LA CASTA È SEMPRE LA CASTA: IL GOVERNO HA PRESO I CONTRIBUENTI PER FESSI – NEL TESTO DELLA RIFORMA DELLA CORTE DEI CONTI SPUNTA UN CETRIOLONE PER I CITTADINI: GLI AMMINISTRATORI PUBBLICI CONDANNATI DAI GIUDICI CONTABILI A RISARCIRE UN DANNO ERARIALE NON PAGHEREBBERO PIÙ DEL 30% DEL DANNO, “E COMUNQUE” AL MASSIMO DUE ANNI DI STIPENDIO. CHI PAGA IL RESTANTE 70%? TUTTI GLI ITALIANI – LA SCUSA È SEMPRE LA STESSA: SONO NORME CHE SERVONO PER TOGLIERE LA “PAURA DELLA FIRMA”. MA NON ERA LA SCUSA GIÀ USATA PER ABROGARE L’ABUSO D’UFFICIO?
Estratto dell’articolo di Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”
GIORGIA MELONI E LA CORTE DEI CONTI - VIGNETTA BY ROLLI
Perché nel condominio no e nel Condominio invece sì? A furor di popolo condominiale, imbufalito dall’etichetta di fesso appiccicatagli dalla proposta di legge che agli inquilini in regola voleva far pagare i debiti non saldati ai fornitori dai coinquilini morosi, giorni fa Fratelli d’Italia ha dovuto rinnegarla.
Eppure oggi il Senato sta per approvare in via definitiva — nella riforma della Corte dei Conti fortemente voluta dalla maggioranza di governo — una norma ancor più onerosa per tutti gli italiani: in base alla quale, le poche volte in cui i giudici della Corte dei Conti dovessero condannare un amministratore pubblico a risarcire il danno erariale causato da un suo atto, costui non pagherebbe più del 30% del danno, «e comunque» — congiunzione magica — al massimo due anni di stipendio: norma degna di quella abortita sul condominio , visto che nel Condominio , cioè in quello spazio comune che è la tutela delle risorse pubbliche alimentate dalle tasse, al posto dell’amministratore pubblico graziato dal tetto di legge saranno dunque tutti i contribuenti a dover mettere mano al portafoglio per saldare il restante 70% del danno erariale da lui causato.
GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE
Con l’ulteriore iniquità [...] dell’altra nuova norma che automaticamente presume sempre la «buona fede» dei politici allorché i loro atti siano firmati o proposti o vistati dai tecnici. Cioè quasi sempre [...].
In più la legge, nel fissare la prescrizione del danno erariale a soli 5 anni, li fa decorrere dalla data del danno e non dalla scoperta (di solito molto successiva): e ciò anche se l’amministratore l’ha occultato dolosamente, sol che abbia avuto l’astuzia di farlo non con «condotta attiva» ma con silenzi furbi, omissioni, reticenze. Norme, per il governo, volte a togliere a chi amministra la «paura della firma»: ancora? Ma non era la scusa già usata per abrogare l’abuso d’ufficio?

