutizzare tensioni che erano state faticosamente sopite e ci si chiede il perché. Quest’aria elettrica, sospesa e gonfia di interrogativi, si distende solo un’ora più tardi, quando lo staff di La Russa comunica la (parziale) retromarcia.
L’uomo che incarna la seconda carica dello Stato si dice dispiaciuto, assicura che non era sua intenzione chiedere le dimissioni e smentisce di aver voluto riaprire un caso che lui stesso, «come Giorgia Meloni», considerava chiuso. Ma poi, tra le righe, il presidente del Senato conferma le critiche a Garofani, si mette nei suoi scomodi panni e ne deduce che «potrebbe essere imbarazzato a svolgere il ruolo, non di consigliere, ma di segretario del Consiglio Supremo di Difesa».
[…] Se La Russa avesse tenuto il punto, al Quirinale si sarebbero di certo posti il problema. Ma poiché è stato lo stesso «fratello» d’Italia a ricucire lo strappo provocato poco prima, al Colle hanno preso atto della «repentina» marcia indietro. E hanno deciso che non era proprio il caso di reagire […].
Tra le prime dichiarazioni di La Russa e quella nota solo in parte contrita, è trascorsa un’ora. Sessanta minuti in cui ci sono stati contatti tra gli spin doctor del Senato e quelli del Quirinale e forse anche tra La Russa e Meloni.
LA MAIL DI MARIO ROSSI PUBBLICATA DA LA VERITA SUL PRESUNTO COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO MELONI
A Palazzo Madama assicurano però che il presidente del Senato e la premier non si sono sentiti e «non hanno concertato» l’uscita contro Garofani, prova ne sia il fatto che La Russa aveva chiamato Mattarella per esprimergli solidarietà quando il caso era esploso.
Eppure, anche le dichiarazioni della premier in Sudafrica vanno lette in filigrana. La leader di FdI assicura che nulla sapeva della nota con cui il «suo» Bignami ha tirato per la giacca il presidente Mattarella una settimana fa […]. E però, al tempo stesso, Meloni rivendica la bontà della sfida lanciata da Bignami: «In realtà quella nota serviva proprio a chiudere i dubbi, non a concentrare l’attenzione sul problema».
Una formula che lascia aperti diversi interrogativi, ai quali al Quirinale non hanno ancora trovato risposta. Resta l’impressione che FdI abbia voluto aprire una fase nuova nei rapporti tra Palazzo Chigi e il Colle. E resta il timore che ai piani alti di via della Scrofa abbiano concertato una strategia mediatica e politica per graffiare l’immagine super partes del capo dello Stato. E forse, persino per indebolire l’istituzione della presidenza della Repubblica in vista della riforma del premierato.
giorgia meloni galeazzo bignami
Lo stop and go con cui il primo partito di governo ha più volte aperto e chiuso il caso, lascia aleggiare una ambiguità di fondo e legittima il sospetto che si voglia tenere alta la tensione con il Quirinale. In questo clima artico, fonti parlamentari di opposizione fanno notare «da che pulpito viene la predica», dal momento che La Russa rivendica la sua imparzialità nell’Aula del Senato e, fuori, la libertà di immergersi in campagna elettorale. Il dem Walter Verini si dice «basito» e ricorda che la seconda carica dello Stato «va a comiziare in giro per l’Italia come un attivista di partito».
2. LA RUSSA RIAPRE IL CASO "GAROFANI LASCI" STUPORE DEL QUIRINALE
Estratto dell’articolo di Concetto Vecchio per “la Repubblica”
[…] È vero che […] La Russa ha rettificato: «Non ho mai chiesto le dimissioni di Garofani, come Giorgia Meloni considero chiuso il caso, ho espresso personalmente sin dal primo minuto piena solidarietà al presidente Mattarella». […] Ma resta un'ambiguità di fondo. Il tentativo, nei fatti, di mantenere alta la tensione.
Qualcuno, in ambienti parlamentari, fa notare che La Russa rivendica la sua imparzialità in aula, al Senato, non fuori, dove può fare La Russa, parlando a ruota libera di questioni politiche, ma questo, aggiungono le medesime fonti, allora non dovrebbe valere anche per un consigliere che ha espresso delle private opinioni a una cena tra amici?
È una contraddizione. Stiamo parlando della seconda carica dello Stato, che secondo la Costituzione assumerebbe le funzioni del capo dello Stato in caso di impedimento temporaneo o permanente di Mattarella.
Garofani resta blindato. Dal Quirinale, l'altro giorno, l'intera vicenda del resto era stata definita «grottesca», alla luce della mail che dava conto delle frasi di Garofani inviata ai giornali del centrodestra, e poi pubblicata da La Verità. Proprio la rivelazione di quella mail aveva indotto il centrodestra a fare marcia indietro nella giornata di mercoledì, ribadendo fiducia al Capo dello Stato.
[…] E invece ci risiamo. Perché? Il sospetto, che serpeggia anche al Colle, è che la vicenda non venga ritenuta chiusa. E l'uscita di La Russa conferma, a torto o a ragione, il sospetto che sia in corso una strategia mediatica ed elettorale che punti a tenere sulle spine il presidente della Repubblica.
Siamo dentro una fase nuova della coabitazione tra Mattarella e Meloni. «Fosse stato uno di destra oggi lo vedremo appeso ai lampioni di qualche città o cattolicamente crocifisso», ha detto ieri mattina La Russa a proposito di Garofani. «I suoi sono personali desideri, che non sono degni di uno che fa il consigliere del presidente». «Se c'è qualcuno che dovrebbe riflettere sul ruolo che svolge, sull'opportunità che lo svolga in questi termini, questo è Ignazio la Russa», ha ricordato il senatore del Pd, Walter Verini.
FRANCESCO SAVERIO GAROFANI
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