toninelli salvini

“CHI VOTA PER IL PROCESSO SARÀ ESPULSO” – L’AVVISO DEL CAPOGRUPPO M5S AL SENATO STEFANO PATUANELLI AI DISSIDENTI PER IL VOTO SULLA DICIOTTI – AL MOMENTO È SICURO IL SÌ AL PROCESSO SOLO PER ELENA FATTORI E PAOLA NUGNES, SENATRICI GIÀ CON UN PIEDE FUORI DAL MOVIMENTO – SALVINI COMUNQUE VA SUL SICURO: SE QUALCOSA DOVESSE ANDARE STORTO, GIOVEDÌ C’È LA MOZIONE DI SFIDUCIA SU TONINELLI

Simone Canettieri per “il Messaggero”

salvini toninelli

 

L' avviso ai naviganti M5S arriva dal capogruppo al Senato Stefano Patuanelli: «Il rispetto del voto on line degli iscritti è uno dei principi fondanti del M5S. Per questo se ci dovessero essere delle votazioni difformi da come si è espressa la maggioranza degli iscritti non potrò fare altro che segnalarli al collegio dei probiviri». Il riferimento è al voto sul caso Diciotti, previsto domani, a partire dalle 13, a Palazzo Madama.

 

STEFANO PATUANELLI M5S

C' è da decidere sull' autorizzazione a procedere per il ministro dell' Interno Matteo Salvini, tema sul quale gli iscritti di Rousseau si sono espressi il mese scorso, decretando (con il 60%) il salvataggio del leader della Lega. Salvini comunque vada non rischia il processo perché potrà contare anche su Forza Italia e Fratelli d' Italia. La partita è interna al M5S, semmai.

 

nugnes

Al momento sono sicuri i voti contrari (a favore del processo, dunque) di Elena Fattori e Paola Nugnes. Entrambe le senatrici sono già in odore di espulsione dopo essersi astenute sul decreto sicurezza, alla fine dello scorso anno. La loro posizione è dunque da tempo al vaglio del tribunale interno dei pentastellati. E questo strappo potrebbe risultare fatale. «Si tratta di un costo - dice Nugnes - che più che altro dovrà mettere in conto il Movimento: io mi attengo al programma e, come io ed Elena abbiamo già messo per iscritto in una lettera a Di Maio, che le votazioni sul blog non sono vincolanti da statuto».

elena fattori 3

 

Nugnes è considerata molto vicina al presidente della Camera Fico: «Con Roberto ne abbiamo parlato - conclude - e rispetta la mia scelta». Sulla stessa lunghezza d' onda la collega Fattori: «Ormai la mia decisione è presa».

 

Non ci dovrebbero essere voti contrari, ma potrebbero spuntare in extremis assenze strategiche. Magari con tanto di certificato medico. Nella pancia di Palazzo Madama, sono in molti nel M5S a digerire il no all' autorizzazione a procedere. Tema, la passata legislatura, più che identitario visto che in ballo c' è l' azione della magistratura.

SALVINI MIGRANTI

 

L' ALTRO FRONTE

Matteo Salvini ostenta sicurezza per la prova di domani (anche perché giovedì toccherà alla mozione di sfiducia per il ministro Danilo Toninelli). Anzi il leader della Lega sdrammatizza: «Pensatemi mercoledì quando il Senato voterà se devo o non devo essere processato per sequestro di persona. Io sono tranquillo, ma mai dire mai in Italia». Salvini assieme alla collega di governo ed avvocato Giulia Bongiorno sta preparando l' intervento che leggerà in Aula. La linea non cambia: «Gli italiani sapevano - e per questo mi hanno votato - che mi sarei battuto per il blocco degli sbarchi».

 

LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE

Intanto, tra le carte del procedimento emergono anche le parole del capo di Gabinetto del ministro dell' Interno, il prefetto Matteo Piantadosi che, sentito dai giudici a Catania lo scorso 8 novembre, ha riferito che c' era un «allarme generalizzato» sulla possibile infiltrazione di soggetti radicalizzati in Italia attraverso i barconi: nel caso della nave Diciotti non c' era un «allarme specifico», ma «il modello di comportamento» del Viminale teneva conto del pericolo: «C' è il tema di proteggere le frontiere».

