GREXIT – JUNCKER TIENE DURO CON TSIPRAS: NON C’È TEMPO PER UN ACCORDO ALL’EUROGRUPPO DI DOMANI – IN UN DOCUMENTO DELL’FMI GLI ERRORI E I RITARDI DELLA TROIKA IN GRECIA

1. LA UE GELA TSIPRAS: L’ACCORDO NON C’È

Ettore Livini per “la Repubblica

TSIPRAS E JUNCKER TSIPRAS E JUNCKER

 

«Non c’è aria di cedimenti alle richieste della Grecia. E in ogni caso non c’è tempo per arrivare a un’intesa all’Eurogruppo di domani». Il presidente Commissione Ue Jean Claude Juncker ha rispedito al mittente la proposta di Atene di un programma ponte fino a luglio per riscrivere il piano di salvataggio del paese.

 

Confermando come tra Bruxelles e il governo di Alexis Tsipras, allo stato, si sia fermi al muro contro muro. Le boutade negoziali però nelle prossime ore dovrebbero lasciare il posto ai fatti. E si vedrà se al momento di mettere le carte sul tavolo ci sarà, come sperano in molti, il margine per trattare ed evitare l’uscita del paese dall’euro.

 

«Noi vogliamo tenere Atene nella moneta unica. Ma aspetto ancora proposte concrete», ha detto la cancelliera Angela Merkel. Il premier ellenico, dopo il durissimo discorso al Parlamento in cui ha ribadito la volontà di smantellare parte delle riforme introdotte dalla Troika, continua a far sfoggio di sicurezza. «Sono ottimista - ha ribadito nel corso della visita in Austria -. Non c’è motivo, se non la volontà politica, per non arrivare a un’intesa».

tsipras merkeltsipras merkel

 

Il granitico fronte europeo, schierato finora contro le sue richieste, ha mostrato qualche piccola crepa. «Dobbiamo valutare la concessione di aiuti per un periodo ponte ad Atene», ha detto il ministro delle finanze francese Michel Sapin. «Non c’è motivo per non ascoltare le proposte del governo ellenico, è una questione di rispetto», ha aggiunto il cancelliere austriaco Werner Faymann.

 

«Stiamo lavorando per tenere la Grecia nell’Unione», ha concluso Pier Carlo Padoan, confermando di aver fatto la pace con Yanis Varoufakis dopo le polemiche sulla sostenibilità del debito italiano.

tsipras merkel lagarde tsipras merkel lagarde

 

La palla comunque è in questo momento nel campo di Tsipras che dovrà mettere nero su bianco la proposta di programma ponte presentata in questi giorni in modo un po’ confuso. La bozza allo studio in queste ore dovrebbe prevedere la richiesta di poter emettere altri 10 miliardi di titoli di stato a breve e di ricevere gli 1,9 miliardi di profitti fatti dalla Bce con i bon ellenici.

 

Grazie a questi fondi Atene potrebbe presentare entro l’estate un piano completo («il nuovo contratto» dicono il premier e il ministro delle finanze) che includa il budget, le misure umanitarie previste nel programma di Syriza e le riforme. Un progetto che potrebbe venir poi monitorato dai creditori attraverso una nuova realtà diversa dalla Troika. Domani intanto, in occasione dell’Eurogruppo, in diverse città d’Europa (e molte italiane) si terranno manifestazioni di sostegno alla Grecia.

 

tsipras varoufakis tsipras varoufakis

I mercati comunque sono meno ottimisti di Tsipras: la Borsa di Atene ha chiuso con l’ennesimo calo (-4,75%) trascinando al ribasso i listini del Vecchio continente. Moody’s ha tagliato il rating a cinque banche del paese, sottolineando che la situazione è critica dopo che la Bce ha escluso l’utilizzo di titoli ellenici come garanzia per finanziamenti.

 

 

2. ERRORI, RITARDI E LITI NEL FLOP DELLA TROIKA

Ettore Livini per “la Repubblica

 

Il piano di salvataggio della Grecia messo a punto dalla Troika è segnato da «errori evidenti». Le stime erano «criticabili perché troppo ottimiste ». Le conseguenze delle misure lacrime e sangue imposte al paese «sono state sottovalutate». Di più: «Per Atene e per i contribuenti europei sarebbe stato meglio ristrutturare il debito nel 2010». Non è stato fatto fino al 2012.

