MA CI POSSIAMO PERMETTERE DI AVERE UN CAPO DELLO STATO COME ANNA FINOCCHIARO CHE HA IL MARITO A GIUDIZIO PER "ABUSO D'UFFICIO E TRUFFA AGGRAVATA"?

Maria Teresa Meli per il Corriere della Sera

«Dobbiamo presentarci con un solo nome, sennò sarà un massacro. E dobbiamo stringere in fretta»: così Pier Luigi Bersani spiega ai suoi che il tormentone del Quirinale non può andare troppo per le lunghe. Ma sul nome secco il Pdl ha fatto sapere, tramite la diplomazia sotterranea, che sarà rottura.

Il segretario del Partito democratico ha chiamato Giorgio Napolitano e gli ha fatto sapere che salirà al Colle a giorni per riferire l'esito delle trattative all'interno e all'esterno del centrosinistra. «E mi presenterò con un solo nome». E il nome è quello di Anna Finocchiaro.

L'ex presidente del gruppo Pd al Senato presenta due vantaggi: è una donna, e quindi la sua elezione verrebbe salutata come una novità, e gode delle simpatie dei leghisti, cioè di coloro che, nel centrodestra, sembrano a Bersani i più disponibili. Eppure la mossa del segretario ha stupito più d'uno nel partito: perché si ritiene difficile che l'ex ds Finocchiaro possa poi dare un incarico all'ex ds Bersani.

Quindi qualcuno ha iniziato a chiedersi se il leader non stia pensando a rinunciare all'avventura del governo di minoranza. Gli uomini del «tortellino magico», però, ancora ieri spiegavano che sull'incarico a Bersani «si tiene duro» e che non si può più ragionare con la logica dei partiti di provenienza perché da anni si sta tutti insieme nel Pd.

Ma non è quello di Anna Finocchiaro il nome nella lista che il Pdl ha fatto arrivare informalmente al Partito democratico, e che è composta da tre esponenti del centrosinistra: Giorgio Napolitano, Giuliano Amato e Franco Marini. Sul primo è stato fatto ancora l'altro ieri un tentativo, ma il capo dello Stato si è dimostrato irremovibile: considera chiuso il suo mandato.

Sulla candidatura di Marini stanno alacremente lavorando gli ex democristiani del Pd, che sono da giorni in pressing sul segretario per convincerlo che quello è il nome buono. E per tre ragioni: perché i cattolici altrimenti resterebbero fuori dai vertici delle istituzioni; perché l'ex presidente del Senato non è persona sgradita al centrodestra; perché con il cattolico Marini al Quirinale nessuno dentro il partito potrebbe contestare l'incarico all'ex ds Bersani. Dicono che le ultime due ragioni abbiano trovato orecchie sensibili da parte del segretario. Ed è per questo motivo che il leader continua a tenere sulla scrivania anche la carta Marini, nonostante l'opposizione di una larga fetta del suo partito.

Il terzo nome della lista del Pdl è quello di Amato. E Bersani qualche giorno fa si era orientato proprio su di lui, capendo che poteva essere un nome condiviso con il Pdl più di altri. Senza contare il fatto che Amato gode della stima di Giorgio Napolitano. Ma la levata di scudi della Lega contro l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio di Bettino Craxi ha molto raffreddato Bersani, che pare tenga in modo particolare a cercare il dialogo con il Carroccio.

Certo, Amato più di tutti i nomi fatti finora corrisponde ai requisiti di credibilità internazionale che sarebbero necessari per un presidente della Repubblica in questi frangenti. L'altro esponente del centrosinistra che gode di ottimi requisiti in questo senso è Romano Prodi, il quale ieri ha fatto una smentita che al Pd viene considerata «una non smentita» sulla sua candidatura al Quirinale. Ma Berlusconi da Bari ha già fatto capire chiaramente che cosa pensa dell'ex premier dell'Ulivo. Prodi, quindi, potrebbe essere il candidato del Pd solo in caso di rottura.

E, a dire il vero, ieri il fallimento della trattativa sembrava quanto mai prossimo, se si presta orecchio alle parole dure di Bersani e alle minaccia di elezioni di Berlusconi. Ma gli appelli al voto del leader del centrodestra non paiono preoccupare il segretario del Pd, che spiega ai suoi: «Berlusconi in realtà non vuole le elezioni, perciò avremo un governo, e non è escluso che duri più a lungo di quanto possa sembrare adesso».

2. CATANIA, A GIUDIZIO IL MARITO DELLA SENATRICE FINOCCHIARO
"ABUSO D'UFFICIO E TRUFFA AGGRAVATA"
http://qn.quotidiano.net/cronaca/2012/10/24/792059-marito-finocchiaro-rinviato-a-giudizio-indagato-catania.shtml

Catania, 24 ottobre 2012 - C'è anche il marito di Anna Finocchiaro fra i quattro rinviati a giudizio nell'ambito dell'inchiesta sulla procedura amministrativa che avrebbe portato, a Catania, all'affidamento senza gara dell'appalto per l'informatizzazione del Presidio territoriale di assistenza (Pta) di Giarre. Il lavoro fu assegnato alla Solsamb srl, società guidata da Melchiorre Fidelbo, marito del presidente dei senatori del Pd.

Tra i rinviati a giudizio per abuso d'ufficio e truffa aggravata Fidelbo, il manager dell'Asp etnea Antonio Scavone, l'ex direttore amministrativo dell'Azienda sanitaria provinciale di Catania Giuseppe Calaciura, e il direttore amministrativo dell'Asp Giovanni Puglisi. Non luogo a procedere per la responsabile del procedimento, Elisabetta Caponetto. I quattro devono rispondere di abuso d'ufficio e di truffa.

Gli avvisi di chiusura delle indagini preliminari erano stati firmati dal procuratore Michelangelo Patanà e dal sostituto Alessandro La Rosa, e sono stati notificati dalla guardia di finanza.

Al centro dell'inchiesta la stipula della delibera 1719 del 30 luglio del 20101 che autorizzava l'Asp di Catania a stipulare un convenzione con la Solsamb per il Pta di Giarre che, secondo l'accusa, sarebbe stata redatta "senza previo espletamento di una procedura ad evidenza pubblica e comunque in violazione del divieto di affidare incarichi di consulenza esterna", come prevede la normativa regionale.

L'atto, sostiene la Procura, "avrebbe procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale alle Solsamb, consistito nell'affidamento diretto alla società di una prima anticipazione di 175mila euro", somma "proveniente dalla quota del co-finanziamento Stato-Regione" previsto dalla Finanziaria del 2007. Per la Procura di Catania, Fidelbo, da amministratore unico della Solsamb, concorreva in qualità di "determinatore" o comunque di "istigatore della condotta del Calaciura e del Puglisi, predisponendo l'atto di convenzione allegato alla delibera e proponendo la stipula all'Asp di Catania".

 

FINOCCHIARO ALL'IKEAchi-finocchiaro-ikeaInaugurazione centro sanitario Giarre con Turco, Finocchiaro e FidelboLa Finocchiaro con il maritoFINOCCHIARO-BERSANI-FRANCESCHINI FINOCCHIARO ie13 fassino finocchiaro bersani lettaie45 finocchiaro bersani x

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)