 

diciotti migranti

Sempre in questi giorni infine è atteso il pronunciamento del Tribunale di ministri di Catania per il premier Giuseppe Conte ed i ministri Luigi Di Maio e Danilo Toninelli, anche loro indagati come atto dovuto per la vicenda Diciotti. La procura ha chiesto l' archiviazione per i tre. Ma i fari sono accesi sul M5S e su come metabolizzerà questo passaggio che salva, a detta dei critici, l' alleato di governo. Il Pd va all' attacco sulla mossa annunciata da Patuanelli. Debora Serracchiani: «È grave che un capogruppo alla vigilia del voto intimidisca i suoi senatori con la minaccia dei probiviri: è un modo surrettizio e preoccupante per introdurre una sorta di vincolo di mandato e soprattutto rivela quanto largo sia il malessere nelle file pentastellate, se i loro capi sono costretti a ricorrere a metodi coercitivi». Domani sarà il giorno del pallottoliere pentastellato: vietato fare scherzi.

Tav. - Salvini Di Maio Toninelligregorio de falco elena fattorigregorio de falco paola nugnesStefano Patuanellinave diciottilaura boldrini a bordo della diciottilaura boldrini a bordo della diciotti 1nave diciottimigranti a bordo della diciotti

Ultimi Dagoreport

FLASH! – SE URBANO CAIRO NON CONFERMA MENTANA ALLA DIREZIONE DEL TGLA7 ENTRO IL PROSSIMO 30 GIUGNO, CHICCO ALZA I TACCHI E SE NE VA – IL CONTRATTO SCADE A FINE 2026 MA A LUGLIO C’E’ LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI – PARE CHE QUESTA VOLTA NON CI SIA DI MEZZO IL DIO QUATTRINO, BENSI’ QUESTIONI DI LINEA POLITICA (GIA' NEL 2004 MENTANA FU PRATICAMENTE “CACCIATO” DAL TG5 DOPO UN VIOLENTISSIMO SCAZZO CON SILVIO BERLUSCONI E I SUOI “DESIDERATA”, E FU SOSTITUITO DAL SUO VICE MIMUN…)

meloni macron merz starmer trump iran usa attacco bombardamento

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI STA SCOPRENDO CHE VUOL DIRE ESSERE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI UN PAESE CHE NON HA MAI CONTATO UN TUBO: PRIMA DI PROCEDERE AL BOMBARDAMENTO DEI SITI IRANIANI, TRUMP HA CHIAMATO IL PREMIER BRITANNICO, KEIR STARMER, E POI, AD ATTACCO IN CORSO, HA TELEFONATO AL TEDESCO MERZ. MACRON È ATTIVISSIMO COME MEDIATORE CON I PAESI ARABI: FRANCIA, REGNO UNITO E GERMANIA FANNO ASSE NEL GRUPPO "E3", CHE TIENE IL PALLINO DEI NEGOZIATI CON L'IRAN  – L’AFFONDO DI RENZI: “LA POLITICA ESTERA ITALIANA NON ESISTE, MELONI E TAJANI NON TOCCANO PALLA”. HA RAGIONE, MA VA FATTA UN’INTEGRAZIONE: L’ITALIA È IRRILEVANTE SULLO SCACCHIERE GLOBALE, INDIPENDENTEMENTE DA CHI GOVERNA...

