HILLARY STA PER ANNUNCIARE LA CANDIDATURA ALLA CASA BIANCA? ECCO CHE RICICCIA, DOPO 15 ANNI DI SILENZIO, IL SUO INCUBO PEGGIORE: MONICA LEWINSKY - LA STAGISTA ORALE ORA È PRONTA A PARLARE DEL PIFFERO DI BILL CLINTON: “S’È APPROFITTATO DI ME. SONO STATA CAPRO ESPIATORIO”

1 - TORNA LA LEWINSKY DOPO 15 ANNI DI SILENZI
Monica Ricci Sargentini per il "Corriere della Sera"

Dopo 15 anni di silenzio Monica Lewinsky parla dello scandalo sessuale che sconvolse la sua vita e quella dei Clinton. E lo fa proprio quando Hillary potrebbe annunciare la sua candidatura alle presidenziali del 2016. «Sino adesso sono stata timida, per paura di diventare un problema per la sua campagna.

Ma posso tenere la mia vita sospesa per altri 8 o 10 anni?» confida l'ex stagista della Casa Bianca, oggi 40enne, con una laurea in psicologia sociale, in una lunga lettera a Vanity Fair dal titolo Vergogna e Sopravvivenza.

Monica accusa l'allora presidente degli Stati Uniti di essersi approfittato di lei, ventiduenne ingenua, ma ammette di essere entrata nella storia con tutti e due i piedi: «Ovviamente era il mio capo e ne ha approfittato ma sono sempre stata ferma su un punto: è stata una storia consensuale. Gli abusi sono arrivati dopo, quando sono diventata un capro espiatorio per chi voleva proteggerlo».

Dice di essersi sentita umiliata e di aver pensato più volte al suicidio: «L'amministrazione Clinton, i politici di tutti e due i partiti e i media sono stati capaci di marchiarmi a vita».

Ma perché parlare proprio ora? Dopo un così lungo silenzio? Lewinsky spiega che è tempo «di bruciare il berretto e seppellire il vestito blu», citando due elementi centrali usati dall'accusa contro Bill, e di voler «riprendere in mano» il suo futuro e «dare un senso» al suo passato». «Se questo mi costerà molto - aggiunge - lo scoprirò molto presto».

La tempistica dell'intervento, però, sa troppo di strategia elettorale. I repubblicani hanno già fatto sapere che non considerano archiviato lo scandalo degli anni 90 e che potrebbero usarlo in campagna elettorale. Rand Paul, uno dei repubblicani che potrebbe candidarsi alle primarie, ha più volte accusato Bill di un «comportamento predatorio» e la moglie di averlo in qualche modo coperto.

È chiaro che per Hillary, da sempre paladina della causa femminile e possibile prima presidente degli Stati Uniti, la ricomparsa di Monica sul suo cammino rappresenta un ostacolo che potrebbe diventare insidioso in vista della campagna elettorale.

Soprattutto se l'ex stagista userà l'arma della donna su cui si getta la croce addosso: «La signora Clinton - scrive Lewinsky a Vanity Fair - in qualche modo s'è data la colpa per la relazione tra me e Bill, pensando di essere stata emotivamente negligente. E sembrava averlo perdonato. Trovo che l'impulso di accusare la donna, non solo me, ma anche lei stessa, sia preoccupante». Monica non dimentica l'accusa rivoltale dalla sua rivale di essere una squilibrata: «Altro che "pazza narcisista" - dice - tra me e Bill c'era una vera relazione».

Bellissima e sorridente, vestita di bianco su un divano rosso, come appare nella foto di copertina della rivista, Lewinsky ci tiene a ribadire che non è mai stata interessata ai soldi. Né ora né allora. Qualcuno, in passato, aveva insinuato che fossero stati i Clinton a pagare per il suo silenzio.

«Posso assicurare che nulla è più lontano alla verità. Ho rifiutato offerte da 10 milioni di dollari per fare cose che non ritenevo giusto fare», spiega. Ora, però, ci sarà chi crederà che a ingaggiarla siano stati i repubblicani.

2 - MONICA LA VENDICATRICE
Massimo Gramellini per "la Stampa"

Tra Hillary Clinton e la prossima presidenza degli Stati Uniti si erge un fantasma che all'improvviso ha ripreso vigore: Monica Lewinski, simbolo planetario delle amanti Usa e Getta sacrificate sull'altare del perbenismo coniugale. Passata la boa dei quaranta, la ex stagista del farfallesco Bill ha minacciato apertamente Hillary: se si candida, la rovinerò. Può darsi che dietro questo comportamento così poco elegante ci siano il bisogno di soldi e la disponibilità degli avversari politici della Clinton a fornirglieli.

Ma il furore vendicativo di Monica si nutre anche di motivazioni immateriali e facilmente condivisibili da milioni di donne innamorate di un uomo altrui. Perché un'amante può accettare tutto, ma non che la moglie in carica derubrichi la relazione adulterina a pazzia narcisista della rivale, pur di negare che il marito abbia avuto un ruolo attivo nella vicenda.

Quest'idea di molte donne tradite che le ragioni del tradimento vadano ricercate in un mix tra la propria negligenza emotiva e la spregiudicatezza dell'amante rafforzerà la loro autostima, ma consente al maschio di ritagliarsi il ruolo prediletto di pupazzo inconsapevole e vittima.

Se Hillary avesse il coraggio di riconoscere che Monica non fece tutto da sola conquisterebbe il voto di milioni di elettrici, indispensabili tra l'altro per sconfiggere il repubblicano Jeb Bush, l'intelligentone della famiglia, che ha dalla sua una carta formidabile: peggio del fratello non potrà mai fare.

 

 

HILLARY CLINTONJEB BUSH E HILLARY CLINTONJEB BUSH E HILLARY CLINTONMINICA LEVINSKI article B A FFC x Bill Hillary Clinton Monica Lewinsky MONICA LEWINSKI E BILL CLINTON

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?