 

poul thomsen capo della troika in greciapoul thomsen capo della troika in grecia

E questo ritardo «ha permesso ai creditori privati, in buona parte società finanziarie del Vecchio continente, di liberarsi dei crediti e girarli a istituzioni pubbliche». Yanis Varoufakis? Alexis Tsipras? No. A stroncare così l’operato della Troika è il primo “pentito” dell’austerità: il Fondo Monetario Internazionale. Che qualche tempo fa ha messo nero su bianco le lezioni imparate dalla crisi ellenica. E gli errori, tanti, da non ripetere più in futuro.

 

La sostanza, naturalmente, non cambia. La Grecia, lo sanno anche i greci, è vittima dei suoi errori: un decennio vissuto sopra i propri mezzi, i conti dello stato truccati (senza che Eurostat se ne accorgesse), un’amministrazione pubblica ipertrofica e inefficiente per motivi clientelari. E senza i 240 miliardi di prestiti di Ue, Bce e Fmi, Atene sarebbe fallita nel 2010. Le 50 pagine fitte di dati e di tabelle del Fondo raccontano però bene come la medicina della Troika abbia quasi finito per uccidere il malato (che oggi chiede il conto ai dottori). E come qualcuno l’avesse fatto notare sin dall’inizio.

gli ispettori della troika ad atene gli ispettori della troika ad atene

 

Pablo Andres Pereira, ad esempio, è stato facile profeta. «La nostra terapia rischia di peggiorare le cose ad Atene invece che migliorarle», ha fatto mettere a verbale il rappresentante argentino nel Fondo alla riunione del 9 maggio 2010, quella che ha dato il via libera al memorandum. «I piani di crescita sono troppo ottimistici», ha aggiunto lo svizzero Rene Weber senza sapere (si è capito dopo) che la base ideologico- matematica dell’intervento – la formula Reinhart-Rogoff – era viziata da un errore legato al mancato trascinamento di alcuni dati su un foglio Excel. «A me questo più che un salvataggio della Grecia sembra un salvataggio delle banche esposte con il paese», ha fatto notare il brasiliano Paulo Noguiera Batista.

 

Washington, con il senno di poi, ammette che in parte avevano ragione. I numeri sono pietre: il pil della Grecia ha perso il 25% dal 2010 contro il - 3% previsto dalla Troika. La disoccupazione viaggia al 25% contro il 13% vaticinato dagli oracoli di Ue, Bce e Fmi. E il debito per cui era previsto un picco al 154% del pil nel 2013, viaggia ora al 175%, malgrado la ristrutturazione del 2012.

 

Risultato: dei 240 miliardi di prestiti agevolati alla Grecia solo 20 sono finiti davvero nell’economia reale mentre il resto è servito a pagare interessi e rimborsi ai creditori (149 miliardi) o a ricapitalizzare le banche (48,2).

 

juncker merkeljuncker merkel

Il salvataggio del 2010 «è servito a tenere Atene nella moneta unica, a evitare il contagio e a congelare la situazione per consentire al resto dell’Europa di mettersi in salvo », scrive l’Fmi. Anche perché «le banche europee avevano larghe esposizioni alla Grecia e agli altri Piigs e avrebbero poi dovuto essere salvate anche loro». In molti – ammette il rapporto – avevano pensato a un piano che prevedesse un’austerità più graduale, ma era «politicamente impossibile» perché sarebbero serviti più finanziamenti «che le parti non erano in grado di garantire».

 

Due pesi e due misure, se è vero che l’Europa (dati Mediobanca) a fine 2013 aveva stanziato 3.165 miliardi come capitale e garanzie per salvare le banche dopo il ciclone Lehman. I governi di Atene, dice lo studio, hanno complicato le cose rallentando le riforme. «Ma noi avremmo dovuto distribuire i sacrifici in modo più equo», conclude l’Fmi, segnalando a futura memoria «le notevoli divergenze d’opinioni e le difficoltà a coordinare il lavoro con Ue e Bce».

 

varoufakis come bruce willisvaroufakis come bruce willis

I mea culpa del Fondo – ha tagliato corto dopo la pubblicazione del rapporto Poul Thomsen, il suo rappresentante nella Troika – non cambiano nulla: «Tornassimo indietro rifaremmo le stesse cose», ha detto. Ma in queste ore di negoziati Atene rimetterà sul tavolo delle trattative anche i danni causati dai suoi presunti salvatori: «Errori ce ne sono stati», ha ammesso prima di venire eletto presidente della Commissione Jean Claude Juncker. Per questo il governo ellenico vuole che il conto, alla fine, lo paghi un po’ anche lui.

 

 

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