donald trump mondo terra brucia guerra iran nucleare

DAGOREPORT – BENVENUTI AL CAOS MONDIALE! AL DI LA' DEL DELIRIO DI PAROLE, ANNUNCI E BOMBARDAMENTI DI TRUMP, C’È LA DURISSIMA REALTÀ DEI FATTI. L’ATTACCO ALL’IRAN AVRÀ CONSEGUENZE POTENZIALMENTE DEVASTANTI IN OGNI ANGOLO DEL MONDO – UN'EVENTUALE CHIUSURA DELLO STRETTO DI HORMUZ FAREBBE SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, CON CONTRACCOLPI ENORMI SULLA CINA (PRIMO CLIENTE DEL GREGGIO IRANIANO) E DANNI PESANTI SULL'EUROPA – I TRE POSSIBILI SUCCESSORI DI KHAMENEI SONO TUTTI PASDARAN: SE MUORE LA GUIDA SUPREMA, IL REGIME DIVENTERÀ ANCORA PIÙ OLTRANZISTA – UN'ALTRA FACCIA DEL BUM-BUM TRUMPIANO E' LA FRATTURA NEL PARTITO REPUBBLICANO USA: L'ALA “MAGA” CAPITANATA DA JD VANCE SI SENTE TRADITA DAL TRUMP BOMBAROLO (L’HA VOTATO PERCHÉ SI OCCUPASSE DI FAR TORNARE "L'ETA' DELL'ORO" IN AMERICA, NON PER BUTTARE MILIARDI DI DOLLARI PER ARMI E INTELLIGENCE IN UCRAINA E ISRAELE)

giorgia meloni francesco acquaroli antonio tajani matteo salvini donald trump

DAGOREPORT: A CHE PUNTO È L'ARMATA BRANCA-MELONI? TORNATA SCORNATA DAL G7 MENO UNO (TRUMP SE NE FOTTE DI LEI E DELL'EUROPA), I PROBLEMI REALI BUSSANO ALLA PORTA DI PALAZZO CHIGI. A PARTIRE DALL'ECONOMIA: LA GUERRA IN MEDIORIENTE POTREBBE FAR SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, E CONSEGUENTE AUMENTO DI OGNI PRODOTTO - AGGIUNGERE LA LOTTA CONTINUA CON SALVINI, LA PIEGA AMARA DEI SONDAGGI NEI CONFRONTI DEL GOVERNO E LA POSSIBILE SCONFITTA NELLE MARCHE DEL SUO FEDELISSIMO ACQUAROLI: IL PD CON MATTEO RICCI E' IN VANTAGGIO DI 5 PUNTI E LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA DI ANTICIPARE IL VOTO NELLE MARCHE A SETTEMBRE – SULLE ALTRE QUATTRO REGIONI, LA FIAMMA E' INDECISA SUL TERZO MANDATO CHE FAREBBE FELICE ZAIA IN VENETO, DESTABILIZZANDO IL PD IN CAMPANIA. MA IERI, PRESSATO DA VANNACCI, SALVINI HA PRESO A PRETESTO IL "NO" DI TAJANI, PER SFANCULARE VELOCEMENTE (E SENZA VASELINA) I SUOI GOVERNATORI, ZAIA E FEDRIGA - IL ''NO'' DI TAJANI ERA TRATTABILE: L'OBIETTIVO E' LA FUTURA PRESIDENZA DELLA REGIONE LOMBARDIA (IL CANDIDATO ''COPERTO'' DI FORZA ITALIA È..)

tommaso inzaghi

DAGOREPORT - IL TRASFERIMENTO DI SIMONE INZAGHI IN ARABIA? UN AFFARE DI FAMIGLIA. L’ARTEFICE DELL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO L’EX ALLENATORE DELL’INTER ALLA CORTE DELL’AL-HILAL È STATO TOMMASO INZAGHI, IL FIGLIO DI SIMONE E DI ALESSIA MARCUZZI, PROCURATORE CHE FA PARTE DELL'AGENZIA DI FEDERICO PASTORELLO, LA P&P SPORT MANAGEMENT – LE LAUTE COMMISSIONI, LA TRATTATIVA CHE ANDAVA AVANTI DA TEMPO (GIÀ PRIMA DEL RITORNO CON IL BARCELLONA SIMONE INZAGHI AVEVA PROPOSTE DALL’ARABIA), LO STRANO MESSAGGIO SOCIAL DI TOMMASO INZAGHI E LE VOCI SU UNO SPOGLIATOIO IN TENSIONE PRIMA DELLA FINALE DI CHAMPIONS PER...